costo dell'energia
Poveri energetici
La chiamano “fuel poverty” ed è la nuova forma di povertà di chi non ce la fa a pagare le bollette di gas e luce. Finalmente se ne parla anche in Italia
In Italia non la si conosce quasi per nulla. È la fuel poverty, ossia la povertà indotta dalle spese per l’energia che, assieme alla crisi, “morde” non pochi italiani. Se ne è parlato durante la giornata di presentazione del rapporto di ricerca “Fuel poverty: definizione, dimensione e proposte di policy per l’Italia” a cura di Serena Rugiero e Giuseppe Travaglini, realizzato dall’Associazione Bruno Trentin, Spi Cgil e Federconsumatori che si è tenuta di recente a Roma. La situazione della povertà, infatti, nel nostro Paese è sul filo del rasoio e la questione energetica potrebbe aggravarla. Nel 2012, secondo Eurostat, il 29.9% della popolazione viveva “a rischio di povertà”, in stato di “privazione materiale severa” e, secondo l’ultimo aggiornamento Istat del 2013, il 12.7% delle famiglie era sotto la linea di povertà relativa e, un milione e 725 mila famiglie, il 6.8% delle famiglie residenti, risultavano in condizioni di povertà assoluta. In totale è l’8% della popolazione a essere a rischio, per un totale di 4,4 milioni di persone, per le quali un semplice “incidente” di percorso, come una spesa imprevista o l’aumento di una tariffa, può rappresentare un serio ostacolo alla vita familiare. E ora, assieme al disagio da povertà più generale, si sta presentando una nuova forma di povertà, ben nota nella realtà anglosassone, dove è studiata attentamente, misurata e divenuta oggetto di piani e finanziamenti, ossia la fuel poverty, termine che potremmo tradurre come “precarietà energetica”, definizione che indica la difficoltà delle famiglie nei Paesi economicamente avanzati ad accedere a servizi essenziali energetici, come quelli dell’elettricità e del gas, a causa dei costi troppo elevati. Parlando in termini meno astratti, si può dire che si possono considerare nello stato di povertà energetica tutte le famiglie che spendono più del 10% del proprio reddito per poter “consumare” energia. «La fuel poverty colpisce le fasce di popolazione più deboli, come pensionati, lavoratori precari, cassaintegrati, giovani disoccupati e le aree territoriali più svantaggiate come il Mezzogiorno, con fenomeni di esclusione sociale e con una maggiore predisposizione nella popolazione all’insorgenza di patologie fisiche e psicologiche dannose per la salute delle persone – afferma Serena Rugiero, ricercatrice dell’Associazione Bruno Trentin, che ha coordinato la ricerca -. La fuel poverty è un fenomeno multidimensionale: frutto di dinamiche complesse e fattori causali di diversa natura». E il fenomeno è in aumento visto che ogni anno crescono le famiglie morose che ricevono la minaccia di sospensione delle forniture d’energia elettrica e gas: 1,8 milioni per l’elettricità e 360mila per il gas, nel solo 2013. In Italia, nonostante l’evidenza del problema, di questo fenomeno se ne parla poco o addirittura nulla se si fa il confronto con altri Paesi come la Scozia, dove, oltre a conoscere il fenomeno da alcuni anni, si stanno organizzando comunità energetiche dal basso che sviluppano in proprio la produzione energetica da fonti rinnovabili anche e sopratutto per combattere la fuel poverty che in quei territori ha un peso notevole, visto che il 25% dei redditi medio-bassi viene speso per le bollette energetiche.
UN BONUS PER L’ENERGIA
In Italia, solo negli ultimi anni, si è avviata una riflessione sull’argomento e dal 2009 è stato introdotto il bonus elettrico e gas che è lo strumento principale per contrastare il fenomeno della fuel poverty. Si tratta, però, di uno strumento che non riesce ad affrontare il problema alla radice. Il bonus, infatti, è erogato a circa un milione di persone e, per come è strutturato oggi, non riesce a far fronte alle famiglie in stato di povertà relativa. La platea dei potenziali utilizzatori del bonus elettrico e gas è poco più di tre milioni di cittadini, ossia poco più di un milione di famiglie con un reddito netto medio pari al 40% della media nazionale e tra queste famiglie oltre il 70% è a rischio di povertà, mentre il 40% in stato di povertà assoluta. Per quanto riguarda i fondi utilizzati nel periodo 2008-2012 per il pagamento del bonus elettrico e gas, nonché il funzionamento del sistema, sono stati spesi poco più di un miliardo di euro, dei quali sono stati erogati ai clienti finali 554.9 milioni di euro, 376.5 per il bonus elettrico e 178.3 per il bonus gas. Nel 2013, però, solo il 34% degli aventi diritto al bonus elettrico e il 27% degli aventi diritto al bonus gas li hanno utilizzati, mentre meno della metà di coloro che ne hanno usufruito il primo anno ha rinnovato la domanda nell’anno successivo. Si tratta di dati da cui emerge che meno della metà della entità complessiva del bonus è stato erogato alla platea delle potenziali famiglie aventi diritto ed è estremamente limitato il numero di famiglie povere che pur avendo diritto al bonus, lo richiedono effettivamente. Si tratta di un fenomeno che è legato a diversi fattori, quali la non conoscenza del meccanismo, il non voler ammettere che si è poveri e la complessità della domanda per l’accesso. In ultima analisi, lo strumento del bonus è valido anche perché non altera il mercato energetico, ma è ancora di difficile attuazione e per ciò deve essere profondamente rivisto. In particolare, è necessaria un’attenta revisione delle condizioni di reddito per l’accesso, soprattutto alla luce dell’aggravamento delle condizioni di povertà delle famiglie causato in questi ultimi anni dalla crisi ed è indispensabile una semplificazione nelle modalità di fruizione, avendo presente anche l’impatto che il nuovo ISEE ha dal 1° gennaio 2015. E questo è solo l’inizio. Una ulteriore riflessione dovrebbe essere quella di utilizzare sia l’efficienza energetica, sia le rinnovabili per combattere la fuel poverty, ma sotto questo profilo la strada è ancora lunga.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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