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L’off shore fossile che blocca l’eolico

Tutti i progetti sull'eolico off shore sono bloccati, ma si va avanti per trivellare sulle nostre coste

Scritto da il 30 luglio 2014 alle 13:00 | 1 commento

L’off shore fossile che blocca l’eolico

La Goletta Verde di Legambiente nel suo tour lungo le coste italiane non ha incontrato nemmeno una pala eolica off shore perchè nessuno dei quindici progetti presentati in questi anni ha ottenuto il via libera da parte dell’intricato sistema normativo italiano. «Da Termoli a Brindisi, da Manfredonia a Gela, negli stessi ambiti dove gli impianti eolici off-shore si trovano di fronte a barriere insormontabili, potrebbero invece aprirsi nei prossimi mesi cantieri per nuove piattaforme petrolifere», afferma Legambiente secondo la quale da parte del Governo ci sarebbero due pesi e due misure: bloccare l’eolico e favorire le trivelle a mare, ma non basta: «le stesse Regioni e Soprintendenze, solerti nel fermare l’eolico a largo delle coste, continuano invece a chiudere entrambi gli occhi di fronte alle proposte di villette, villaggi turistici, palazzi e porticcioli», incalza Legambiente. Nel frattempo in Europa l’off shore cresce oltre 5.000MW installati a oggi, con 58mila posti di lavoro creati e la prospettiva di arrivare a 40 GW al 2020, ossia 4% della domanda elettrica. Questi dati sono contenuti nel dossier di Legambiente “Trivelle SI, Eolico off-shore NO. Da Taranto a Termoli, da Gela a Manfredonia tutte le barriere all’eolico in mare e il via libera alle trivelle”.

«Senza ipocrisie è arrivato il momento che Renzi e i suoi Ministri si esprimano sull’eolico off-shore – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – Il premier dovrebbe dare il via libera al decreto Sblocca-Italia proprio in questi giorni e gli abbiamo in più occasioni segnalato cosa davvero serve al Paese per aprire nuove e significative prospettive di sviluppo. A partire proprio dalle rinnovabili, il cui contributo nel 2013 in Italia è stato pari al 33% dei consumi complessivi, attraverso un mix di fonti diverse e un sistema sempre più distribuito. Continuare in questa crescita è possibile e nell’interesse dell’Italia e dell’ambiente, per fermare i cambiamenti climatici. L’eolico off-shore può contribuire in questo mix di produzione pulita. Purtroppo, invece, nelle scelte fino ad oggi di Governo si sta scegliendo una strada completamente diversa, quella del via libera al petrolio e tasse e barriere contro le fonti rinnovabili, come purtroppo è avvenuto con il fotovoltaico con il Decreto Spalma-incentivi. Eppure le stesse stime del ministero dello Sviluppo economico calcolano che le riserve di petrolio presenti nei fondali marini italiani coprirebbero il fabbisogno nazionale per sole sette settimane. I vantaggi per le compagnie petrolifere sono più che evidenti, visto che in Italia trovano una sorta di Eldorado con royalties bassissime, ma quali sono quelli per il nostro Paese e quali i rischi ambientali per l’intero Mediterraneo? Noi proponiamo un’idea diversa: fare del Mediterraneo un laboratorio di innovazione energetica pulita, accessibile e distribuita».

Sulla carta un potenziale per l’eolico off shore ci sarebbe. Il Piano di azione nazionale sulle rinnovabili prevedeva 100 MW installati nel 2013, per arrivare a 680 MW nel 2020. Nel 2012 la revisione degli incentivi alle fonti rinnovabili (DM 6 luglio 2012) ha destinato all’eolico off shore 650 MW da incentivare tramite aste che sono andate deserte a causa di problemi autorizzativi. Comunque sia l’eolico off shore, oggi, nel 2014, è a zero megawatt.

