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Invece

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A leggere le cronache di queste ultime settimane, e il pensiero corre da Nord a Sud, dall’Ilva di Taranto al Mose di Venezia, ci si accorge quanto l’ambiente sia considerato l’affare su cui mettere le mani, o per inquinarlo o per modificarlo per speculazione. Né cosa diversa ci raccontano le inchieste di Iacona o della [...]

Scritto da il 01 luglio 2014 alle 11:00 | 0 commenti


A leggere le cronache di queste ultime settimane, e il pensiero corre da Nord a Sud, dall’Ilva di Taranto al Mose di Venezia, ci si accorge quanto l’ambiente sia considerato l’affare su cui mettere le mani, o per inquinarlo o per modificarlo per speculazione. Né cosa diversa ci raccontano le inchieste di Iacona o della Gabanelli, che spesso diventano anche inchieste della magistratura. A leggere le cronache, dunque, sembra che l’ambiente sia esclusivamente la nuova frontiera di una finanza disumana o di una criminalità che ha trovato nuovi filoni su
cui lucrare. Il nuovo Rapporto Ecomafie di Legambiente uscito in giugno ne è la puntuale rassegna.
Si dice che noi giornalisti abbiamo una sola regola, quella delle tre “esse”: Sesso, Soldi e Sangue. Per dire che queste sono le uniche tre tipologie di argomenti di cui vale la pena scrivere, gli unici tre interessi di cui i nostri lettori vorrebbero leggere. E, escluso il sesso (per il momento), le ecomafie ne centrano almeno due. Più difficile, meno in voga, raccontare quello che va bene. Gunter Pauli, il guru della blue economy, mi ha fatto notare qualche settimana fa che non esistono bicchieri vuoti. «Vedi – mi ha spiegato –, questo bicchiere è pieno
solo per metà di acqua, ma l’altra metà non è affatto vuota. È piena di aria. Ora, noi possiamo resistere anche quattro cinque giorni senza bere, ma senza aria moriamo nell’arco di pochi secondi». Quando allora ci sforziamo di raccontare le buone pratiche, le storie di successo, le novità tecnologiche della green e della blue economy non facciamo altro che riempire di aria quel mezzo bicchiere che pensavamo vuoto. Non facciamo altro che ribaltare quella visione, pur vera e che è necessario continuare a denunciare, secondo la quale l’ambiente è l’ambito in cui solo la criminalità possa far affari. Perché questo passa nelle cronache dei grandi quotidiani come della televisione. Invece: l’intento di questa rivista – e del lavoro di molti di noi che hanno scelto il giornalismo ambientale come professione – è quello di dimostrare che l’ambiente è un affare molto più etico e conveniente se fatto dalla parte giusta.
Immaginateci, quando ci leggerete, come la vostra mezz’ora d’aria. Pulita.


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    L'autore

    Marco Gisotti

    Direttore scientifico di Green factor, ha creato e dirige dal 2005 il Master in Comunicazione ambientale del Centro studi CTS con il Dipartimento di scienze della comunicazione della Sapienza di Roma e l’ENEA. È autore, con Tessa Gelisio, di “Guida ai green jobs. Come l’ambiente sta cambiando il mondo del lavoro” (Edizioni ambiente).


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