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Il ruolo strategico del 55 per cento | Tekneco

Tekneco #11 – Serramenti

Il ruolo strategico del 55 per cento

Con gli incentivi fiscali, il settore degli infissi è quello che ha offerto il contributo più importante del settore abitativo, perché semplice e meno costoso

Scritto da il 04 luglio 2013 alle 8:30 | 0 commenti

Il ruolo strategico del 55 per cento

Il ruolo del 55% nel settore dei serramenti è stato strategico negli anni passati poiché ha consentito lo sviluppo di un mercato di qualità, strutturando degli standard energetici incorporati nei prodotti medio alti, il che è stato di grande aiuto alle imprese.

Insomma si è trattato di un vero e proprio atto di politica industriale, al quale la politica e probabilmente la Ragioneria dello Stato non hanno creduto fino in fondo, visto il continuo tira e molla che c’è stato ogni anno per rinnovarlo, cosa che ha provocato non pochi danni alla crescita del settore. Eppure i risultati ci sono stati.

Il 55% è stato utilizzato da 1,4 milioni di famiglie italiane con investimenti per 17 miliardi (2007-2011), più di un punto di Pil, e oltre 50mila posti di lavoro creati ogni anno. E tutto ciò senza contare i benefici sulla bolletta energetica. Il 55%, infatti, già dal primo anno, il 2007, ha fatto risparmiare agli italiani 787 GWh, che sono diventati 1.961 GWh nel 2008, 1.656 GWh nel 2009, per diventare 2.099 nel 2010 e toccare i 2100 nel 2011. Questi 8.603 GWh risparmiati nel periodo tra il 2007 e il 2011 potrebbero aumentare almeno del 20-25% nel 2016 se si desse carattere strutturale agli incentivi del 55%.

E gli infissi in questa azione hanno fatto la parte del leone. Ben il 55% degli interventi ha riguardato gli infissi, contro il 28% delle caldaie a condensazione, il 12% del solare termico, il 3% delle pompe di calore e l’1% di strutture opache verticali e orizzontali. Il successo degli infissi, che non rappresentano l’intervento più efficiente dal punto di vista energetico, è dovuto a diversi fattori. Il primo è rappresentato dalla facilità dell’intervento e dal fatto che molte famiglie hanno “approfittato” degli incentivi per cambiare un infisso già al limite del fine vita.

La seconda questione è rappresentata dal fatto che, essendo in Italia la proprietà immobiliare molto frammentata, e le regole dei condomini molto complesse sul fronte degli interventi sulle parti comuni al punto di renderli in molti casi impossibili, questo scenario ha favorito gli infissi, intervento per definizione “autonomo” e per il quale non sono necessarie autorizzazioni. Ha giocato un ruolo essenziale anche il fatto che si tratti di un intervento semplice e non “aggressivo” rispetto all’immobile che può essere utilizzato durante il montaggio; poco costoso in relazione ad altre tipologie di lavori per l’efficientemento; offre una ragionevole certezza dei risultati energetici che è consolidata presso l’opinione pubblica.

Tra il 2007 e il 2010 il 55% ha prodotto un giro d’affari aggiuntivo per il settore dell’edilizia di circa 11 miliardi, che hanno prodotto “mancate” entrate dirette, però spalmate negli anni in cui è suddivisa la detrazione, per sei miliardi, ai quali si devono aggiungere i 2,3 miliardi di Iva e circa altrettanti di imposte sui redditi, tutti incassati in breve tempo.

Secondo L’Enea se a ciò si aggiunge anche il maggiore gettito contributivo, legato alla maggiore produzione sia connesso all’emersione del “nero” che non è possibile svolgere in questo caso pena la perdita della detrazione, si arriva a una sostanziale parità tra “perdite” da parte dell’Erario e maggiori introiti fiscali. Si tratta della classica operazione che gli anglosassoni chiamano win win, e tutto ciò ragionando solo ed esclusivamente in termini contabili. Non entrano in questo calcolo, infatti, alcune questioni importanti come i benefici al sistema Paese, le mancate emissioni climalteranti e inquinanti, nonché la diminuzione della bolletta energetica, che è all’84% frutto d’importazioni.

