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Cop 21

Clima: carbone, ancora, protagonista

Inizio contrastato nei fatti della Cop 21 di Parigi sul clima. Il carbone rimane il protagonista sottotraccia. Previsto un aumento

Scritto da il 02 dicembre 2015 alle 11:00 | 1 commento

Clima: carbone, ancora, protagonista

È un inizio contrastato quello della Cop 21 sul clima di Parigi. Da un lato, infatti, abbiamo visto nelle prime ora una sfilata di potenti della Terra fare dichiarazioni circa l’importanza di una riduzione delle emissioni dei gas serra, mentre dall’altro, se analizziamo dati e fatti concreti, si potrebbe già dire che si andrà a una conclusione debole e che non rallenterà i cambiamenti climatici in atto. E uno stop secco a uno dei protagonisti è arrivato questa mattina dal Congresso americano che ha approvato due misure destinate a contrastare l’azione del presidente americano Barack Obama che solo ieri aveva assicurato a Parigi che gli Stati Uniti avrebbero guidato il mondo verso una soluzione dei cambiamenti climatici. La Camera dei Rappresentanti di Washington ha votato, infatti, due risoluzioni, già passate al Senato, in contrasto con le norme volute dall’Agenzia per la tutela dell’ambiente (Environmental Protection Agency) volte a limitare del 30% le emissioni di gas climalteranti al 2030. E la votazione è stata devastante. I voti della Camera, sono stati 242 contro 180 e nella seconda votazione 235 contro 188. Un fatto che approfondisce il divario tra il Presidente e il Congresso controllato dai Repubblicani.

Barack Obama ha annunciato subito l’intenzione di porre il veto sulle misure, forte del fatto che i leader repubblicani al Congresso non dispongono della maggioranza dei due terzi necessaria per aggirarlo, ma il voto rappresenta un chiaro messaggio di dissenso rispetto alla politica ambientale di Obama. E il prossimo anno sarà una tornata elettorale negli Usa, durante la quale la lobby fossile farà di sicuro sentire tutta la sua influenza giocando anche sulla crisi, economica e occupazionale, del settore dello shale oil e gas, messo in ginocchio dai bassi prezzi del barile. E oltre ai problemi, non indifferenti, degli Usa, bisogna anche ricordarsi che gli obiettivi di riduzione delle emissioni in materia di clima presentati dalle varie nazioni non sono esaltanti e spesso registrano una tendenza in atto: quella dell’efficienza energetica. La Russia, per esempio, ha ridotto del 33,4% le emissioni sulla base di quelle del 1990, ma di mezzo c’è il tracollo dell’industria manifatturiera degli anni novanta, mentre sull’obiettivo di riduzione del 13,5% al 2020 sono molti gli analisti che manifestano forti dubbi. Carte truccate anche da Obama che annuncia una riduzione del 28% al 2030 ma sulla base delle emissioni del 2005 – anno al top prima della crisi – ed ecco che quindi sulla base 1990, quella adottata dalle Nazioni Unite, lo “sforzo” diventa un aumento del 4%. Con in mezzo sempre la crisi economica del 2007. Stessa cosa per il Canada che dichiara il meno 30% su base 2005, ossia meno 2% rispetto al 1990. Buio da parte dell’Australia che dal 1990 a oggi non ha fatto proprio nulla, un meno 0,5% e che promette di provvedere, mentre la Cina toccherà il picco delle emissioni al 2030 e poi inizierà a ridurle, forse. E da una nazione di 1,3 miliardi di abitanti che produce l’84% della propria energia elettrica con il carbone non è possibile aspettarsi di meglio. Così come l’India che va sullo stesso sentiero di Pechino. E rimarrà il carbone il protagonista dei prossimi anni. Secondo Climate Action Tracker, infatti, se non si costruissero più centrali a carbone al 2030 le emissioni sarebbero superiori del 150% a quelle necessarie al contenimento dell’innalzamento di 2°C al 2100. Ma sono in progetto almeno 5 GWe di nuove centrali a carbone, in otto paesi, Cina e India comprese. Altro che riduzione.


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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