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Carbone ancora in crescita grazie ai Paesi emergenti

Fonti fossili

Il carbone continuerà la sua (inquinante) corsa

A livello globale la Iea prevede sino al 2019 un incremento della domanda. Nel lungo termine, però, le cose dovrebbero cambiare

Scritto da il 29 dicembre 2014 alle 8:00 | 2 Commenti

Il carbone continuerà la sua (inquinante) corsa

Tra tutte le fonti di energia, quella più temuta da tutte le associazioni ambientaliste è indiscutibilmente una, il carbone: perché, come ha messo in luce anche una recente ricerca di Rse, questa risorsa permette di generare elettricità ad appena 53-65 euro per MWh, ma se si considerano le esternalità complessive (particolato, NOx, SOx e CO2  emessi) occorre mettere in conto ulteriori 50-70 euro per MWh generato. Il problema è che, sinora, nessuno ha tenuto conto realmente delle esternalità negative prodotte dal carbone (anche il sistema Ets in vigore nell’Ue si è risolto in un sostanziale fallimento) che, infatti, risulta essere la fonte più utilizzata al mondo per la produzione di energia.

Non solo: nei prossimi anni, secondo quanto prevede la Iea, il contributo del carbone al mix energetico globale dovrebbe ulteriormente crescere, perlomeno nel breve termine. In particolare, l’aumento sarà di 772 milioni di tonnellate equivalenti di carbone  (Mtce), poiché si passerà dalle 5690 Mtce del 2013 alle 6.462 del 2019. Un incremento, però, che sarà nettamente rallentato rispetto al passato: se negli ultimi dieci la crescita aveva viaggiato a un ritmo annuale del +4,8%,  nei prossimi sei anni non si andrà molto oltre il +2,1%. Non solo: la crescita sarà limitata soltanto ad alcuni Paesi tra cui Cina (+471 mtce)e India  (+177 Mtce). Al contrario, nei paesi Ocse, la decrescita viaggerà a un ritmo del -6% annuo.

Dunque è sempre meno probabile che sul nostro territorio vengano effettivamente costruite nuove centrali a carbone, nonostante esistano una serie di progetti in tal senso, primo tra tutti quello (molto contestato) di Saline Joniche, in Calabria, che nel 2013 aveva persino ricevuto una Via positiva.  Ma non solo: in realtà, dopo questo periodo di crescita rallentata, la corsa del carbone dovrebbe terminare, tanto che nel 2035 il gas sarà la principale fonte di generazione su scala globale.  Purtroppo, però, questa ulteriore crescita  di consumi e impianti produttivi non smetterà di produrre i suoi effetti  negativi per molti anni a venire.


Commenti

Ci sono 2 commenti.

