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Cop 21

Cop 21: il clima sta aspettando

La firma a Parigi dell'accordo di Parigi lascia una serie di punti irrisolti circa il clima e non è coerente

Scritto da il 17 dicembre 2015 alle 9:00 | 0 commenti

Cop 21: il clima sta aspettando

Abbiamo l’accordo. Alla fine dopo un rinvio di 24 ore è arrivato l’accordo sul clima, che molti definiscono “storico”. Di sicuro due qualità le ha l’accordo sottoscritto alla Cop 21 di Parigi organizzato dalla United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC). La prima è che tutti i paesi del Mondo hanno firmato un patto sui cambiamenti cliamatici, cosa che dovrebbe finalmente porre fine al “negazionismo” sul clima che anche se ampiamente minoritario rispetto al mondo scientifico, era spesso amplificato dai media, mentre il secondo è che si fissa un limite all’aumento della temperatura che dovrebbe esserci al 2100. Nello specifico il testo parla di rimanere ben al di sotto dei2°Ccon l’intenzione d’avvicinarsi ai 1,5°C. E questo è tutto. Già perché se da un lato l’accordo ha fissato tutto ciò dall’altro lato non ci sono altri numeri a supporto di questa azione, ragione per cui rimane tutto da definire.

Dal testo finale, infatti, sono sparite le percentuali di riduzione dell’anidride carbonica, mentre gli obiettivi volontari presentati dalle nazioni all’inizio della Cop farebbero puntare la febbre del Pianeta al2100 auna forchetta compresa tra i 2,7 e i3°C, ben al di sopra della soglia di sicurezza del2°C, rendendo assolutamente impossibile il tetto minimo di 1,5°C, fortemente voluto dalle nazioni più piccole e insulari che già oggi subiscono gli effetti dei cambiamenti climatici.

Per ora, quindi, il compromesso diplomatico che è stato necessario per una ampia condivisione del testo non risolve i problemi cruciali del riscaldamento globale, come avrebbero voluto gli ambientalisti che pur apprezzando l’accordo puntano il dito contro gli aspetti critici.

Per capire meglio cosa è successo a Parigi, però, bisogna soffermarsi sulla dinamica delle Cop (Conferenze delle parti) che sono lo strumento con il quale la politica internazionale tenta di affrontare i cambiamenti climatici. Fino al 2009, data della Cop 15 di Copenaghen che si concluse con un nulla di fatto rispetto alle aspettative, l’approccio era quello di cercare d’imporre le riduzioni necessarie al contenimento del riscaldamento climatico, derivate dagli studi scientifici, agli stati, metodo che si è utilizzato per anni, dal 1997 – data della creazione del Protocollo di Kyoto – senza venirne a capo. Da Copenaghen in poi si è pensato a come risolvere il problema e dalla Cop19 l’approccio è stato quello opposto. Agli Stati si è chiesto di indicare gli obiettivi di riduzione dei climalteranti a loro possibili, gli INDCs (Intended Nationally Determined Contributions), portandoli al centro del dibattito e delle negoziazioni, per la prima volta nella Cop 21.

Questo tipo d’approccio, se da un lato ha consentito la firma dell’accordo, dall’altro ha portato al ribasso le ambizioni del testo, poiché spesso la resistenza da parte degli stati ha avuto motivazioni politiche ed economiche, le quali hanno avuto la priorità rispetto a quelle climatiche. Ecco spiegata la discrepanza tra l’obiettivo fissato nel testo, che è ritenuto eccessivo da una buona parte della comunità scientifica e quello che deriva dagli obiettivi di riduzione presentati dai singoli stati che possono essere rivisti ogni cinque anni solo al rialzo, ma sono vincolanti solo sulla carta, poiché neon esiste, a oggi, nessun meccanismo di sanzione per gli stati che non li rispettano questi obiettivi. Anche se se li sono dati da soli.


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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