Politiche comunitarie
Clima energia 2030, l’Italia spinge al compromesso
Il ministro dello sviluppo Economico, Federica Guidi, punta a chiudere un accordo entro ottobre e si appella agli europarlamentari
Sulle energie rinnovabili il Governo italiano, in questi mesi alla guida del semestre di presidenza, punta a fare da paciere tra Parlamento e Commissione. È quanto ha illustrato il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi durante l’audizione degli scorsi giorni al Parlamento Europeo. Gli obiettivi di fondo indicati dal nostro ministro sono abbastanza noti: la decarbonizzazione del sistema energetico europeo, la sicurezza, anche attraverso un rilancio della politica energetica esterna, e la piena integrazione dei mercati energetici europei. Per quanto riguarda le energie rinnovabili, in particolare, è ritenuta una priorità l’accordo, per il Consiglio Europeo di ottobre, sul Quadro in materia di clima ed energia al 2030. Da una parte ci sono le proposte della Commissione europea (che si possono leggere qui), che negli scorsi mesi sono state bocciate dall’Europarlamento perché ritenute troppo poco ambiziose.
Guidi punta molto sulla riunione informale congiunta dei Ministri dell’Energia e dell’Ambiente del prossimo 6 ottobre a Milano. “Sarà quella l’occasione per un primo scambio di vedute sulla Comunicazione della Commissione sull’efficienza energetica del 23 luglio, che suggerisce un valore ottimale di riduzione dei consumi energetici del 30% al 2030 per l’intera UE, completando così il pacchetto proposto per il Quadro al 2030. Questo elemento di novità aggiunge senz’altro complessità al negoziato in corso ma rappresenta anche un tentativo di avvicinamento agli ambiziosi orientamenti espressi dal Parlamento europeo nella precedente legislatura”, si legge nel testo dell’audizione del ministro.
In poche parole si cerca apertamente per un compromesso, tanto che, secondo la Presidenza italiana, l’impegno per il raggiungimento dei target europei non dovrà tradursi, in una ricetta unica per tutti. Al contrario “dovranno compiersi scelte che rispettino le specificità nazionali, la neutralità tecnologica e che si ispirino a valutazioni di efficacia in termini di costi dell’intervento pubblico, con uno sguardo agli effetti che esse producono in altri settori, in primis l’industria e il lavoro”.
Un approccio che, a dire il vero, sembra più vicino a quello della Commissione, che punta fondamentalmente su obiettivi al 2030 più flessibili e meno onerosi rispetto al passato, che non a quello del Parlamento, che vorrebbe una sorta di allungamento al 2030 degli attuali target vincolanti al 2020. Da qui l’appello ai parlamentari: “Confidiamo in un approccio altrettanto aperto e costruttivo da parte del Parlamento Europeo, per una convergenza tra le varie forze politiche su una strategia in grado di accompagnare l’Europa nel suo ambizioso percorso di decarbonizzazione”.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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