Fonti pulite
L’idroelettrico dovrà essere più sostenibile
Per assicurare lo sviluppo a lungo termine di questa storica rinnovabile si dovrà investire sulla sicurezza ambientale delle infrastrutture
La storia delle rinnovabili italiane non nasce certo ieri: è almeno dall’inizio del secolo scorso che l’idroelettrico tradizionali genera elettricità pulita per il sistema energetico nazionale. Anzi, possiamo dire che sino al 2010, di fatto, l’unica energia verde di un certo peso era proprio l’idroelettrico, che assicurava oltre l’80% della generazione elettrica pulita nazionale.
Nell’ultimo triennio l’ascesa di solare, eolico e biomasse ha un po’ oscurato questo contributo ma ancora nel 2012, secondo le ultime rilevazioni di Terna, l’energia delle dighe forniva ben 41,9 TWh di elettricità, ossia un po’ meno della metà dei 92,1 TWh complessivi assicurati da tutte le energie verdi italiane.
Anche nel futuro, secondo la Strategia energetica nazionale, l’energia idrica dovrà continuare a fornire un apporto significativo, tanto che nei prossimi anni dovrebbe esserci un aumento, seppure di poco, della capacità installata. Tuttavia, come fa notare l’Rse, il futuro a lungo termine dell’idroelettrico è legato al miglioramento delle prestazioni ambientali dei propri impianti e alla sostenibilità complessiva delle proprie infrastrutture.
Le principali sfide per questa fonte sono, da un lato, il mutamento della disponibilità idrica (anche in relazione ai previsti cambiamenti climatici) e l’aumento del fabbisogno di acqua, e, dall’altro, l’evoluzione socio-culturale e normativa, che pone la necessità di standard di qualità ambientale sempre maggiori, in linea con l’armonizzazione a livello europeo della legislazione in materia.
La normativa europea (la Direttiva quadro sulle acque, o Water Framework Directive, WFD) prevede infatti l’adozione di una “gestione integrata della risorsa idrica” (Iwrm, Integrated Water Resource Management).
Per quanto riguarda la sicurezza delle infrastrutture idroelettriche, considerando che gran parte delle dighe esistenti ha ormai raggiunto o è prossima al termine della propria vita utile, con conseguente invecchiamento e degrado strutturale, è sempre più stringente la necessità di un’attenta e continua valutazione delle effettive condizioni di sicurezza, alla luce delle catastrofiche conseguenze che si potrebbero determinare a seguito di collassi strutturali (la tragica esperienza del Vajont insegna).
Un altro importante aspetto da considerare per la gestione ottimale della risorsa e lo sviluppo sostenibile dell’idroelettrico è il progressivo interrimento dei serbatoi. In questo senso l’Rse lavora allo sviluppo di nuove strategie per il recupero ottimale della capacità d’invaso dei nostri serbatoi, considerando tutte le problematiche (di carattere idraulico, strutturale, geotecnico e ambientale) che richiedono di essere valutate prima di qualunque tipo di intervento. Insomma, lo sviluppo futuro del grande idroelettrico dovrà per forza essere sostenibile.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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