Energie rinnovabili
Il fotovoltaico europeo continuerà la sua discesa
Anche per il 2014 sono previsti numeri al ribasso rispetto all'anno precedente. Ma si andrà verso un modello più sostenibile
Il fotovoltaico europeo pare avviarsi a diventare un mercato “secondario” nel contesto globale: la conferma arriva dai numeri della principale associazione di categoria, l’Epia, nel corso della recente manifestazione Intersolar. I dati parlano chiaro: nel 2011 il mercato del Vecchio Continente aveva toccato il suo massimo storico, con oltre 22 nuovi GW installati, principalmente in due Paesi, ossia Germania e Italia. L’anno successivo si è scesi a quota 17,7 GW, per poi arrivare ai quasi 11 GW del 2013.
Insomma, una netta tendenza al ribasso, provocata in buona sostanza dalla scomparsa o dal decremento dei sistemi Feed-in tariff nei principali mercati europei, tra cui quello italiano. Le prospettive per i prossimi anni sono abbastanza incerte, in quanto – con la tanto sospirata grid parity ancora lontana – il solare europeo si trova ancora sostanzialmente dipendente dai sistemi di incentivazione, ossia dalle scelte politiche. Che, come dimostra l’esperienza italiana, possono essere repentine, anche in senso negativo.
Le previsione più realistica è che il 2014 vedrà un nuovo calo del mercato in Europa, che potrebbe limitare la quantità di nuove connessioni a circa 8-9 GW, mentre la ritrovata competitività in molti paesi chiave potrebbe aiutare a mantenere il mercato intorno al 10-12 GW nella seconda parte del decennio. Nel migliore dei casi, insomma, la soglia simbolica dei 100 GW potrebbe essere raggiunto entro il 2015 in Europa, mentre il mercato del fotovoltaico sarà sempre più globalizzato.
Ma, numeri a parte, la domanda è: il mondo del fotovoltaico deve preoccuparsi di questi dati? La risposta è no. Come ammette (in ritardo di almeno un biennio) anche la stessa Epia il picco del 2011, i famosi 22 GW, era sostanzialmente insostenibile, perchè risultato della presenza di un massiccio sistema di incentivazione. Incentivi che, poi, fondamentalmente sono andati e tuttora vanno a sostenere impianti solari di dimensioni gigantesche, che occupano decine se non centinaia di ettari di terreno, con benefici scarsi se non nulli per le comunità locali. Impianti grandi che, ovviamente, producevano numeri grandi.
Ma che andavano contro la vera natura del fotovoltaico, ossia quella della generazione distribuita, ossia piccoli impianti diffusi sul territorio che possano sostenere il consumo energetico di famiglie e imprese, in combinazione con altre tecnologie per l’efficienza. Una strada che, da un paio di anni a questa parte, l’Italia ha intrapreso e anche l’Europa sembra costretta a seguire.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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