Esperienze
Energia in cooperativa
La produzione elettrica da parte di cooperative può essere un modello interessante per l'affermarsi della generazione distribuita
Che sia giunta l’ora di nuovi modelli di produzione energetica sono in molto ad affermarlo, ma le resistenze sono ancora molte. Nel nostro paese, per esempio, il dogma della produzione centralizzata è ancora “pesante” eppure realtà che vanno in una direzione opposta, quella della geherazione distribuita vicina al territorio ci sono. «Nonostante gli ostacoli arrivati prima con la nazionalizzazione e poi con la liberalizzazione del servizio elettrico, le cooperative elettriche sono riuscite a resistere e a mantenersi, producendo energia pulita a un costo fino al 25% inferiore rispetto alla media», ha detto il presidente di Federconsumo Pierluigi Angeli all’incontro “Energia del territorio, energia per il territorio”, organizzato a Cascina Triulza-Expo Milano 2015 da Federconsumo-Confcooperative.
La formula della cooperativa energetica è una di quelle che consente l’unione di due interessi apparentemente contrastanti: quello tra produttori e utenti. «Da Gignod in Valle d’Aosta fino a Forni di Sopra In Friuli Venezia Giulia – ha proseguito Angeli – 73 cooperative autoproducono e consumano energia e fanno un servizio essenziale al Paese e al territorio: sostengono le imprese locali, l’energia viene prodotta in loco con fonti rinnovabili e ceduta ai soci con una ricaduta economica su tutto il territorio, che si concretizzano con interventi in favore delle comunità locali. E infine, non meno importante, mantengono la vita sociale in valli già duramente colpite dall’emigrazione».
Si tratta di meccanismi che andrebbero incentivati, magari non a livello finanziario, ma sicuramente dal punto di vista normativo, visto che le disposizioni spesso impediscono di fatto la realizzazione di nuovi modelli collettivi attivi sia sul lato produzione, sia sotto al profilo dei consumi.
«Con le cooperative elettriche il cittadino è protagonista, perché partecipa alla gestione e al consumo ed è parte attiva nell’economia locale. Oggi questo modello è una realtà per 300mila persone, e siamo convinti che in Italia la cooperativa elettrica d’utenza in Italia è una risposta sempre più valida al fabbisogno energetico. Abbiamo voluto portare qui questa nostra testimonianza di una realtà antichissima, vecchia di quasi due secoli, per raccontare i che modo questa attività è migliorata e si è autodifesa».
Quindi se da un lato ci sono modelli “sopravvissuti” alla nazionalizzazione degli anni ’60 ora è il momento d’innovare, magari scegliendo come modelli i sistemi ibridi che consentono una maggiore flessibilità. Un esempio di ciò è la cooperativa di teleriscaldamento di Dobbiaco, alimentata a biomassa locale, dove 1200 cittadini/utenti sono allacciati al sistema di trasmissione del calore, per complessivi 18 MWth mentre i restanti 3 MWe di capacità produttiva elettrica sono ceduti alla rete e vanno ad ammortizzare la bolletta complessiva delle utenze che arrivano, così, a risparmiare quasi il 50% rispetto al riscaldamento tradizionale a metano. La leva economica, assieme a quella ambientale sarà un fattore determinante per lo sviluppo della generazione distribuita.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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