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Obiettivo 2020: scenari per eolico, solare e biomasse | Tekneco

Obiettivo 2020: scenari per eolico, solare e biomasse

Aumenta la potenza installata e la produzione da fonti pulite. Cresce l'impatto sul fabbisogno nazionale. Alla ricerca delle frontiere geografiche e tecnologiche

Scritto da il 09 agosto 2010 alle 9:00 | 5 Commenti

Obiettivo 2020: scenari per eolico, solare e biomasse

Potenza installata, produzione energetica, impatto sull’indotto locale: recenti studi hanno mostrato l’avanzata delle energie rinnovabili, in grado sempre più di migliorare l’indipendenza energetica italiana e di promuovere lo sviluppo economico locale. A partire dalla diffusione di impianti sul territorio nazionale.

Secondo i primi dati delle associazioni di settore, nel 2009 hanno guadagnato le installazioni eoliche (1114 megawatt per un totale di 4850 megawatt finora disponibili in Italia) e fotovoltaiche (580 megawatt, con una potenza complessiva nazionale di quasi un gigawatt). Ma l’espansione delle fonti pulite non riguarda unicamente gli impianti a terra. Secondo una ricerca di Confartigianato, la produzione da rinnovabili è aumentata nel 2009 del 19,2% rispetto all’anno precedente, fino a 69,3 Terawatt/ora totali: potrebbe soddisfare interamente i consumi per le abitazioni. Certo, l’Italia è ancora indietro rispetto all’Europa: le energie “verdi” contribuiscono al 6,8% del fabbisogno lordo finale (nella Ue in media si arriva al 10,3%). Ma la produzione tricolore è aumentata dell’1,6% l’anno: più che in altre nazioni come la Spagna (1,1%) o la Germania (-0,1%). La generazione da fonti tradizionali, invece, è diminuita: si tratta di un calo legato anche alla crisi economica. “Le rinnovabili aiutano a colmare un gap di domanda in tempi più veloci rispetto ad altre tecnologie, per esempio il nucleare”, osserva Stefano Pogutz, direttore master economia e management energia e ambiente dell’Università Bocconi di Milano. 

L’Italia ha una dipendenza energetica pari all’85,4% sul suo fabbisogno energetico, quasi invariata dal 2001 (83,8%), ma si tratta di un valore ben al di sopra della media Ue (54,8%), dovuto alla necessità di approvvigionamento di idrocarburi. Nel 2008 l’Italia è stata il secondo importatore al mondo di energia con 47 terawatt/ora ottenuti dall’estero, dietro la Germania. Se l’Italia generava nel 1997 113mila gigawatt/ora dal petrolio, nel 2008 la produzione è scesa a 31400 gigawatt/ora. Al contrario, è aumentato l’impiego di gas naturale (da 61200 gigawatt/ora nel 1997 a 172mila gigawatt/ora nel 2008) e di carbone (da 20mila gigawatt/ora nel 1997 a 43mila gigawatt/ora nel 2008). Il Gse, sulla base dei dati relativi agli importatori con produzione superiore a 100 gigawatt/ora, valuta che nel 2007 siano stati ricevuti dall’estero 38 terawatt/ora da fonti rinnovabili.

Nello studio di Confartigianato, l’ipotesi è di dimezzare la quota di importazioni entro dieci anni, soprattutto grazie alle rinnovabili. Nel 2020 la domanda nazionale di energia arriverà a 360 terawatt/ora. Quali saranno, dunque, nei prossimi anni i terreni di crescita per le rinnovabili? Una recente ricerca del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) disegna le prospettive per il futuro a partire dallo scenario attuale. Secondo l’analisi, nei prossimi dieci anni le fonti pulite possono aggiungere altri 74 terawatt/ora. Ma da dove? La generazione da centrali idroelettriche e geotermiche resterà in sostanza stabile.

