INQUINAMENTO
Biocarburanti, l’impatto ambientale preoccupa
La produzione dei combustibili alternativi, accusata in passato di danni alla catena alimentare, provocherebbe un bilancio di CO2 negativo
I biocarburanti sono l’arma a cui l’Unione europea si è affidata per limitare l’impatto ambientale delle fonti fossili nel settore dei trasporti, un po’ come nella produzione di energia ci si è affidati a eolico, solare e così via. L’obiettivo Ue è coprire con questa risorsa il 10% dei consumi di energia nei trasporti europei, diminuendo così in misura sensibile le emissioni del settore.
Ma se per le rinnovabili il consenso è più o meno plebiscitario, i biocarburanti sono da tempo contestati da più parti. Sotto accusa, in particolare, sono i biocarburanti di prima generazione, ricavati cioè da grano, colza, olio di palma e dallo zucchero, importati in prevalenza da Paesi extracomunitari.
Secondo molte organizzazione umanitarie questi combustibili alternativi avrebbero un impatto negativo devastante sulla filiera agroalimentare globale. Negli scorsi giorni, però, due indagini condotte rispettivamente dal centro di ricerca europeo Jrc dell’Agenzia per l’ambiente e dalla Overmarks Koen, una società indipendente tedesca, hanno sollevato dubbi da un punto di vista ambientale.
Secondo i ricercatori, l’abbattimento delle foreste, necessario per assegnare nuovi spazi alle coltivazioni da destinare alla produzione di biocarburanti, causerebbe una perdita netta di CO2. In sostanza il bilancio di costi e benefici ambientali attribuirebbe segno negativo alla produzione di carburanti green, rispetto alla diminuzione di CO2 emessa da veicoli e impianti in genere alimentati con biocarburanti.
Addirittura la metà delle minori emissioni di CO2, derivanti dall’uso di carburanti bio sarebbe ”compensata’ in negativo dalla perdita dei benefici e della capacità di assorbimento esercitati dalle foreste sacrificate alla loro produzione.
Al di là di questi recenti studi, l’Europa sta pensando da tempo di rivedere la sua politica in materia: l’idea di una recente proposta di direttiva è di destinare più spazio ai carburanti bio di seconda e terza generazione, quelli cioè ricavati dagli scarti agricoli, che dovrebbero avere un impatto notevolmente inferiore su ambiente e catena alimentare. Sul taglio dell’incentivazione ai biocarburanti di prima generazione, però, vari Stati europei (tra cui l’Italia) sono pronti a dare battaglia.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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