E il Governo su questa questione fa orecchie da mercante, non rispondendo nemmeno alle aziende che hanno progetti esecutivi, ma bloccati a livello autorizzativo, mentre le Regioni. le Soprintendenze e gli Enti Locali sono pronti a bloccare per ragioni estetiche progetti anche se sorgono a chilometri di distanza o di fronte ad acciaierie e petrolchimici. Una per tutte: la Regione Sicilia. Il presidente della Regione Crocetta, infatti ha bloccato un impianto eolico di fronte a Gela, mentre nel frattempo discute con aziende attive nelle fonti fossili, come Eni e altre, la possibilità di trivellare sia a terra sia a mare per sfruttare riserve petrolifere della dubbia consistenza. «Chiediamo al Governo italiano, semplicemente, di copiare quanto fatto negli altri Paesi europei dove la gestione dei progetti avviene in maniera molto diversa e trasparente – conclude Zanchini -. Renzi potrebbe fare come in Spagna, dove sono state individuate le aree da tutelare per ragioni ambientali o di rotte commerciali e dove non è consentito presentare progetti, in modo da escludere proposte ed evitare polemiche come avvenuto in questi anni da noi per progetti, come in Sardegna, presentati in aree di straordinaria qualità ambientale, paesaggistica e vocazione turistica. Oppure di fare come in Francia dove il Governo, attraverso il confronto con gli Enti Locali, ha individuato le aree dove è possibile presentare impianti eolici e ha messo a gara la realizzazione».

Il dossier di Legambiente si trova al link: http://www.legambiente.it/contenuti/dossier/trivelle-si-eolico-shore-no

La situazione dell’off-shore in Italia

Regione/Comune

Avvio della procedura (anno)

Potenza prevista (MW)

Stato della procedura

Realizzato o in realizzazione

Sardegna, Cagliari

2013

72

Contrari Regione, Comuni, Capitaneria.

NO

Sardegna, Porto Torres

2012

100

Contrari Regione, Comune. Progetto ritirato.

NO

Sardegna, Oristano

2009

320

Contrari Regione, Comuni. Progetto ritirato.

NO

Toscana, Pisa, Vecchiano, San Giuliano

2012

136

Contrari Regione, Comuni.

NO

Puglia, Mattinata, Margherita di Savoia, Manfredonia

2008

300

Contrari Regione, Comuni. Bocciato in Consiglio dei Ministri il 14/2/2014.

NO

Puglia, Taranto

2010

30

Contrari Regione, Provincia, Comune, Soprintendenza. VIA positiva nel 2012, chiusa procedura Ministero Infrastrutture  febbraio 2014.

NO

Puglia, Tricase

2010

90

Parere positivo Regione. Impianto sperimentale galleggiante.

NO

Puglia, Chieuti, Campomarino, Serracapriola

2008

150

Contrari Regione e Comuni. Bocciato in Consiglio dei Ministri il 14/2/2014.

NO

Puglia, Manfredonia

2012

342

In procedura di VIA. Contrari Regione, Comune.

NO

Puglia, Brindisi, Torchiarolo, San Pietro, Vernotico, Lecce

2008

150

VIA negativa nel 2011.

NO

Puglia, Brindisi, Torchiarolo, San Pietro, Vernotico

2013

108

Contrari Regione e Provincia.

NO

Sicilia, Petrosino, Mazara del Vallo

2013

172

Contrari Regione e Comuni.

NO

Sicilia, Pantelleria

2009

228

VIA negativa.

NO

Sicilia, Gela, Butera

2007

136

Contrari Regione, Comuni, Ministero dei beni culturali. OK in Consiglio dei Ministri a maggio 2012.

NO

Molise, Termoli

2006

162

VIA positiva nel 2009. Contrari Regione, Comuni, Soprintendenza. Procedura in Consiglio dei Ministri.

NO

Emilia Romagna, Rimini

2013

40

In fase di studio di fattibilità

NO

 


Commenti

È stato inserito 1 commento.

  • olga
    scrive il 31 luglio 2014 alle ore 10:57

    c'est un excellent article. j'aime beaucoup tous ces informations. merci pour le partage .

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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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