Rinnovabili: il caos normativo paralizza il mercato
La dichiarazione di incostituzionalità sulla normativa pugliese si somma ai progetti di revisione degli incentivi
Photo: Povl Eskild Petersen@fotolia
Una recente sentenza della Corte costituzionale ha gettato scompiglio nel mercato pugliese delle energie rinnovabili. Il rischio concreto è che gli investitori si diano alla fuga dalla Puglia. L’incertezza normativa è infatti un fardello pesante per chi fa investimenti ingenti e vuole conoscere con esattezza in quale contesto si troverà a operare. Questa nuova incertezza, peraltro, va a sommarsi a quella relativa ai progetti di revisione degli incentivi per il rinnovabile italiano.
Conflitto di competenze
Caterina Calia, avvocato barese del network LexJus Sinacta e docente alla LL.M. University of Munich, lancia l’allarme: “Oggi investire in Puglia, ma non solo, significa andare incontro a uno scenario in continua evoluzione. È una situazione difficile da accettare per i tanti operatori internazionali interessati a investire qui”. Tutto nasce dalla sentenza n. 119 del 22 marzo scorso, con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità della legge 31 della Regione Puglia, che legiferava in materia di impianti derivanti da fonti rinnovabili. Per superare le croniche lentezze della burocrazia, la normativa permetteva con una semplice Dia – rilasciata dal comune di competenza – di realizzare gli impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili di potenza inferiore ad 1 MW. Il tutto in deroga alle direttive nazionali che invece prevedono, per gli impianti di taglia superiore ai 20 kW, la lunga trafila della autorizzazione unica. Un provvedimento contro il quale si è opposto il Governo nazionale, lamentando la prevaricazione da parte della giunta pugliese sulla legislazione statale. La pronuncia della Consulta non ha chiuso la partita, visto che sono partiti ricorsi e controricorsi e molti sindaci del Tavoliere hanno bloccato le nuove autorizzazioni in attesa di sviluppi.
“La situazione pugliese potrebbe presto replicarsi in altre regioni”, aggiunge Calia, “visto che è in atto un braccio di ferro con il Governo nazionale, con il rischio di frenare sensibilmente la crescita delle rinnovabili nella Penisola”. All’origine di queste tensioni c’è la riforma del Titolo V della Costituzione, che ha fissato la competenza concorrente (Stato-Regioni) sul tema energetico: da quel momento, ogni Regione si è mossa per conto proprio, spesso controcorrente rispetto agli indirizzi nazionali.
Investitori internazionali, cresce la diffidenza
Pedro Pereira, country manager di Martifer Solar (multinazionale che ha realizzato un impianto fotovoltaico da 1 MWp ad Alessano, in provincia di Lecce), si fa portavoce delle rimostranze degli operatori internazionali: “In queste condizioni è complicato fare una programmazione degli investimenti, senza conoscere cosa ci attende. Notiamo tra i diversi attori della filiera una grande preoccupazione per il futuro”. Dello stesso avviso è Michele Vona, a capo del gruppo Vona Costruzioni, attivo sul fronte dell’edilizia sostenibile: “Numerosi investitori e sviluppatori internazionali hanno congelato le iniziative alle quali stavano lavorando da tempo”, sostiene. “Peraltro, questa situazione si innesta con un quadro già di per sé incerto per l’attesa revisione del Conto Energia. Se non si farà chiarezza a breve, l’Italia perderà quote rilevanti di investimenti nel settore”.
L’incognita del Conto Energia
La normativa italiana di incentivazione alle rinnovabili è tra le più generose del mondo: questo ha consentito alla Penisola di crescere rapidamente negli ultimi anni, fino a salire sul podio del Vecchio Continente per diffusione del fotovoltaico, alle spalle di Germania e Spagna. Sulla scia di quanto fatto da questi paesi, tuttavia, anche l’Italia si appresta a tagliare gli incentivi per evitare di “dopare” il mercato e spingere l’offerta delle rinnovabili a emanciparsi progressivamente dai sussidi. La data fissata per il via libera al nuovo Conto Energia è il 1° gennaio 2011, ma non sono state ancora decise l’entità dei tagli e la disciplina transitoria per le opere già avviate: “Non sappiamo se, in caso di autorizzazione entro il 31 dicembre 2010, sussisteranno gli incentivi attuali o se, al contrario, partiranno subito i tagli”, lamenta Vona. Sulla stessa lunghezza d’onda si muove il pensiero di
Roberto Longo, presidente dell’Aper (Associazione Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili): “Ci faremo portatori delle istanze dei produttori che, avendo in buona fede confidato nella legittimità della legge, hanno intrapreso ingenti investimenti nel settore e che ora si trovano disorientati”, spiega. “Senza una soluzione di buon senso, ci saranno ricadute negative per i territori”. Dello stesso avviso è l’Anie, federazione confindustriale dell’industria elettrica ed elettronica: “In Puglia le banche hanno già da qualche settimana sospeso le pratiche di finanziamento per quei progetti per i quali era prevista solamente la Dia. Senza un chiarimento, sono a rischio i posti di lavoro creati negli ultimi anni in questo settore”.
