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Bioenergia

Agroenergie, “piccole” rinnovabili crescono

Il rapporto 2014 dell’Osservatorio Agroenergia evidenzia il sensibile incremento del comparto energetico italiano e le sue potenzialità

Scritto da il 12 febbraio 2014 alle 10:04 | 0 commenti

Agroenergie, “piccole” rinnovabili crescono

Le agroenergie crescono. Nel settore delle fonti energetiche rinnovabili, sono quelle che evidenziano il maggiore incremento, dopo il solare. I numeri evidenziati da biomasse solide, biogas e bioliquidi sono sempre più significativi: stiamo parlando di una realtà con un fatturato complessivo di 4 miliardi di euro, che corrisponde allo 0,3% del Pil e costituisce il 16% del fatturato dell’intero settore delle FER.

Non solo: le agroenergie hanno prodotto energia per 12,4 GWh nel 2012 (evidenziando un +130% rispetto al 2007) e conta su 24.000 persone occupate, ossia un quinto della forza lavoro complessiva del settore rinnovabili (e lo 0,10% di quella italiana) e che, rispetto al 2008, è raddoppiata.

Sono questi alcuni dei numeri più interessanti del rapporto dell’Osservatorio Agroenergia coordinato da Althesys dedicato al settore, a una settimana dall’avvio della Mostra Convegno Agroenergia, che si aprirà a Tortona (Alessandria) il prossimo 13 febbraio.

Torniamo ai dati e in particolare a quelli relativi alla potenza installata, da cui emerge un deciso aumento: la potenza degli impianti a biogas da deiezioni animali e da attività agricole è cresciuta rispettivamente di 14 e 18 volte rispetto al 2008 (+1261% e +1695%), mentre i bioliquidi fanno segnare un +747%.

In termini di produzione energetica, la parte più consistente è giocata dalle biomasse solide (38%), seguite dal biogas (37%) e dai bioliquidi (25%), segnando una suddivisione più omogenea rispetto al 2008 in cui le biomasse solide rappresentavano il 72% rispetto alle altre due voci (rispettivamente al 27% e all’1%).

Va detto, a fronte di tutti questi dati positivi, che le agroenergie rivestono un ruolo ancora contenuto nel settore delle rinnovabili, dove vige il dominio di idroelettrico e solare, e alcuni dati sono inferiori alla media europea: per esempio, il fatturato al 16% del totale dell’intero settore italiano delle FER rispetto al 35% Ue; la quota di occupati rispetto al totale delle rinnovabili, al 20% in Italia, è ben al di sotto del 40% della media europea. E a livello legislativo, alcune norme rendono difficile sfruttare appieno il potenziale di queste fonti di energia pulita. Aggiungiamoci poi l’effetto Nimby, ossia l’opposizione che si verifica localmente alla notizia della realizzazione di impianti o infrastrutture.

Tuttavia gli indizi perché il comparto possa crescere ed essere uno strumento utile anche per lo sviluppo economico nazionale ci sono tutte. Innanzitutto le agroenergie hanno un maggiore effetto leva sull’occupazione in quanto si integrano con l’agricoltura e il territorio e favoriscono inoltre un indotto nell’impiantistica prevalentemente nazionale. Anche a livello di politiche incentivanti le agroenergie possono beneficiarne: in questo senso si veda il più recente decreto ministeriale del 5 dicembre 2013 dedicato al biometano. Come sottolinea il rapporto, “il biometano incentivato può: essere immesso in rete, utilizzato come biocarburante o impiegato per la cogenerazione”.

Infine, ha segnalato l’amministratore delegato di Agroenergia, Piero Mattirolo, le agroenergie, «essendo delle fonti programmabili, hanno un ruolo di importanza strategica nel mix delle rinnovabili, perché offrono un potenziale di stabilizzazione della rete che negli anni a venire potrebbe essere sfruttato e compensato dal mercato, anche quando gli incentivi saranno finiti».


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L'autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.


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