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Spalma incentivi, il mondo delle rinnovabili si appella a Napolitano

La richiesta è di non firmare il Decreto del Governo, per via dei profili di incostituzionalità contenuti nel provvedimento

Scritto da il 20 giugno 2014 alle 9:30 | 1 commento

Spalma incentivi, il mondo delle rinnovabili si appella a Napolitano

All’indomani della presentazione del contestato decreto sullo Spalma incentivi per il fotovoltaico, le associazioni di categoria delle rinnovabili fanno sentire con forza la loro voce. AssoRinnovabili, che nei giorni scorsi aveva acquisito un parere di grave incostituzionalità sul provvedimento spalma incentivi da Valerio Onida, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, ha deciso di appellarsi direttamente al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.  La tesi è che lo spalma incentivi si configurerebbe, infatti, come un intervento su rapporti di durata già cristallizzati in contratti di diritto privato (le convenzioni con il GSE), o comunque su decisioni già assunte dai produttori, che hanno effettuato investimenti e contratto oneri in base a previsioni economiche di cui l’aspettativa dell’incentivo è parte determinante. Ciò risulterebbe in contrasto con i limiti costituzionali alla retroattività delle leggi, con il principio – connaturato allo Stato di diritto e riconducibile agli artt. 3 e 41 della Costituzione - di tutela dell’affidamento legittimamente sorto nei soggetti che hanno avviato un’iniziativa energetica, nonché con l’esigenza di certezza dell’ordinamento giuridico.

Nel trasmettere le sue osservazioni, l’associazione ha poi  sottolineato come tali norme potrebbero portare al fallimento della maggior parte delle iniziative imprenditoriali avviate nel corso degli ultimi anni, con un impatto in termini di minori entrate per l’erario quantificabile tra 500 e 700 milioni di euro e il rischio concreto di perdere oltre 10.000 posti di lavoro. “È con grande fiducia – commenta Agostino Re Rebaudengo, presidente di assoRinnovabili – che ci rivolgiamo al Presidente della Repubblica perché valuti la possibilità di chiedere al Governo un riesame del provvedimento in oggetto, così da scongiurare la condanna di un settore che non solo sta producendo ricchezza in termini di PIL e occupazione, ma garantisce anche all’Italia un futuro più pulito, sostenibile e, non ultimo, energeticamente indipendente”.

Molto nette anche le dichiarazioni rilasciate dal Coordinamento Free, Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica, associazione che raggruppa più di 30 realtà associative del settore. “Il Governo ha totalmente ignorato le numerose proposte alternative, presentate dall’associazione negli ultimi due mesi, che porterebbero al condivisibile obiettivo di abbassare le bollette delle PMI senza affossare il settore. Chiediamo a Renzi, Guidi e Padoan di ripensarci e di non spegnere la green economy che è uno dei pilastri fondamentali per lo sviluppo economico e ambientalmente sostenibile del nostro Paese”.

Nei giorni scorsi si era espressa nettamente contro il provvedimento anche Anie Rinnovabili, emanazione di Confindustria. Sinora è invece rimasta in silenzio Legambiente, la principale associazione ambientalista nazionale. Anche il suo ex presidente Ermete Realacci, oggi presidente della Commissione Ambiente (PD), che si era speso nelle scorse settimane per evitare la retroattività del provvedimento, non ha per il momento rilasciato dichiarazione. Una sponda politica arriva invece dal M5S, che parla di misure concepite per affossare le rinnovabili.


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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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