Minieolico, i problemi non vengono spazzati via dal vento
Il settore deve fare i conti con una serie di problemi, che ne ostacolano lo sviluppo
Photo: flickr.com - yurisantin
Inadeguatezza delle rete elettrica Enel, incongruenza tra normative regionali e linee guida nazionali e scarsa cultura sul mini eolico, queste le difficoltà che emergono dalla maggior parte dei commenti di alcune aziende del settore. Tekneco ha messo a confronto le loro esperienze.
Le sfide attuali
La strada per l’energia minieolica italiana non è in discesa anche se la tecnologia è molto promettente. Il mercato del mini eolico può definirsi di nuova generazione. E’ costituito per lo più da piccole aziende, sia nostrane ma anche straniere, che operano nella produzione dei componenti, nella realizzazione e nell’installazione di impianti mini eolici fino a una potenza di 60 kW. Secondo un recente monitoraggio del Campo eolico sperimentale di Trento, nel nostro Paese ci sono impianti installati per circa due megawatt, mentre la crescita anno su anno è di circa il 20 per cento. A livello mondiale, invece, basandosi su una ricerca che ha preso in esame turbine di capacità inferiore ai 100 kW, l’agenzia di business information Global Data, prevede che il settore toccherà i 3,7 Gw entro il 2020.
La rete elettrica ci mette lo zampino
«C’è carenza di reti elettriche nazionali intelligenti ossia capaci non solo di fornire energia ma anche di riceverne l’immissione da parte dei piccoli impianti come quelli del mini eolico da 60 kw. A volte i costi di connessione sono così alti da impedire l’effettiva connessione degli impianti». Sottolinea Vito Tripaldi, amministratore unico della New Tech Service, azienda che si occupa di consulenza nel settore dell’energia da fonti rinnovabili. Sulla stessa scia si pone Salvatore La Grassa, amministratore della T.r. Energia «L’adeguamento delle rete Enel è un problema. Sovente quando si deve realizzare una connessione elettrica perché si sta installando un impianto mini eolico in un azienda agricola che non ha l’allaccio alla rete elettrica tradizionale, i tempi diventano talmente lunghi da sfinire lo stesso imprenditore. Se la rete Enel è distante un centinaio di metri si è aspettato fino a 7 mesi». Anche l’ingegner Antonio Palombella della Jonica impianti, sottolinea come «La rete elettrica Enel spesso va in saturazione e non riesce a dare disponibilità per l’allaccio. In alcune zone del paese non sempre il gestore accetta di allacciare anche pochi kw, sia per difficoltà tecniche di rete, sia per gli scarsi investimenti che si fanno per rinnovare la rete». Fabio Capezzuto, direttore tecnico di Geatecno, non riscontra, invece, tali difficoltà «L’allaccio alla rete Enel può esser satura per le grandi installazioni ma per la nostra macchina, che ha una potenza di 5 kw, non ci sono difficoltà».
Normativa frammentaria
A livello nazionale ci sono linee guida ma spesso le regioni hanno emesso normative diversificate che non tengono conto della realtà tecnologica o della stessa normativa nazionale. «In alcune regioni abbiamo tipologie, molto differenti rispetto a quelle confinanti –commenta La Grassa- . Ad esempio in Sicilia si ha il limite di 15 metri di altezza dal suolo. Con questo vincolo possiamo installare un impianto per alimentare un’abitazione privata, ma per un’azienda agricola sarebbe insufficiente. Basterebbero 20 metri». Vito Tripaldi cita il caso della Puglia che «ha fissato il limite dell’altezza della macchina a 30 metri ma spesso i produttori italiani hanno bisogno di 36 metri. La normativa di riferimento non è chiara perché ogni regione ha delle sue regole che non tengono conto di quello che c’è sul mercato». Per Fabio Capezzuto, invece, «Attenendosi alle linee guida, trattandosi di piccole macchine non si hanno difficoltà. Il nostro rotore è di 3,74 m e può essere installato su pali di varie altezze (normalmente di circa 11m) quindi si arriva a 15 metri totali». Per l’ingegner Palombella «Le linee guida nazionali sono abbastanza chiare anche se poi si scontrano con gli specifici orientamenti regionali. Tra le regioni che presentano più vincoli ci sono Sicilia, Umbria e Sardegna. Quella che è andata più avanti è statala Puglia ma con qualche errore».
Le macchine del mini eolico
Secondo Tripaldi l’investitore appare un po’ bloccato da fatto che «I produttori di mini eolico sono solo all’inizio, dunque ce ne sono pochi con una storia importante tale da poter documentare il comportamento delle macchine nell’arco di 20 anni. Quelli con storia sono tutti esteri, principalmente canadesi oppure nord europei, invece quelli italiani hanno macchine istallate di recente e non si può garantire l’affidabilità delle macchine». Tuttavia spiega Capezzuto della Geatecno «I nostri impianti sono sostenibili soprattutto da un punto di vista economico perché hanno caratteristiche tecniche innovative rispetto alle altre turbine. La nostra azienda installa turbine ad asse verticale, in grado di avviarsi anche con venti molto bassi. A questo bisogna aggiungere il meccanismo di incentivazioni che dura 15 anni e riconosce 30 centesimi di euro per ogni kw ora. Se consideriamo il costo della macchina e gli incentivi, il ritorno dell’investimento è molto veloce, nella peggiore delle ipotesi sono sei anni. »
I vantaggi della soluzione
Sul basso impatto visivo concordano tutti. Sono macchine che possono essere mitigate dall’altezza di alberi o casolari. Per installare un impianto mini eolico è necessario presentare la Scia (segnalazione certifica d’inizio attività) al comune di competenza. I costi sono accattivanti si parte dai 23 mila euro in su, in base alle turbine installate. L’inquinamento acustico appare ridotto, ad esempio nel caso della Geatecno, ponendosi a5 metri di distanza dal loro l’impianto, si percepisce rumore pari a 66 db equivalente al suono di una conversazione tra due persone. Di conseguenza ci sono meno problematiche per l’avifauna sia perché le pale prendono meno spazio sia perché generano meno frastuono acustico rispetto all’eolico tradizionale.
Commenti
Ci sono 3 commenti.
Rispondi
Condividi
Tag
L'autore
Anna Simone
Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.
Ultimi articoli
Più letti della settimana
- Come scegliere una stufa a pellet : Consumi, costi e dati tecnici sono i parametri riportati sull’etichetta dell’apparecchio e le caratteristiche della stan...
- NovaSomor vince la prima edizione del Klimahouse Startup Award : La startup di Rimini ha ideato un motore solare termodinamico a bassa temperatura applicato al sollevamento delle acque...
- Tutti gli studi : ...
- Amianto, quando la minaccia si nasconde in casa : Chi chiamare se sospettiamo di avere manufatti o coperture in cemento-amianto a casa nostra...
- Come si vive in una casa in legno nel Salento? Il racconto di Nadia : Abbiamo chiesto ad una giovane mamma salentina come si vive in una casa in legno a Nardò (Le). La costruzione è stata af...
bruno francalacci
scrive il 15 febbraio 2013 alle ore 11:02
Chiedo perchè non si parla del rumore prodotto dalle pale eoliche. Io ne ho una 300 metri dal mio agriturismo, da 25KW , vi assicuro che specialmente di notte il rumore è insopportabile e anche le misurazioni fatte sono fuori parametri, ma non riesco a risolvere il progblema. Devo dire che mi dispiace perchè anche io vorrei montare una pala eolica di circa 20 KW ma a queste condizioni. Ringrazio per l'accoglienza