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I consumi elettrici dell’Occidente sono triplicati rispetto al 1971
Ma oggi, in confronto al passato, il fabbisogno dell’industria conta molto meno. In aumento, invece, il peso del terziario e dei servizi pubblici
La quantità e la qualità dei consumi energetici si evolve nel tempo, di pari passo con i cambiamenti che interessano l’economia e la società. La conferma arriva da una recente elaborazione grafica della Iea, l’Agenzia internazionale dell’energia, che ha messo a confronto il consumo di elettricità nei paesi OCSE (ossia quelli occidentali) del 1971 e del 2013. La prima evidenza è che il fabbisogno è quasi triplicato negli ultimi 42 anni, passando dai circa 240 TWh del 1971 ai circa 9310 TWh del 2013, per un tasso di crescita medio annuo del 2,5%. Una crescita che è stata costante per tutti gli anni Settanta, Ottanta e Novanta e si è invece sostanzialmente frenata negli ultimissimi anni, soprattutto per via della crisi economica.
A che cosa è dovuto questo aumento? Varie sono le ragioni: l’incremento del Pil pro capite, lo sviluppo del settore dei servizi commerciali e pubblici, il maggiore utilizzo del riscaldamento e del condizionamento elettrico degli edifici, la moltiplicazione dei piccoli elettrodomestici in uffici e abitazioni, ecc. Il consumo medio di elettricità pro capite è così raddoppiato, passando dai 3.970 kWh annui del 1971 ai 7380 kWh del 2013.
Ma oltre alla quantità, quello che è cambiato è la qualità di questi consumi. Nel 1971 quasi la metà dell’intero fabbisogno elettrico era assorbito dall’industria, oggi invece la percentuale si è ridotta al 32% . A pesare è stata la parziale delocalizzazione dell’industria pesante, ma anche – probabilmente – una maggiore efficienza energetica del settore (in termini di energia consumata per unità di prodotto), che ha dovuto imparare a fare i conti con la propria bolletta elettrica a causa del progressivo aumento dei costi dell’energia. Inoltre, la quota si è ridotta a causa del notevole aumento della domanda elettrica nel settore terziario e dei servizi pubblici, che ormai assorbono il 32,1% del fabbisogno elettrico dei Paesi occidentali, rispetto al 18,6% di 42 anni fa. In aumento anche la quota del residenziale, anche se probabilmente meno di quanto ci si potrebbe aspettare data la diffusione di smartphone, tablet e pc: la quota è passata dal 28,3% al 31,5%.
Il punto è che, dietro i consumi energetici dei nostri apparecchi elettronici, ci sono quelli immensamente più grossi dei data center e delle reti tlc, che vengono ricompresi dalla Iea nel settore terziario. Per il futuro l’Agenzia dell’energia non fa previsioni, ma è probabile che nei prossimi decenni si assista nuovamente a una ripresa della domanda elettrica occidentale: una maggiore elettrificazione del sistema energetico (a scapito della domanda di energia termica e dei combustibili per l’autotrazione) è ormai il modello adottato da Europa e Usa per il futuro per ottenere un minore impatto ambientale.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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