Fotovoltaico, la sfida sui margini si fa più dura
La riduzione degli incentivi rende più complicato competere sul fattore prezzo con i concorrenti cinesi. In Italia si aggiunge l'incognita Robin tax
Lo scenario per i produttori occidentali di pannelli fotovoltaici si fa sempre più duro. La tendenza dei Governi a ridurre gli incentivi, sulla scia dei piani di austerity dovuti all’esplosione del debito pubblico, ha registrato un’accelerazione negli ultimi mesi. Chi confidava in un’analoga riduzione dei costi della materia prima è rimasto deluso perchè, dopo i sensibili cali degli anni passati, ora il fenomeno è in via di rallentamento.
I media internazionali stanno dedicando ampio spazio a questo tema, a cominciare da quelli statunitensi, che hanno parlato di “sogno interrotto” di un’America più verde. In particolare fanno clamore le difficoltà finanziare di un’azienda di punta del settore - Evergreen Solar – che si trova a pagare il crollo della domanda da parte dei consumatori e la forte concorrenza asiatica, che può produrre contando su un costo del lavoro quindici volte inferiore rispetto agli States.
Ma non è solo questo a rendere impari la concorrenza. La Cina da tempo sovvenziona direttamente la produzione di pannelli e questo ha assicurato la crescita e il proliferare di un’industria propria. La maggior parte dei paesi occidentali, invece, distribuisce gli incentivi in base all’installato, con il risultato che i produttori cinesi si trovano a beneficiare di un doppio incentivo: in patria per quanto prodotto (cosa che li rende più competitivi rispetto ai concorrenti occidentali) e all’estero sull’installato. Quest’ultimo tema è stato affrontato, ma solo in parte, dalla revisione del Conto Energia in Italia, che premia le produzioni “made in Europe” almeno al 60%, ma voci di mercato raccontano della facilità di aggirare questa disposizione.
Intanto, le aziende che operano nella Penisola si trovano a fare i conti con la novità della Robin tax introdotta sulle aziende energetiche. Secondo uno studio di Althesys, in ogni caso, le realtà delle rinnovabili pagheranno un prezzo più contenuto rispetto a quelle che si occupano di energy in generale. Infatti l’imposta grava sui fatturati e la maggior parte delle aziende di energia pulita è giovane, per cui genera flussi di cassa contenuti. Insomma, una magra consolazione.
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L'autore
Luigi Dell'Olio
Luigi dell'Olio, giornalista pugliese free-lance, vive a Milano, dove si occupa di temi legati all'economia, alla tecnologia e alle energie rinnovabili.
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