Per il Cnel, l’eolico avrà un incremento di un terawatt all’anno di potenza installata fino al 2020, con un investimento di 15 miliardi di euro in dieci anni. “La crescita del settore è legata anche all’indotto della produzione di aerogeneratori e componentistica: a Sud alcune imprese si sono già riconvertite. E guadagnano anche le società impegnate nella progettazione”, osserva Simone Togni, segretatio di Anev, Associazione nazionale energia del vento. I posti di lavoro associati sono stimati tra 20mila e 40mila. Al momento, le regioni con un maggiore potenziale inesplorato sono Marche, Abruzzo, Toscana, Molise, Umbria.

Entro il 2020 il contributo delle biomasse (una categoria eterogenea che comprende dagli inceneritori agli impianti di biogas), secondo gli scenari del Cnel, può arrivare a produrre da 10 a 16 terawatt/ora. A beneficiare dell’incremento saranno soprattutto gli impianti per biogas derivante da rifiuti solidi urbani e gli inceneritori integrati con la cogenerazione. Sono attesi 3 miliardi di euro di investimenti e un’occupazione tra le 8300 e le 23mila unità.

L’Enea, invece, punta i riflettori sulle filiere dell’elettricità e del calore generato dalle rinnovabili: nei prossimi dieci anni, sostiene l’istituto di ricerca, saranno spesi 15 miliardi di euro su fotovoltaico e termodinamico. Sono investimenti che acquisteranno valore anche in un’ottica di lungo periodo: la produzione di elettricità da solare nel 2020 sarà il 2% del totale, per crescere fino al 15% nel 2040. In particolare, l’indotto delle celle al silicio può offrire fino a 24mila posti di lavoro, in base ai calcoli Cnel. Il Solar Energy Report del Politecnico di Milano ricorda che l’intera catena del valore del solare in Italia genera un giro d’affari da 2,3 miliardi di euro. Puglia e Lombardia sono le regioni leader per impianti a terra. E il Mezzogiorno è l’area con il maggiore potenziale inutilizzato, data anche la latitudine. Il Politecnico ricorda che le celle in silicio sono ormai “una tecnologia affidabile”. Ma non è da sottovalutare la crescita delle tecnologie a film sottile (soprattutto silicio amorfo e tellururo di cadmio). Entro due anni possono raggiungere una penetrazione del 34% del mercato: “ Hanno una maggiore integrabilità architettonica e un miglior rendimento con luce diffusa”, ricorda Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy & Strategy Group dell’ateneo milanese.

Nota: questo approfondimento nasce su spunto di un commento di un lettore, che ci poneva domande interessanti e complesse. Invitiamo altri lettori a partecipare alla discussione, noi saremo pronti ad approfondire i quesiti che emergeranno.


Commenti

Ci sono 5 commenti.

  • Sabina
    scrive il 09 agosto 2010 alle ore 18:41

    Salve, sono un'operatrice nel settore energie rinnovabili alternative da alcuni anni, prima che esplodesse il boom, e che molti s'improvvisassero esperti di rinnovabili. Credo fermamente nello sviluppo delle fonti alternative, e non esclusivamente per il bussiness, in quanto le rinnovabili non sono assolutamente FLAVIO CARBONI & C.

  • Franco
    scrive il 30 agosto 2010 alle ore 18:31

    Ho l'impressione che la normativa attuale e l'inefficienza della rete elettrica nel meridione siano un serio freno alle prospettive sopra descritte, o sbaglio?

  • Alessandro Longo
    scrive il 02 settembre 2010 alle ore 23:05

    Sulla normativa senz'altro sì, hai ragione! Infatti ne parleremo sul nuovo numero di Tekneco, in edicola in Puglia a fine settembre...e poi ripubblicato anche sul web

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L'autore

Luca Dello Iacovo

Giornalista freelance, collabora con "Nòva-Il Sole 24 Ore". Segue l'evoluzione del mondo di internet e le frontiere della sostenibilità.


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