Trasporti
Biocarburanti, la Ue vuole dei limiti
La Commissione ambiente dell’Europarlamento ha fissato un tetto per l’utilizzo dei contestati biocombustibili di prima generazione
In materia di fonti rinnovabili spesso ci si dimentica che oltre a obiettivi a raggiungere in materia di elettricità (a cui provvedono fonti come fotovoltaico, eolico, ecc), esistono anche target vincolanti sull’energia termica e il consumo di carburanti da trasporti.
Per quest’ultimo punto, in particolare, l’Unione europea ha stabilito che una quota del 10% su totale dei combustibili consumati debba provenire da combustibili di origine non petrolifera, ossia i biocarburanti. La maggior parte dei biocarburanti usati sinora sono di prima generazione, cioè sono ricavati da prodotti agricoli come lo zucchero da canna, mais, altri cereali, alcune colture oleaginose e le barbabietole.
Da tempo, però, si discute del potenziale danno ambientale causato da questa tipologia di combustibili, in particolare per quanto riguarda il biodiesel, che rappresenta più dei due terzi della produzione totale della Ue. Il principale motivo di discussione è costituito dallo spostamento delle colture destinate all’alimentazione, che incentiverebbe il disboscamento e il prosciugamento delle torbiere per ottenere nuovi terreni agricoli.
Il tutto con una conseguenza inflattiva sui prezzi alimentari, che andrebbe a discapito soprattutto dei Paesi in via di sviluppo (da cui i biocombustibili o le materie prime sono importate) . Tra l’altro, secondo numerosi studi, il cambiamento di destinazione d’uso dei terreni può causare emissioni di carbonio tali da vanificare i risparmi teorici ottenuti grazie ai combustibili bio.
Dopo tante discussioni, finalmente si è arrivati a un primo risultato concreto: secondo una proposta approvata nei giorni scorsi dalla commissione ambiente e salute dell’Europarlamento, che sarà esaminata a settembre dall’aula, i biocarburanti di prima generazione potranno contribuire solo al 5,5% dei carburanti verdi utilizzati in Europa fino al 2020.
Per i biocarburanti di seconda generazione a minore impatto ambientale (alghe, rifiuti, legno, ecc.) la quota di contribuzione è stata fissata al 2%. Il testo presentato dall’europarlamentare Corinne Lepage è stato approvato con 43 voti a favore, 26 contrari e un astenuto.
Gli eurodeputati hanno corretto al rialzo la proposta della Commissione europea, che fissava al 5% la soglia per i biocarburanti di prima generazione. È stato però introdotto il cosiddetto fattore ‘Iluc’, finalizzato a valutare l’impatto dei biocarburanti sui terreni, deforestazione compresa.
Perciò da qui a settembre è lecito attendersi una forte azione di lobbying da parte dei produttori di biocarburanti di prima generazione, che si sono detti assolutamente contrari al limite del 5,5%, ritenuto troppo basso, tanto da mettere a rischio gli investimenti effettuati negli anni passati e comportare la chiusura di numerosi impianti.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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