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Politiche europee

Energia: per le rinnovabili si guarda al 2030

Otto ministri dell’Ambiente chiedono all'Ue di stabilire nuovi target per le fonti pulite. La Commissione deciderà il prossimo 22 gennaio

Scritto da il 10 gennaio 2014 alle 8:35 | 0 commenti

Energia: per le rinnovabili si guarda al 2030

Il 2020 è ormai alle porte e anche la strada verso gli obiettivi comunitari in materia di energia e ambiente è ormai da tempo tracciata: come abbiamo scritto più volte in passato, per questa data i 27 stati membri devono ridurre del 20% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990, portare al 20% la quota delle rinnovabili nel consumo di energia, aumentare del 20% l’efficienza energetica.

Il raggiungimento di questi target, nel complesso, è ritenuto alla portata, grazie anche alla spinta dei sistemi d’incentivazione e alla crisi economica che ha colpito il Vecchio Continente (provocando un taglio delle emissioni inquinati).

Dunque da tempo l’attenzione è concentrata sul post 2020, ossia sulle linee d’azione per il lungo termine, tanto che la Commissione europea, che il prossimo 22 gennaio presenterà le sue proposte per il nuovo “pacchetto clima ed energia”. Oggetto del contendere è se questo provvedimento debba contenere o meno nuovi obiettivi vincolanti sulle energie rinnovabili; anche perché, un’indicazione di questo tipo, con ogni probabilità, obbligherebbe gli Stati a persistere nel supporto a queste fonti, con incentivi diretti o indiretti.

Secondo i ministri dell’ambiente di Italia, Francia, Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Irlanda e Portogallo, che hanno inviato una lettera alla Commissione europea, l’Europa deve fare questo sforzo, perché “Un target per l’energia rinnovabile rafforzerà la competitività europea e porterà più crescita e occupazione”.

L’alternativa, appoggiata da alcune nazioni europee nonché da varie lobby legate alle compagnie energetiche tradizionali, è quella, piuttosto, di stabilire un obiettivo europeo unico e chiaro di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030, così da innalzare i prezzi dei certificati di emissione di CO2, oggi precipitati a circa cinque euro per tonnellata, un valore che spinge ancora a investire nell’inquinante carbone. La Commissione europea, invece, sembra intenzionata a puntare su entrambe le cose, chiedendo ai membri della Ue una  riduzione del 40% delle emissioni di CO2 e una quota del 30% di consumo di energia da rinnovabili al 2030.


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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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