Decreto rinnovabili, “limiti troppo severi, un freno al settore”
Gli addetti ai lavori propongono modifiche alla bozza di decreto rinnovabili appena redatta dal governo. Obiettivi, alleggerire i limiti sugli impianti in terre agricole e incentivare le serre fotovoltaiche
Arrivano le prime proposte di modifica concrete al decreto legislativo rinnovabili, di cui nei giorni scorsi è arrivata la bozza. Lo fanno le associazioni del settore fotovoltaico – Assosolare, GIFI, Asso Energie Future e Grid Parity Project- in una lettera al Ministero dello sviluppo economico. Secondo le associazioni, alcuni punti possono causare “gravissimi limiti allo sviluppo del settore” e “ingenti danni economici agli operatori oltre alla perdita di posti di lavoro in futuro”.
Soprattutto, chiedono di cancellare l’articolo 8, comma 5, che introduce forti limiti di potenza agli impianti fotovoltaici a terra installati su aree agricole. Vogliono anche che il decreto migliori la pianificazione territoriale del fotovoltaico e incentivi di più le serre fotovoltaiche. In sintesi, chiedono una migliore sinergie tra il solare e l’agricoltura.
“Nel ribadire l’apprezzamento per lo sforzo del presente schema di Decreto Legislativo di fornire un quadro di riferimento per le energie rinnovabili armonico e coordinato con gli obiettivi al 2020″- concludono le associazioni, “si ritiene indispensabile porre la massima attenzione ai punti messi in rilievo nel presente documento. Le criticità rilevate sono, non solo paradossalmente in netto contrasto con gli obiettivi al 2020, ma arrecano un evidente danno economico al settore con ripercussioni sul versante occupazionale”.
“Gli sforzi di contemperamento delle istanze del paesaggio e del territorio con quelle dello sviluppo economico, dell’impiego e della ricerca, non vanno perseguiti, a nostro avviso, con limiti e divieti che troppo spesso giungono estemporanei a modificare compromessi faticosamente concertati e raggiunti. Come peraltro contemplato anche nelle Linee guida (rif. Paragrafo 17 e Allegato 3) di recente approvazione (che qui si vorrebbero modificate in punti di sostanziale impatto), il rapporto tra sviluppo e territorio va spostato sul piano della pianificazione piuttosto che su una profusione normativa che non
risolve il problema alla radice ma, al contrario, aumenta le incertezze degli investitori in un settore che sta dando un importante impulso al Paese nonostante la crisi economica e le difficoltà poste dalle procedure autorizzative”.
“Ci si auspica pertanto che le istanze e le proposte qui rappresentate vengano seriamente valutate a breve. Si auspica altresì un maggior coinvolgimento futuro delle Associazioni industriali di settore al fine di poter concertare proposte normative di tale impatto. Un’opportuna fase di consultazione avrebbe potuto e consentirà in futuro, di lavorare su un testo maggiormente condiviso”.
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