Filiere produttive
Il solare termodinamico deve crescere in Italia
I grandi progetti imprenditoriali esteri sono alle porte. Ma per parteciparvi serve sbloccare la costruzione degli impianti in Italia
Il futuro della filiera italiana del solare termodinamico (Csp, concentrated solar power) sta nei grandi progetti esteri: una tesi che l’industria del settore ripete da tempo, ma che ora appare finalmente un po’ più concreta. A inizio marzo il ministero dello Sviluppo Economico, l’Ice e Confindustria hanno organizzato una missione imprenditoriale in Arabia Saudita per approfondire le opportunità di collaborazione offerte dal mercato alle imprese italiane.
L’ente governativo saudita K.A. CARE, King Abdullah City for Atomic and Renewable Energy, ha in cantiere un progetto di circa 25.000 MW per il CSP da realizzare entro 20 anni, con investimenti che superano i 100 miliardi di dollari. È evidente che se le imprese italiane riuscissero a ottenere anche solo una piccola parte di questi investimenti, la ricaduta per la nostra economia, sia nella fase di costruzione dell’impianto che in quella di esercizio, sarebbe particolarmente significativa.
Ma per competere nei grandi progetti internazionali le imprese italiane devono però avvalersi di ‘referenze’, cioè di impianti solari termodinamici già operativi anche sul proprio territorio, che garantiscono la validità delle tecnologie impiegate. In Italia però – ammette anche l’associazione di categoria, l’Anest – lo sviluppo del solare termodinamico sta scontrandosi con diversi ostacoli, sia di natura burocratica che di accettazione sociale, tanto che le inaugurazioni di nuovi impianti sono a dir poco molto rare. La situazione della Spagna, che ha già realizzato più di 50 impianti per una potenza di oltre 2,3 GW, al momento è estremamente lontana.
Ma le imprese del comparto non demordono: “Il settore del solare termodinamico nel nostro paese ha l’eccellenza della ricerca, guidata da Enea, una filiera industriale completa e diffusa sul territorio, una tecnologia capace di produrre elettricità, calore, raffreddamento e possibilità di accumulo e di dispacciamento secondo le necessità della rete – ha commentato Gianluigi Angelantoni, presidente Anest -. Per poter esprimere le proprie competenze e potenzialità il settore ha bisogno che siano rimossi con urgenza gli innumerevoli passaggi previsti degli iter burocratici nazionali e, al contempo, creare condizioni migliori per l’accettazione locale degli impianti, superando posizioni a volte puramente ideologiche e non basate su dati di fatto”.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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