normativa
Caldaie a biomasse, niente sgravio del 65% senza riqualificazione complessiva
Lo ha precisato il sottosegretario all'Economia, Enrico Zanetti, in una risposta in commissione Finanze alla Camera
Una risposta a un’interrogazione parlamentare data nei giorni scorsi dal sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, in commissione Finanze alla Camera, rischia di tarpare le ali allo sviluppo delle caldaie a biomasse. Un settore che, a dire la verità, non ha mai conosciuto una grandissima diffusione, perlomeno in Italia, dove la preferenza dei consumatori è andata soprattutto alle stufe a pellet, utilizzate soprattutto per riscaldare case private. Secondo i dati dell’Aiel, a fine 2013 le biomasse legnose in Italia venivano consumate per il 68% in apparecchi per il riscaldamento domestico (principalmente stufe e camini a legna e pellet, ben 9,4 milioni già installati in Italia); soltanto il 19% era invece assorbito dalle caldaie a uso domestico, civile e industriale.
E questa percentuale non appare destinata a migliorare: come ha chiarito il sottosegretario, infatti, nell’ambito di una ristrutturazione edilizia senza demolizione e con ampliamenti, la sostituzione di un impianto di climatizzazione invernale con un impianto dotato di generatore di calore a biomasse non può beneficiare della detrazione fiscale del 65%. Beneficio che, invece, secondo quanto stabilisce l’attuale normativa, è concesso nei casi di sostituzione con una caldaia a condensazione (e contabilizzatori), con una pompa di calore e con un impianto geotermico a bassa entalpia.
A parziale consolazione, invece, la risposta del vice ministro chiarisce che alle caldaie a biomassa – ai sensi del comma 334 (dell’art. 1 della legge n. 296/2006) – l’ecobonus al 65% spetta invece in caso di riqualificazione energetica globale dell’edificio. Insomma, considerando questa novità normativa, appare chiaro come – a livello di riscaldamento condominiale – le caldaie a biomasse, già per il momento penalizzate rispetto alle soluzioni tradizionali in termini di costi, potrebbero pagare non poco questa differenza rispetto alle altre soluzioni innovative. Le stufe a pellet che, come abbiamo scritto più volte in passato, possono godere della detrazione fiscale del 50%, appaiono invece destinate a proseguire nella loro corsa. Lo testimonia la diffusione del pellet, ormai presente persino nelle grandi catene della Gdo.
Commenti
Ci sono 2 commenti.
Rispondi
Condividi
Tag
- biomasse
- edilizia sostenibile
- efficienza energetica
- incentivi
- rinnovabili
- risparmio energetico
- sostenibilità
L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
Ultimi articoli
Più letti della settimana
- Come scegliere una stufa a pellet : Consumi, costi e dati tecnici sono i parametri riportati sull’etichetta dell’apparecchio e le caratteristiche della stan...
- NovaSomor vince la prima edizione del Klimahouse Startup Award : La startup di Rimini ha ideato un motore solare termodinamico a bassa temperatura applicato al sollevamento delle acque...
- Tutti gli studi : ...
- Amianto, quando la minaccia si nasconde in casa : Chi chiamare se sospettiamo di avere manufatti o coperture in cemento-amianto a casa nostra...
- Pellet di qualità, istruzioni per l’acquisto : Quali sono i parametri utili per il consumatore all’acquisto del pellet? Qualità, innanzitutto, ma anche la lettura dell...
venco vincenzo
scrive il 15 aprile 2016 alle ore 23:12
La ristrutturazione completa di una centrale termica condominiale, compresa termoregolazione e contabilizzazione, prevede di dismettere l'attuale centrale a metano, installata dal 1993, e di allacciarsi a centrale di teleriscaldamento. La centrale funziona a biomassa e, in recovery, a metano. Si richiede se sono detrabili al 65% : . le spese di allaccio alla centrale di teleriscaldamento e . le spese di riqualificazione della sottostazione e termoregolazione e contabilizzazione del calore contestuali. La società di teleriscaldamento garantisce un risparmio rispetto a centrale gas di olre il 10%.
venco vincenzo
scrive il 15 aprile 2016 alle ore 23:12
La ristrutturazione completa di una centrale termica condominiale, compresa termoregolazione e contabilizzazione, prevede di dismettere l'attuale centrale a metano, installata dal 1993, e di allacciarsi a centrale di teleriscaldamento. La centrale funziona a biomassa e, in recovery, a metano. Si richiede se sono detrabili al 65% : le spese di allaccio alla centrale di teleriscaldamento e le spese di riqualificazione della sottostazione e termoregolazione e contabilizzazione del calore contestuali. La società di teleriscaldamento garantisce un risparmio rispetto a centrale gas di olre il 10%.