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WWF: sul clima, l’Italia deve fare molto di più

Secondo il WWF, Kyoto è lontana e la UE- soprattutto l'Italia- dovrà fare molto di più per raggiungere un'economia "low carbon" entro il 2050. La scelta di orientarsi sul nucleare potrebbe rallentare il percorso

Scritto da il 24 novembre 2010 alle 16:31 | 0 commenti

WWF: sul clima, l’Italia deve fare molto di più

“L’Italia è l’unico Paese UE che non raggiungerà gli obiettivi di Kyoto nonostante la crisi, e che non ha una strategia”. Così ha osservato Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia di WWF Italia, a commento dei risultati del monitoraggio attuato nell’Unione Europea con il Climate policy tracker che, misurando impatto ed efficacia delle politiche adottate dai Paesi, ha evidenziato un trend con larghi margini di miglioramento: gli Stati membri dovranno impegnarsi molto di più, altrimenti gli obiettivi definiti dal protocollo di Kyoto resteranno pura teoria.

Dal quadro delineato dallo strumento utilizzato da WWF in collaborazione con Ecofys, emerge infatti che le strategie climatiche finora adottate non possono portare, entro il 2050, a mantenere sotto i 2°C l’aumento della temperatura media del pianeta. Lo sforzo dei Paesi industrializzati dovrà aumentare, per giungere ad una riduzione compresa tra l’80 e il 95%  delle emissioni di gas serra. Certo, non tutti gli Stati si confrontano con questo problema in egual misura e, per dare maggiore evidenza dei differenti approcci adottati, è stata adottata una classificazione su differenti livelli, da “A” (massimo) a “E” (minimo).

Danimarca, Germania, Irlanda e Svezia: sono solamente questi i Paesi che hanno conseguito il giudizio più favorevole. O forse si dovrebbe dire “il meno sfavorevole”, visto che nella classifica si posizionano al livello “D”: non si può infatti parlare di Stati virtuosi, poiché – si legge nel rapporto che illustra le rilevazioni del Climate Policy Tracker -”attualmente raggiungono solo la metà degli obiettivi necessari” e pertanto “dovranno raddoppiare i loro sforzi per orientarsi verso un’economia low carbon“. Alle loro spalle, un gruppo corposo formato da Italia, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Spagna, Francia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Regno Unito: sono gli Stati che si sono visti attribuire una “E” perché raggiungono solo un terzo degli obiettivi prefissati. In fondo alla classifica, Bulgaria, Cipro, Finlandia, Grecia, Lussemburgo, Malta, Polonia e Romania, che hanno incassato il rating inferiore (“F”).

L’aspetto incoraggiante è il circolo virtuoso che si può innescare sull’esempio del Paesi che si comportano meglio: “Se gli Stati Membri seguiranno l’esempio del Paese che registra i risultati migliori in relazione a ciascuna area delle politiche e in ciascun settore, potranno raggiungere i due terzi degli obiettivi necessari, il doppio della media attuale. Ciò significa che gli strumenti sono disponibili, ma le politiche non vengono attuate in modo diffuso” si legge nel rapporto.

Niklas Hohne, direttore delle politiche su energia e clima dell’ istituto Ecofys, ha illustrato sommariamente la situazione: “‘Il sostegno alle energie rinnovabili è quello piu’ diffuso in Europa e mostra progressi, mentre efficienza energetica, trasporti e industria rimangono indietro”. Rispetto a questo percorso, però, l’Italia rischia di essere in controtendenza, perché orientare gli investimenti nel nucleare – come è stato scelto a livello governativo – “significa togliere risorse alle rinnovabili e alla green economy in generale”, secondo Mariagrazia Midulla.

WWF riconosce la validità del sistema di feed-in-tariff a lungo termine adottato dall’Italia, ossia il Conto Energia, e degli incentivi fiscali introdotti con le detrazioni del 55% per gli interventi mirati all’efficienza energetica. Benché le iniziative introdotte nel Belpaese a favore dell’impiego di energia proveniente da fonti rinnovabili siano di per se’ efficaci, non sembrano pensate per integrarsi e ciò rallenta il processo che concorre a formare una valida strategia che conduce ad una “zero carbon economy”.

La valutazione ha anticipato la Commissione Europea che oggi ha formalmente richiesto all’Italia, e anche alla Spagna, l’applicazione integrale della Direttiva 2002/91/CE che riguarda il rendimento energetico degli edifici, in cui è stabilito l’obbligo – per gli Stati membri UE di introdurre un sistema di ispezioni degli impianti di riscaldamento e condizionamento.


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L'autore

Dario Bonacina

Tecnico informatico, è collaboratore di alcune aziende industriali e si interessa di Internet e di tecnologia, con riguardo al loro impatto a livello economico e sociale, nonché di comunicazione e telecomunicazioni. E' autore di servizi e articoli per varie testate, emittenti radiofoniche e siti di informazione tecnologica.


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