  • Rinaldo Sorgenti
    scrive il 29 dicembre 2014 alle ore 10:59

    Propongo una riflessione che forse aiuta a superare tanto pregiudizio immotivato nei confronti del Carbone, soprattutto per la realtà italiana. Q U O T E L’urgenza di una Strategia Energetica Nazionale sostenibile. E' ben evidente che una Strategia Energetica Nazionale (SEN) debba affrontare argomenti che riguardano le prospettive a medio e lungo termine ed è quindi opportuno delineare una strategia bilanciata e sostenibile che comprenda argomenti come l'Efficienza Energetica e lo sviluppo della ricerca per la messa a punto di Fonti Rinnovabili affidabili e sostenibili per il futuro. Ma una componente fondamentale di una SEN deve altresì riguardare la produzione elettrica, che sempre più sarà la spina dorsale per un Paese che aspira a mantenere la propria posizione a fianco delle economie più avanzate nel mondo. Questo è purtroppo il principale handicap che condiziona da lungo tempo l'economia del ns. Paese, che storicamente si base sulle capacità manifatturiere e sull'export dei propri prodotti. Peraltro, il rischio strategico che il sistema Italia subisce non ha eguali tra i Paesi sviluppati ed è ormai urgente che il Governo e i vari Stakeholder ne prendano finalmente atto per attuare quindi tutte quelle indispensabili iniziative che ci consentano di superare questo grave problema, che inficia pesantemente le capacità competitive del ns. Paese. Per fortuna non c'è bisogno di guardare nella "palla di cristallo" per capire cosa necessiti fare: allo scopo, una semplice analisi del "Mix delle Fonti" per la produzione elettrica che si riassume nella media del 28 Paesi Ue ed ancor più la realtà del "Mix" dei Paesi del G8 e del G20 (con l'eccezione rischiosa ed insostenibile proprio dell'Italia), non può non fare da parametro e guida per le indispensabili decisioni strategiche da attuare. Quali scelte quindi per il nostro Paese? L'evidenza nella Ue27 dimostra che le "Fonti di Base" di un sistema affidabile e sostenibile debba necessariamente basarsi su CARBONE + NUCLEARE (come insegnano tutti i Paesi del G8 - Italia esclusa) e quanto più una delle 2 fonti è trascurata, maggiore è la necessità di ricorrere all'altra. L’Italia presenta chiaramente una situazione anomala ed asimmetrica, avendo solo il 13% di produzione da CARBONE e nulla (sul ns. territorio) dal NUCLEARE. L'altra pesante anomalia italiana, è quella della produzione elettrica nazionale, dove l'Italia storicamente produce sul proprio territorio solo circa l’85% dell’elettricità che consuma ed è infatti il principale importatore in Europa di questo importante vettore. In compenso, è positivo riscontrare che l’Italia indiscutibilmente presenti la migliore situazione in termini di intensità elettrica pro-capite (5,6) rispetto a tutti gli altri principali Paesi. Siamo infatti il Paese più “virtuoso” in termini di consumo elettrico. Lo siamo peraltro anche in termini di emissioni di CO2 pro-capite; elementi questi spesso mistificati e distorti nella comunicazione mediatica. Peraltro, nessuno in Europa ha fatto così tanti investimenti negli ultimi 10 anni per ammodernare il proprio parco di generazione elettrica; purtroppo però questo è avvenuto quasi esclusivamente con la realizzazione di moderni “Cicli Combinati” alimentati a Gas Metano, per sostituire i vecchi “Cicli a Vapore” alimentati ad Olio Combustibile. La demagogia e la speculazione comunicativa che si basa fondamentalmente su fuorvianti aspetti emotivi, ha invece impedito di diversificare ed equilibrare il ns. "Mix" con la realizzazione di alcune moderne Centrali a Carbone che per le caratteristiche orografiche del ns. territorio potrebbero agevolmente trovare la loro dislocazione lungo la penisola. Infatti, concetti razionali di vera “Sostenibilità” per il sistema di generazione elettrica di un Paese avanzato si possono agevolmente riassumere nei punti seguenti: 1) Facilità degli approvvigionamenti 2) Economicità 3) Continuità (vs. intermittenza di eolico e solare) 4) Sicurezza strategica 5) Efficienza di utilizzo dei combustibili primari 6) Rispetto ambientale Da un'analisi obiettiva risulterebbe quanto mai evidente che il Carbone sia un combustibile a tutti gli effetti “Sostenibile”, rispondendo in maniera opportuna a tutti e 6 i parametri sopra citati, soprattutto per un Paese notoriamente povero di “materie prime” come l’Italia, che dipende più di qualunque altro dalle importazioni energetiche per soddisfare i propri bisogni. La risposta tecnologica comprende: le CCT (Clean Coal Technologies), che consentono di utilizzare il Carbone senza particolari inconvenienti di natura ambientale, mentre con la CCS (Carbon Capture & Storage) è possibile anche rispondere all’eventuale necessità di ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera. Come noto, la Commissione Europea ha posto le tecniche di CCS tra le iniziative da attuare per rispondere alla Direttiva di riduzione delle emissioni in atmosfera, ma è evidente che applicare tali tecniche CCS solo all’utilizzo del Carbone NON risolverebbe affatto il problema delle emissioni, in quanto la realtà italiana nel 2010 evidenzia che 2/3 delle emissioni di CO2 dalla generazione elettrica siano dovute all’utilizzo degli idrocarburi: 56% al Gas Metano e 7% all’Olio Combustibile, essendo il contributo emissivo del Carbone solo del 35%, mentre un 2% è dovuto ad altri combustibili. Come sappiamo, le emissioni di CO2 dalle Biomasse non sono considerate, anche se sarebbe forse opportuna una riflessione, sul breve-medio periodo (se questa è la preoccupazione), perchè la combustione di un albero che ha impiegato 20-30 anni mediamente per crescere, rilascia immediatamente in atmosfera tutta la CO2 che lo stesso ha assorbito per la sua crescita e ce ne vorranno ancora 20-30 per farlo ricrescere tal quale. Inoltre, applicare la contabilizzazione delle emissioni di CO2 alle emissioni di sola “combustione” (post-combustion), come prevede la Direttiva ETS-Ue, e trascurando invece totalmente le emissioni dovute alla “estrazione/produzione” (pre-combustion) dei combustibili fossili – come di fatto avviene con il Protocollo di Kyoto e come abitualmente considerato da tutte le Istituzioni internazionali (IPCC, Ue e Paesi emettitori) – si determina una chiara discriminazione che nulla ha a che fare con il supposto concetto del contrasto ai “Cambiamenti Climatici”, generando invece un’evidente ed impropria discriminazione ed un’alterazione dei principi di “libera concorrenza” (peraltro non consentita dalle stesse leggi fondanti della Ue) tra: Paesi – Settori – Prodotti, all’interno della stessa Comunità europea. Per dare un esempio di cosa significhi quanto sopra citato ed un parametro di valutazione globale, basterebbe andare ad osservare cosa avviene in fase di estrazione del Gas Metano nei vari Paesi produttori, dove risulta che: “Almeno 1/3 delle riserve mondiali di Gas Naturale presentano in giacimento alti livelli di anidride carbonica (CO2)”, che l'industria del settore da decenni provvede a separare dal flusso dei Gas in estrazione per liberarla in atmosfera (vented), senza che questa sia conteggiata ne attribuita ad alcuno (chiedetelo ad IPCC)! Quindi, la strategia necessaria per l'Italia, per :  Migliorare la propria competitività;  Ridurre i rischi di approvvigionamento energetico;  Incrementare la sostenibilità Paese; non può non considerare l'urgente necessità di diversificare ed equilibrare il proprio “Mix delle Fonti”, con: 1) Carbone: Raddoppiare il suo contributo, con l'utilizzo delle tecnologie CCT e CCS. 2) Gas Metano: Ridurre/dimezzarne l’uso, rispetto all’eccessiva dipendenza attuale. 3) Nucleare: Valutare se continuare con l’import, dopo l’esito del recente Referendum ??? Perché il Carbone è:  Diffuso ampiamente nel mondo  Disponibile in grandi quantità  Economico (molteplicità di fornitori)  Sicuro (non è velenoso, ne’ esplosivo)  Eco-compatibile grazie a CCT e CCS. Parliamone quindi, senza pregiudizi e fuorvianti ideologie, nell'interesse di tutti. Rinaldo Sorgenti

