Normativa oscura
Pellet, sempre più vicino l’aumento dell’Iva
Un emendamento presentato dal Governo alla finanziaria prevede l’incremento dell’Iva dal 10 al 22%. Un regalo agli operatori da fonti fossili
Di leggi abbastanza incomprensibili in materia di energia da fonti rinnovabili ne abbiamo viste tante in questi anni nel nostro Paese, a cominciare dallo Spalma incentivi varato qualche tempo fa. Raramente, però si è assistito a un avanti e indietro tanto pericoloso per le coronarie degli operatori come quello che sta interessando in queste ore il pellet. Questi cilindretti di legno, sempre più diffusi nelle case italiane, stanno contribuendo in maniera significativa al raggiungimento degli obiettivi europei previsti al 2020 in termini di energia termica rinnovabile, andando a sostituire i combustibili fossili tradizionali, in particolare Gpl e gasolio. Fonti che, naturalmente, hanno anche loro le loro associazioni di riferimento, che in questi anni hanno condotto la loro azione di lobbying per frenare l’ulteriore diffusione del pellet.
Qualche effetto questa battaglia deve averlo sortito, poiché gli indizi “parlamentari” parlano chiaro. Come abbiamo scritto nei giorni scorsi, era stato presentato e poi bocciato dalla Camera che prevedeva l’aumento dell’IVA sul pellet dal 10% al 22% per coprire finanziariamente il mantenimento delle agevolazioni sul gasolio e il GPL utilizzati, come combustibili per riscaldamento, in particolari zone geografiche. Ma la norma, seppure depurata dall’esplicito sostegno a queste fonti fossili, è rientrata dal portone principale lo scorso sabato, grazia a un emendamento (3.4111) presentato dal Governo e approvato dalla Commissione Bilancio del Senato, che ripropone l’incremento dell’Iva sul pellet dal 10 al 22%. Il gettito previsto (circa 96 milioni di euro) andrebbe ad alimentare un fondo per la riduzione della pressione fiscale.
Ovviamente, è stata immediata la reazione della principale associazione di categoria, Aiel: “Se questa scelta fosse confermata dall’aula del Senato avrebbe gravi effetti per i cittadini e per le imprese. Oltre due milioni di famiglie in Italia usano il pellet per riscaldarsi, si tratta principalmente di famiglie che fanno parte del ceto medio, quello che è stato più penalizzato dalla crisi economica. Questo aumento dell’IVA andrebbe a pesare, quindi, principalmente sul consumatore finale. Inoltre l’effetto del provvedimento, se fosse approvato, avrebbe un effetto pesantissimo sul mercato con una decisa contrazione sui consumi di pellet, al punto che il gettito previsto sarebbe decisamente ridimensionato (..). Non è superfluo evidenziare che i produttori italiani di apparecchi domestici alimentati a pellet sono oggi leader su scala internazionale, esportando oltre il 35% in Europea e Nord America, contribuendo al prestigio del «Made in Italy» nel mondo. Le pesanti e negative ripercussioni che subirebbe questo settore manifatturiero, leader per tecnologia e ricerca e sviluppo, che vede oltre 22.000 unità lavorative impiegate, sarebbe un grave danno che il Governo Italiano non può permettersi di legittimare”. Il punto è che, poiché l’emendamento è stato presentato in extremis dal Governo, appare difficile che lo stesso torni sui suoi passi a poche ore dall’emanazione della manovra finanziaria.
L’aumento dell’Iva sarebbe un grande regalo agli operatori del mondo Gpl/gasolio che, tra l’altro, unito anche alla discesa del prezzo del greggio sui mercati internazionali, potrebbe disinnescare quello che è stato il vero vantaggio del pellet in tutti questi ultimi anni, ossia la maggiore competitività economica. E gli obiettivi sulle rinnovabili termiche? Alla prossima occasione.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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