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Politiche comunitarie

Rinnovabili: poche lodi per il pacchetto clima-energia

Gli obiettivi al 2030 varati dalla Commissione europea non piacciono, per motivi opposti, ad ambientalisti e Confindustria

Scritto da il 27 gennaio 2014 alle 8:30 | 2 Commenti

Rinnovabili: poche lodi per il pacchetto clima-energia

Il varo del nuovo pacchetto clima-energia da parte della Commissione europea ha provocato una serie di reazioni e non poteva essere altrimenti, data l’importanza della posta in palio. Sostanzialmente deluso appare il campo ambientalista, preoccupato soprattutto per i limiti al ribasso introdotti per CO2 e rinnovabili, mentre il mondo industriale teme al contrario che i target introdotti siano troppo gravosi per la competitività dell’economia europea.

Nel fronte ecologista c’è da segnalare la posizione molto dura del presidente di Legambiente , Vittorio Cogliati Dezza: «Il libro bianco Clima-Energia 2030 adottato dalla Commissione europea rappresenta una preoccupante e pericolosa retromarcia rispetto agli impegni assunti finora dall’Europa per contenere il riscaldamento globale sotto i 2°C. Gli obiettivi comunitari al 2030 proposti – 40% di riduzione delle emissioni di CO2 e l’aumento non vincolante per gli Stati membri al 27% di rinnovabili – purtroppo non consentono all’Europa di mettere in campo una forte e coerente azione climatica in grado di invertire la rotta. Per contenere il surriscaldamento sotto i 2°C ed evitare la catastrofe climatica, l’Unione europea deve impegnarsi a ridurre almeno del 55% le emissioni interne entro il 2030 e contemporaneamente impegnarsi a raggiungere il 45% di energia rinnovabile e tagliare il consumo di energia del 40% per portare avanti una reale transizione verso un sistema energetico a zero emissioni di carbonio».

Più articolata la posizione di assoRinnovabili, che esprime un giudizio favorevole per quanto riguarda l’importante obiettivo del 40% di riduzione delle emissioni e per la scelta di imporre un target vincolante sulle rinnovabili anche per il 2030. L’associazione ritiene però inadeguato l’obiettivo del 27% per le rinnovabili – che si traduce nel 45% per le rinnovabili elettriche – e considera un grave errore la mancata declinazione di singoli obiettivi nazionali. assoRinnovabili auspica, quindi, che nella complessa fase di negoziazione con Consiglio e Parlamento europei che si apre ora si possa raggiungere un accordo più ambizioso, che preveda almeno il 35% di consumi da fonti rinnovabili al 2030, il 55% per le rinnovabili elettriche e una precisa ripartizione di quote vincolanti per ciascuno Stato membro.

Le scelte della Commissione Ue non piacciono per motivi opposti neppure a  Confindustria, che si è espressa con una nota ufficiale:  «Un obiettivo europeo unilaterale vincolante di riduzione delle emissioni di CO2 del 40% al 2030 rischia di essere irrealistico e autolesionista in una fase critica come l’attuale e di avere gravi effetti sulla competitività dell’industria italiana ed europea, senza produrre i risultati sperati. Questa scelta potrebbe portare a un aumento del prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso tra il 15 e il 20%, incrementando ulteriormente il gap rispetto all’industria americana che oggi già paga l’energia oltre il 50% in meno dell’industria europea.  L’applicazione ai soli Stati membri della Ue implica ulteriori, pesanti sforzi di riduzione delle emissioni da parte dell’industria, a fronte dell’indifferenza degli altri Paesi».

Più diplomatica, ovviamente, è la presa di posizione del ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, che si è espresso in termini positivi per l’obiettivo sulla riduzione della CO2, mentre ha bollato il target del 27% sulle fonti rinnovabili come un “risultato non sufficiente”. Al di là delle dichiarazioni, però, si è già passati, almeno in Italia, a una fase più operativa: al fine di verificare gli impatti e le opportunità per l’industria italiana dell’obiettivo proposto dalla Commissione europea, il ministro  Orlando e Confindustria hanno deciso di avviare un approfondimento tecnico, economico e finanziario che si avvarrà del supporto dell’Enea.

«Lo studio tecnico avrà l’obiettivo di verificare la possibilità di avviare un incisivo processo di indirizzo verso la sostenibilità ambientale del Paese salvaguardando la sua forte base industriale, che ne costituisce una premessa fondamentale, nella condivisa consapevolezza che senza la trasformazione e l’innovazione della brown economy non ci sarà mai un vero sviluppo della green economy», si legge nel comunicato ministeriale.


Commenti

Ci sono 2 commenti.

  • antonio
    scrive il 27 gennaio 2014 alle ore 16:26

    cogliati dezzi ......si propio na chiavica,che nn vuoi il condono edilizio di necessita per tanta povera gente che con tanti sacrifici,. si e costruito un casa.

  • Marco
    scrive il 27 gennaio 2014 alle ore 23:33

    Legambiente non è il "campo" ambientalista. Legambiente è un "praticello" ambientalista, per di più legato a filo doppio con le lobbies degli imprenditori (troppo spesso speculatori) delle rinnovabili. Molte altre associazioni ambientaliste, che hanno gia fatto uscire un documento intitolato "Basta Eolico" sono invece preccupate dal fatto che obiettivi comunitari troppo elevati, per quanto riguarda le rinnovabili, possano portare a ulteriori scempi paesaggistici e ambientali a causa di incentivi troppo elevati, distribuiti a pioggia, che spingeranno nuovamente gli speculatori a devastare ampi territori con mega installazioni eoliche o di altro genere. Queste associazioni vogliono che vengano cancellati gli incentivi per l'eolico e che gli obiettivi di riduzione delle emissioni siano raggiunti soprattutto attraverso il risparmio energetico, l'efficienza energetica e non ricorrendo esclusivamente alle rinnovabili elettriche di tipo speculativo.

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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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