Green Economy
Per gli Usa il futuro è sempre più rinnovabile
Il Dipartimento dell’energia americano ha messo a disposizione altri 4 miliardi di dollari di prestiti garantiti, che aiuteranno la svolta green dell’energia americana
Mentre in Italia il dibattito sulle energie rinnovabili è prevalentemente concentrato sui costi del sistema d’incentivazione, in altri Stati si pensa soprattutto a far progredire queste tecnologie. Uno di questi è sicuramente gli Usa: nelle scorse settimane il Dipartimento dell’energia americano ha annunciato uno stanziamento di altri 4 miliardi di dollari che serviranno a sostenere progetti per l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica che possano ridurre le emissioni di gas serra del Paese.
La formula è quella già collaudata dei prestiti garantiti, che complessivamente assicurano ormai 30 miliardi di dollari di stanziamenti nel settore energetico: “Attraverso i precedenti prestiti garantiti e altri investimenti, il dipartimento sta già aiutando il lancio o lo start up di intere aziende statunitensi, dagli impianti eolici e solari utility-scale agli impianti di energia nucleare ed energia fossile a bassa emissione di CO2” ha dichiarato il segretario all’energia Ernest Moniz. Oltre al lato economico l’amministrazione Obama è intervenuta sul fronte normativo: lo scorso giugno è stata annunciata l’introduzione di nuovi standard per le emissioni di anidride carbonica per le centrali elettriche, che determineranno la chiusura di molti impianti da fonti fossili e favoriranno inevitabilmente un’ulteriore diffusione delle fonti pulite. Nonostante l’opposizione repubblicana e anche le grandi scoperte fossili di questi ultimi anni (shale gas), l’amministrazione democratica punta decisa sulle risorse pulite. Certo, a livello federale manca ancora un target temporale a modello di quelli europei, ma diversi Stati li hanno adottati. Inoltre, i risultati ottenuti sinora sono incoraggianti.
Innanzitutto nell’ambito del fotovoltaico: lo scorso anno gli States hanno installato 4,7 GW di impianti, dato che ha fatto degli Usa uno dei maggiori mercati mondiali, alle spalle di Cina e Giappone, ma tale volume di installazioni dovrebbe essere superato nel 2014. Il solare impiega ormai circa 143.000 lavoratori negli Stati Uniti – un numero in crescita di oltre il 50 % dal 2010 – ed è considerato ormai un business redditizio da tutti gli analisti a prescindere dagli incentivi, che pure esistono. Qualche difficoltà in più esiste per l’eolico, a causa delle incertezze sugli incentivi, dopo i record raggiunti gli anni passati. Molte iniziative, inoltre, ci sono nella geotermia, nelle biomasse e nelle celle a combustibile.
La spinta alla decarbonizzazione del sistema energetico degli Stati Uniti è strettamente legata alla volontà di contribuire ad arrestare il cambiamento climatico globale, che colpisce direttamente gli States: “L’ultimo decennio - si legge nel National Climate Assessment pubblicato in maggio – è stato il più caldo mai registrato sia per il nostro Paese che per il mondo, e il 2012 è stato l’anno più caldo mai registrato nella parte continentale degli Stati Uniti. L’evidenza indica che l’influenza umana sul clima ha già raddoppiato la probabilità di eventi di estrema calura come le estati record del 2011 in Texas e Oklahoma”.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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