Cambiamenti climatici
Cop 21, la sfida “stellare” per salvare il pianeta
L'opinione del mondo ambientalista sul patto siglato in seguito alla Cop21 che “consentirà di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2 gradi centigradi entro il 2020”
Sono passati quasi 20 anni da quel lontano 1997, anno in cui 35 paesi del mondo presero coscienza dei cambiamenti climatici in atto e siglarono il protocollo di Kyoto. L’intesa raggiunta nella Cop21 ha segnato un grande passo avanti nella storia della lotta ai cambiamenti climatici nel mondo, coinvolgendo di fatto ben 186 stati responsabili della “febbre” del pianeta. L’accordo raggiunto vincola tutti i Paesi a riconvertire in senso verde le loro economie. Ognuno dovrà trovare la propria applicazione concreta. Ad annunciarlo è stato Laurent Fabius, ministro degli Esteri francese e padrone di casa in qualità di presidente della Cop21, insieme a lui sul palco anche il presidente Francois Hollande e il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon: «E’ un accordo ambizioso ed equilibrato, che riflette le posizioni delle parti, ma soprattutto vincolante». Secondo il capo della diplomazia d’Oltralpe, il patto siglato «consentirà di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi entro il 2020, forse fino agli 1,5 gradi.»
Commentando la firma degli accordi di Parigi alla conclusione della COP21, Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International, ha dichiarato: «A volte sembra che i Paesi dell’ONU non siano in grado di parlare a una sola voce, ma oggi quasi 200 nazioni si sono sedute intorno allo stesso tavolo per sottoscrivere un accordo globale sul clima. L’accordo fissa l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 1.5°C, ma gli impegni nazionali di riduzione delle emissioni attualmente in discussione ci porterebbero vicino a un aumento di 3°C. È il momento di accelerare la transizione energetica verso le rinnovabili, l’unica soluzione al problema delle emissioni. Inoltre, se davvero vogliamo raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero entro la seconda metà del secolo, dobbiamo azzerare quelle delle fonti fossili entro il 2050. Assistiamo a una corsa tra lo sviluppo delle rinnovabili e l’aumento della temperatura, e l’accordo firmato a Parigi potrebbe dare alle fonti rinnovabili la spinta decisiva.»
«La conferenza sul clima di Parigi non ha solo prodotto un accordo – ha detto Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia – ma ha lanciato un segnale che sprona la comunità globale verso una collaborazione su larga scala per affrontare il problema climatico. Parigi ha raccolto e rilanciato i segnali che arrivano da tutto il mondo: oltre 1000 città si sono impegnate a utilizzare il 100% di energia rinnovabile, in Africa è nato un progetto ambizioso per sviluppare le risorse di energia rinnovabile entro il 2020, l’India ha lanciato l’International Solar Alliance, che comprende più di 100 paesi e mira ad affrontare allo stesso tempo l’accesso all’energia e il cambiamento climatico. Occorre sviluppare proprio questo tipo di iniziative, ognuno nel proprio Paese e in collaborazione tra i Paesi, per far decollare l’accordo di Parigi».
«Si va in modo irreversibile verso un futuro libero da fossili» – ha dichiarato l’ex presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza sull’accordo, proprio ieri Cogliati Dezza ha lasciato la presidenza del Cigno verde nelle mani di Rossella Muroni - gli impegni già annunciati alla vigilia della COP se rigorosamente attuati sono sufficienti a ridurre soltanto di un grado circa il trend attuale di crescita delle emissioni di gas-serra, con una traiettoria di aumento della temperatura globale che si attesta verso i 2.7- 3°C. Non consentono, quindi, di contenere il riscaldamento del pianeta ben al di sotto della soglia critica dei 2°C, e ancor meno rispetto al limite di 1.5°C. È cruciale, pertanto, una revisione di questi impegni non oltre il 2020 e purtroppo l’accordo lo prevede solo su base volontaria, rimandando al 2023 la prima verifica globale degli impegni.»
Ermete Realacci presidente della Commissione Ambiente della Camera è convinto che «solo la green economy riuscirà a salvare il pianeta. Affrontare i mutamento climatici è anche una grande opportunità di sviluppo, ed è una sfida che l’Italia può vincere. Siamo i primi in Europa nel riciclo industriale, recuperiamo 25 milioni di tonnellate di materia ogni anno sui 163 totali europei, la Germania che ha un’economia più grande ne recupera 23. Questo ci consente di evitare 55 milioni di tonnellate di emissioni di Co2. Oggi la quota di energia rinnovabile nella produzione elettrica ha superato il 43%, siamo inoltre i primi al mondo per contributo nel fotovoltaico con il 7.9%, è un punto di partenza, non di arrivo tramite il quale l’Italia potrà fare egregiamente la sua parte nella sfida mondiale per salvare il Pianeta.»
E a proposito di “sfide” stellari, il collettivo americano Avaaz ha voluto sfruttare il clamore intorno all’imminente uscita dei nuovi episodi della saga di Star Wars, raffigurando i leader protagonisti della Cop21 in tenuta da cavalieri jedi di Star wars, in una pagina dell’ International New York Times, con l’appello ‘Agite. Non c’è da provare’, e lo slogan perentorio: “Accordo climatico. 100% pulito, dovete decidere”. Nell’immagine, lanciata anche su twitter, c’è al centro in primo piano il leader cinese Xi Jinping, con alla sua destra la cancelliera tedesca Angela Merkel e alla sinistra la presidente brasiliana Dilma Rousseff. Più indietro, ci sono Obama e il primo ministro indiano Modi.
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L'autore
Eleonora L. Moscara
Eleonora L. Moscara, freelance leccese. Inizia a lavorare come giornalista nel 2008 nella redazione tg di un'emittente televisiva locale. Fino ad oggi ha collaborato con diverse testate: dalla carta stampata al web e uffici stampa di vario genere. Si occupa prevalentemente di ambiente e cultura. Scrive sul Nuovo Quotidiano di Puglia e sulla rivista Salento Review. Per Tekneco coordina la redazione web e si occupa della gestione del social media management.
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