Riscaldamento domestico
Per le biomasse si fa strada il modello danese
Il Paese nordico ha vietato l’utilizzo di caldaie a fonti fossili negli edifici di nuova costruzione e promuove la riconversione a energie pulite
Dopo le polemiche delle scorse settimane, che hanno visto l’utilizzo della biomassa per il riscaldamento domestico sotto accusa per l’eccessivo livello di inquinamento prodotto, l’associazione di categoria Fiper rilancia e chiede all’Italia di seguire il modello danese.
La Danimarca, in effetti, ha avviato un intenso processo di decarbonizzazione, seguendo gli obiettivi definiti nella “DK Energy Agreement, March 22 2012” per la produzione di energia rinnovabile e riduzione di emissione, che la condurranno entro il 2050 a soddisfare la domanda di energia al 100% da fonti rinnovabili.
Conversione dal carbone a biomasse, sostituzione caldaie a fonti fossili, eolico ed efficienza sono gli assi portanti della strategia danese. In particolare, dal primo gennaio 2013 nei nuovi edifici danesi non si possono più installare caldaie a fonti fossili e sono stati stanziati fondi (42 milioni di corone danesi, circa 4,6 milioni di euro) per convertire a energia rinnovabile le caldaie a olio combustibile e a gas. Si promuoverà il teleriscaldamento da biomasse e altri fondi (35 milioni di corone) saranno destinati a promuovere la geotermia a bassa entalpia e le pompe di calore.
La conversione alle rinnovabili interesserà anche i processi industriali: si valuta di stanziare per questo ambito circa 500 milioni di corone (67 milioni di euro) all’anno dal 2014 al 2020 e già 250 milioni di corone per il 2013.
Il modello danese piace ovviamente a Walter Righini, presidente Fiper: «Finalmente una voce fuori dal coro, per di più autorevole di un paese europeo del Nord d’Europa, attento e all’avanguardia nella promozione di stili di vita eco-sostenibili, che riconosce l’importanza dell’impiego delle biomasse legnose per la produzione di energia rinnovabile, nel rispetto dei limiti di emissione».
«Auspichiamo – ha aggiunto Righini facendo esplicito riferimento alle recenti polemiche – che l’esempio danese possa favorire uno scambio costruttivo tra gli operatori e i cittadini degli Stati Membri sull’utilizzo virtuoso di questo biocombustibile, che se ben gestito, rappresenta il “petrolio verde” per l’Europa, dissipando dubbi e incertezze sulla qualità dell’aria, spesso alimentati da interessi contrapposti».
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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