Strategie
Enel pensa a una riconversione a biomassa per alcuni suoi vecchi impianti
Il numero uno dell’azienda, Francesco Starace, ha prospettato questa soluzione per il sito di Porto Tolle. E ha promesso: basta centrali a carbone
La svolta green di Enel comincia a prendere forma. Dopo l’annuncio delle scorse settimane di dismissione di 23 impianti in Italia, il numero uno dell’ex monopolista Francesco Starace, nel corso di una sua recente audizione in Commissione Attività Produttive, ha spiegato meglio come intende procedere, dopo gli allarmi lanciati (questa volta) dai sindacati. In buona sostanza Enel ha messo a punto 4/5 progetti di riconversione per i 23 impianti che ha deciso di fermare in Italia. Si tratta di trasformazioni in centrali a biomassa, riconversioni che si faranno solo se ci sarà il consenso dei territori. In caso contrario le centrali verranno dismesse.
“Abbiamo 4/5 impianti che oggi non funzionano più da anni e che non possono ritornare in produzione per motivi ambientali. Prevediamo la riconversione a biomassa, ma lo faremo solo se i territori non si oppongono, altrimenti li chiuderemo”, ha detto il manager. Insomma, come già tentato da altre utility europee, Enel tenterà una riconversione “classica” alle rinnovabili per alcune centrali tradizionali: le biomasse, infatti, possono garantire una produzione elettrica 24 ore su 24 (a differenza di eolico e solare) e anche dal punto di vista impiantistico le modifiche non sono particolarmente impegnative. Un po’ meno certa è la sostenibilità ambientale di un’operazione di questo tipo, dato che difficilmente una centrale ex tradizionale potrebbe essere alimentata soltanto con biomassa proveniente da filiera corta.
Il passo avanti rispetto a una generazione a fonti fossili è, comunque innegabile. Su questo fronte Starace ha speso parole molto esplicite sul progetto (ormai abbandonato) di riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle (Rovigo): “Non si può pensare di fare una nuova centrale a carbone in Italia, come d’altronde anche in altre parti del mondo. Il carbone ha una sua vita limitata all’accettazione del pubblico”. Il Delta del Po è perfetto per una centrale a biomassa. Se non si potrà fare una centrale a biomassa, il Delta del Po resterà il Delta del Po’”.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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Davide Monticelli
scrive il 19 dicembre 2015 alle ore 12:59
C'è un rigassificatore a 10 km di distanza; mi chiedo farla andare a gas no? Non si può? Stiamo qui a cercare soluzioni alternative tipo un biomasse che inquina come il carbone, questo è autolesionismo allo stato puro. Se non cambiamo mentalità non ne usciremo da questa crisi.