Politiche energetiche
Alle rinnovabili serve un cambio di passo per contenere il climate change
L'Irena avverte: le politiche di sviluppo attuali per le rinnovabili sono insufficienti per contenere le emissioni del settore elettrico
Le energie rinnovabili si stanno diffondendo a livello globale e la loro competitività tecnologica sta costantemente aumentando, ma l’attuale tasso di crescita rischia di essere troppo basso per riuscire a frenare il cambiamento climatico a livello globale. È questo l’allarme che arriva dall’Irena, l’Agenzia internazionale delle energie rinnovabili, che fa il punto sulle prospettive delle tecnologie di nuova generazione. Come noto, la storia dell’ultimo decennio è di un successo forse inimmaginabile: la capacità delle fonti pulite è cresciuta dell’85%. raggiungendo 1.700 GW nel 2013, tanto che queste risorse (idroelettrico tradizionale compreso) oggi costituiscono il 30% di tutta la capacità elettrica installata su scala globale. Le tecnologie sono migliorate e diventante più efficienti, tanto che oggi è possibile generare energia anche in condizioni non ottimali, come in presenza di vento non intenso e di un basso irraggiamento solare.
I costi sono poi crollati, in particolare quelli del solare scesi del 80% rispetto al 2008 e attesi in ulteriore caduto, tanto che ormai la grid parity non è più un miraggio. Anche il costo dell’eolico onshore è diminuito del 18% dal 2009, tanto che ormai l’energia del vento è diventata la fonte più economica (anche più del gas) in un vasto numero di mercati. Ormai anche grandi imprese non energetiche sono coinvolte nel settore, in particolare per i suoi attraenti ritorni finanziari: il caso più eclatante è quello di Google, che ha investito oltre 1,4 miliardi di dollari in eolico e solare . Tutta questa crescita, però, rischia di essere insufficiente a raggiungere l’obiettivo di fondo per cui si investe nelle fonti rinnovabili, ossia il contenimento del cambiamento climatico. La generazione di elettricità, infatti, da sola rappresenta oltre il 40% delle emissioni di CO2 di origine antropica che, a loro volta, costituiscono la principale causa del cambiamento climatico in atto.
La colpa è dell’inquinamento derivante dall’utilizzo di risorse fossili; al contrario, solare, eolico, nucleare, idroelettrico, geotermica e bioenergie sono, in tutta la loro vita, da 10 a 120 volte a minore intensità di carbonio rispetto al combustibile fossile più pulito (ossia il gas naturale). Dunque sarebbe più che mai necessario un rapido passaggio dalle tecnologie tradizionali a quelle rinnovabili, anche perché all’orizzonte incombe l’aumento della domanda elettrica mondiale, innescato dalla crescita dei Paesi in via di sviluppo e dalla corsa all’elettrificazione. Tanto che la produzione mondiale di energia elettrica dovrebbe passare dai 22.126 TWh del 2011 ai 37.000 TWh del 2030.
Eppure, nonostante il crescente consenso sulla minaccia del clima, avverte l’Irena, se le attuali tendenze di sviluppo delle rinnovabili rimarranno quelle attuali, gli sforzi saranno inutili. Le emissioni di CO2 del settore elettrico scenderanno soltanto a 498 g / kWh entro il 2030, un quantitativo insufficiente a evitare l’irreversibilità del cambiamento climatico. Sarebbe invece necessario un raddoppio della quota di energie rinnovabili nel mix globale, che aiuterebbe ad abbattere le emissioni di CO2 del a 349 g / kWh, ossia il 40% in meno rispetto ai livelli del 1990.
Per arrivare a questi numeri sarebbe fondamentale anche uno sforzo finanziario: il totale degli investimenti nelle energie rinnovabili è aumentato dai 55 miliardi di dollari del 2004 a 214 miliardi di dollari nel 2013 (escluse le grandi centrali idroelettriche), ma servirebbero ben 550 miliardi di dollari ogni anno fino al 2030 per raddoppiare la quota delle energia rinnovabili nel mix globale. Insomma, le energie rinnovabili sono cresciute e diventate più competitive, ma perché possano accelerare appare davvero necessario un cambio di paradigma, conclude l’Irena.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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