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World Energy outlook 2012

La Iea punta tutto sull’efficienza energetica

Le rinnovabili diventeranno la prima fonte per la produzione elettrica nel 2035, ma a costo di migliaia di miliardi di dollari di sussidi

Scritto da il 14 novembre 2012 alle 8:40 | 0 commenti

La Iea punta tutto sull’efficienza energetica

Più che sulle fonti rinnovabili il pianeta farebbe bene a puntare sull’efficienza energetica: è questo, in estrema sintesi, il messaggio principale, già contestato dalle associazioni ambientaliste di tutto il mondo, contenuto nel World Energy Outlook della Iea, l’Agenzia internazionale dell’energia. Le previsioni, in realtà, non bocciano le energie verdi come eolico e fotovoltaico, che dovrebbero diventare (complessivamente) la seconda maggiore fonte di produzione di energia elettrica globale entro il 2015, sorpassando il carbone nel 2035.

Tuttavia, questo rapido aumento, rileva la Iea, dipende soprattutto dalle sovvenzioni statali che nel 2011, (compresi anche i biocarburanti) sono state pari a 88 miliardi di dollari. Un quantitativo che, comunque, per quanto imponente, rimane inferiore agli aiuti statali alle fonti fossili che, come ammette la stessa Iea, sono balzati del 30%  nel 2011, raggiungendo quota  523 miliardi di dollari in tutto il mondo.

Gli aiuti alle rinnovabili però, da qui al 2035, ammonteranno all’iperbolica cifra di 4.800 miliardi di dollari, con circa 240 miliardi nel solo 2035. In questo modo le fonti pulite riusciranno a coprire circa la metà della nuova capacità installata di energia a livello globale. In particolare è attesa una fortissima crescita nel solare, mentre la produzione di biocarburanti non dovrebbe entrare in competizione con le catena agroalimentare mondiale.

Le speranze della Iea, però, sono rivolte soprattutto all’efficienza energetica, sinora sostanzialmente snobbata dagli Stati. Tanto che al 2035, in assenza di adeguate politiche di promozione, i due terzi del potenziale economicamente conveniente non sarebbe realizzato. Eppure, efficaci politiche di risparmio riuscirebbero a posticipare l’atteso innalzamento di 2 gradi centigradi della temperatura media del pianeta dal 2017 al 2022, guadagnando tempo prezioso per siglare l’indispensabile accordo globale sul clima. Maggiori sforzi in materia di efficienza energetica, inoltre, riuscirebbero a tagliare la crescita attesa della domanda mondiale di energia della metà.

Il fabbisogno di petrolio raggiungerebbe così il picco prima del 2020 e sarebbe così inferiore di quasi 13 milioni di barili al giorno entro il 2035, una riduzione pari alla produzione attuale di Russia e Norvegia. I vantaggi per le economie mondiali sarebbero significativi, con risparmi attesi per 18 trilioni di dollari, di cui beneficerebbero, in particolare, India, Cina, Usa ed Europa. Tutto questo non basta però ad associazioni come Greenpeace e Wwf, secondo cui il sostanziale dominio delle fonti fossili tratteggiato (e secondo alcuni auspicato) dalla Iea sino al 2035 renderebbe inevitabile il cambiamento climatico.


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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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