Il ruolo dei serramenti in questo quadro è stato importante. Nel periodo in oggetto, secondo l’Uncsaal, il settore ha fatturato quattro miliardi di euro, con 840 milioni di gettiti Iva e 330 di gettito per reddito d’impresa e, grazie a queste incentivazioni, gli investimenti tra il 2006 e il 2011 in manutenzione straordinaria degli immobili residenziali sono aumentati del 15%, in netta controtendenza con il quadro generale dell’edilizia che ha visto nello stesso periodo un crollo del 12%. Insomma, le famiglie hanno continuato a investire in efficienza e gli incentivi sono diventati un prerequisito strutturale del settore dei serramenti. Mano a mano che il provvedimento si consolidava, infatti, sono aumentati gli investimenti.

Nel 2007 l’incentivo del 55% ha riguardato il 17% della domanda, nel 2011 il 27% mentre nel 2012 si è arrivati al 33% del segmento dei serramenti metallici. Per quanto riguarda il futuro il mercato potenziale esiste. Il differenziale tra lo sviluppo dell’efficienza in Italia e resto d’Europa nel settore abitativo, stimato dall’Enea in diminuzione dei consumi energetici, è stato, nel decennio scorso, di circa l’8,3% – con un’inversione di tendenza negli ultimi anni – parecchi punti percentuali al di sotto di Francia, Germania e Inghilterra e comunque della media dell’Europa a 27 – compresi quindi i paesi dell’Est – che è stata, nello stesso periodo, del 15,5%, quasi il doppio.

Nel settore del terziario il delta tra noi e l’Europa è stato ancora più alto poiché i consumi sono saliti nello stesso periodo del 3,4% annuo. Traducendo tutto ciò in consumi si può tranquillamente dire che solo allineandosi all’Europa nei due settori si possono risparmiare 2 Mtep per il residenziale e a 3,78 Mtep per il terziario ogni anno: due miliardi l’anno sulla bolletta energetica. Considerando un tempo medio di break even sugli interventi di sette anni, la cifra a disposizione per gli interventi d’efficientamento sarebbe quindi di 14 miliardi di Euro, con un tasso di ritorno dell’investimento del doppio rispetto ai Btp ventennali, senza contare i benefici per il Paese e il fatto che alcuni interventi d’efficientamento edilizio, come quelli sull’isolamento, hanno una durata, e quindi un rendimento, che va ben oltre i venti anni.

L’efficienza quindi si può configurare come un vero e proprio Bot energetico in grado di proteggere in maniera attiva l’investimento e con un ritorno dell’investimento in crescita, visto che il prezzo dell’energia è destinato a salire. Il problema quindi ora è quello d’innescare questi processi in un momento nel quale la liquidità delle famiglie per gli interventi è scarsa e il sistema creditizio di sicuro non aiuta. Una soluzione potrebbe essere quella dell’ecoprestito per l’efficienza energetica, proposto da Finco e inserito da Enea nella proposta del 55% Plus elaborata oltre un anno fa e accantonata dal Governo Monti.

L’ente erogatore potrebbe essere la Cassa Depositi e Prestiti, mentre il meccanismo di riscossione potrebbe essere quello delle Esco. In pratica si pagherebbe l’intervento con il delta monetario tra il prima e il dopo intervento, fino a esaurimento dei costi. In questa maniera si riuscirebbe a finanziare gli interventi sull’efficienza, con le sufficienti garanzie e senza esborsi aggiuntivi da parte delle famiglie. Per ora nulla di tutto ciò è stato fatto, anzi, con l’equiparazione della detrazione fiscale per l’efficienza e quella per la ristrutturazione degli immobili, portandole entrambe al 50% si sono tarpate le ali, per ora, agli interventi virtuosi sul piano energetico.

 

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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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