Trasporti
I biocarburanti sconvolgono la catena alimentare
Oxfam Italia e ActionAid rilanciano l’accusa principale contro i biocombustibili di prima generazione, a pochi giorni dal voto decisivo del Parlamento europeo
A pochi giorni dalla decisiva riunione plenaria del Parlamento europeo, chiamato a esprimersi sulla proposta di una nuova direttiva che prevede la riduzione del consumo di biocarburanti prodotti da materie prime alimentari (cosiddetti di prima generazione), si riaccende il dibattito sui biocombustibili.
In particolare, le associazioni umanitarie Oxfam Italia e ActionAid hanno lanciato una petizione su Change.org per chiedere agli europarlamentari italiani e ai ministri Andrea Orlando (Ambiente) e Flavio Zanonato (Sviluppo economico) di rivedere la normativa oggi in vigore sui biocarburanti. Le due associazioni ripropongono l’accusa ricorrente contro i carburanti bio di prima generazione, accusati di interferire con la catena agroalimentare dei Paesi più poveri.
“Ricavare benzina o diesel a partire da colture alimentari o da colture non alimentari dedicate a fini energetici significa sottrarre terra e acqua alla produzione di cibo. Questo non è sostenibile né eticamente accettabile, perché contribuisce ad alimentare la fame, gli accaparramenti di terra e i cambiamenti climatici – ha dichiarato Elisa Bacciotti, direttrice campagne di Oxfam Italia -. Oggi l’Europa, assetata di biocarburanti, crede di fare una politica verde mentre invece alimenta la fame nel mondo: è necessario cambiare rotta, promuovendo alternative realmente sostenibili nel settore dei trasporti, come ad esempio la mobilità elettrica, il trasporto pubblico e l’efficienza energetica.
Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid, ha aggiunto: “L’attuale normativa europea sui biocarburanti ha dei costi sociali ormai non più sostenibili. Basta pensare che i prodotti della terra utilizzati per produrre biocarburanti nel solo 2008 avrebbero potuto sfamare 127 milioni di persone, riducendo la fame nel mondo di quasi il 15%. O che tra il 2009 e il 2013 sei milioni di ettari di terreno, ovvero una superficie grande quanto quasi tutto il centro Italia, sono stati acquisiti da imprese europee in Africa sub sahariana a scapito dei bisogni alimentari delle comunità locali”.
Proprio per evitare la competizione tra produzione di biocarburanti e produzione di cibo, la Commissione europea ha proposto, a ottobre 2012, di stabilire un tetto massimo per i biocarburanti di prima generazione del 5% (in relazione all’obiettivo del 10% di energia da fonti rinnovabili nel settore dei trasporti). Secondo Oxfam Italia e ActionAid, tale misura va sostenuta e ulteriormente rafforzata, prevedendone l’introduzione in entrambe le direttive che regolano la politica europea sui biocarburanti ed estendendone l’applicazione anche alle coltivazioni energetiche dedicate.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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