  • Rinaldo Sorgenti
    scrive il 29 dicembre 2014 alle ore 15:47

    Utile esaminare le previsioni di evoluzione nel settore energetico elaborate dalla IEA. Stupisce però che da questa analisi sfugga la necessaria evoluzione prevista per i molti Paesi sottosviluppati del pianeta che, auspicabilmente, dovrebbero essere aiutati ad uscire dalla loro misera condizione. Ed in tale caso, è altresì evidente che il primo combustibile da utilizzare per tale sviluppo non possa che essere il Carbone, stante la sua disponibilità nei vari Continenti, facilità di trasporto e di impiego. Peraltro, grazie alle moderne tecnologie oggi disponibili, l'utilizzo del Carbone per la produzione elettrica può oggi essere fatto prevenendo i problemi che qualsivoglia combustione altrimenti produce. Inoltre, grazie al significativo incremento dell'efficienza di conversione che queste moderne tecnologie hanno raggiunto (per esempio, una vecchia centrale costruita 40-50 anni fa in Paesi come Cina o India, aveva un'efficienza del 20-25%, mentre oggi una moderna centrale USC può raggiungere efficienze del 45%, il che vuol dire consumare molto meno Carbone e ridurre drasticamente le emissioni, a parità di elettricità prodotta. Le grandi Istituzioni gfinanziarie mondiali dovrebbero quindi favorire i finanziamenti a questi impianti, se davvero vogliono dare un significativo contributo all'evoluzione delle popolazioni che vivono in questi Paesi. La stessa cosa, in termini di efficienza energetica, ovviamente riguarda anche i Paesi avanzati, che ancor meglio potrebbero avvantaggiarsi di questi miglioramenti. Insomma, è ora di mettere da parte il fuorviante pregiudizio che ancora troppo spesso si legge nei commenti di molti osservatori che penalizza il combustibile più impiegato nel mondo per la produzione elettrica e che contribuirà ancora per diversi decenni a produrre l'elettricità necessaria a difendere il benessere e sostenere lo sviluppo. Sarebbe ora che anche in Italia si facesse un'informazione più adeguata ed opportuna, tenuto peraltro conto che l'Italia è il Paese più a rischio strategico tra i grandi Paesi avanzati, causa la scarsità di materie prime disponibili nel ns. sottosuolo e l'energia a condizioni davvero ragionevoli e sostenibili è un volano fondamentale per la competitività del ns. sistema produttivo manifatturiero.

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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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