Nel Tavoliere via all’albo dei certificatori
Passi in avanti della Puglia sul fronte della certificazione per la sostenibilità ambientale degli edifici residenziali. Dal 12 aprile scorso è possibile presentare la domanda di iscrizione all’albo regionale dei certificatori attraverso il sito Sistema Puglia (www.sistema.puglia.it). Lo prevede il “Regolamento per la certificazione energetica degli edifici varato dalla Regione” a febbraio (n.10/2010). Il provvedimento normativo istituisce nella Regione del Tavoliere l’Attestato di certificazione energetica, documento obbligatorio per chi costruisce o ristruttura un immobile. Le figure professionali che possono richiedere l’inserimento nell’albo sono: ingegneri, architetti, agronomi, chimici, geometri, periti industriali, periti agrari, iscritti ai relativi ordini e collegi professionali e tecnici di amministrazioni pubbliche e di società private che svolgono la funzione di energy manager.
È richiesta un’esperienza almeno triennale attestata da una dichiarazione del rispettivo Ordine o Collegio professionale o degli enti di appartenenza in almeno due di queste attività: progettazione dell’isolamento termico degli edifici; progettazione di impianti di climatizzazione invernale ed estiva; gestione energetica di edifici e impianti; certificazione e diagnosi energetica. Chi non può dimostrare questa esperienza, deve seguire un corso di formazione di 80 ore e superare l’esame finale. La possibilità di essere inseriti nell’elenco dei certificatori è aperta anche ai professionisti di altre regioni che abbiano svolto un corso simile a quello descritto o abbiano maturato l’esperienza triennale prevista. I Certificatori di Sostenibilità Ambientale ottengono automaticamente anche la qualifica di Certificatori energetici.
Per il completamento della procedura è richiesto l’invio della documentazione (il pdf generato dal sistema e gli allegati) da una casella di posta elettronica certificata (Pec) alla casella d elenco.certificazione.energetica@pec.rupar.puglia.it del Servizio Energia, Reti e Infrastrutture Materiali per lo Sviluppo dell’Area Sviluppo Economico.
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L'autore
Luigi Dell'Olio
Luigi dell'Olio, giornalista pugliese free-lance, vive a Milano, dove si occupa di temi legati all'economia, alla tecnologia e alle energie rinnovabili.
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Alberto Chiapperini
scrive il 20 luglio 2010 alle ore 17:36
Purtroppo questo non è tutto. La legge del 4 giugno 2010, n. 96 la trovo sinceramente irritante. L'art. 17 c. 1 lettera d) regala una speranza sulla reale semplificazione autorizzativa per impianti fino ad 1MW. Peccato che al c. 1 dello stesso articolo si dica chiaramente che tutto ciò sarà oggetto di un DLgs di recepimento della DE 2009/28/CE. E quando sarà promulgato questo DLgs? Semplice, come dice l'art. 1, poichè tale direttiva rientra nell'all. B della legge, la scadenza è il limite imposto dalla direttiva stessa che, al suo art. 27, stabilisce il 05/12/2010. Ora chiedo provocatorimente ai colleghi: "Per realizzare un impianto da 100 kW su un tetto mi conviene aspettare il decreto o andare in autorizzazione unica? Perchè sapendo di non sbagliare, gli enti locali non hanno il coraggio in questi casi di accettare la DIA come come procedimento di autorizzazione? Perchè il legislatore, piuttosto che prendersi il disturbo di farmi conoscere il futuro non si è prodigato a promulgare il DLgs senza farmi perdere gli incentivi 2010 e farmi arrabbiare non poco?" Mi rendo disponibile personalmente, non come società, a qualsiasi iniziativa che vada contro le centrali nucleari. Contattatemi pure al mio indirizzo e-mail