Nuovi incentivi, utenti penalizzati
Le regole dello scambio sul posto sono cambiate in itinere nel 2009. E chi ha installato un impianto fotovoltaico si è ritrovato con un margine di risparmio inferiore a quanto garantito in precedenza. Ecco cosa realmente ha comportato il nuovo sistema, e cosa dovrebbe valutare chi sta pensando al solare
Le regole dello scambio sul posto sono cambiate in itinere nel 2009. E chi ha installato un impianto fotovoltaico si è ritrovato con un margine di risparmio inferiore a quanto garantito in precedenza. Ecco cosa realmente ha comportato il nuovo sistema, e cosa dovrebbe valutare chi sta pensando al solare
È tempo di bilanci per il nuovo scambio sul posto, l’incentivo che consente di immette- re nella rete elettrica l’energia prodotta, ma non immediatamente consumata, per poi prelevarla in un secondo momento.
Le regole sono state cambiate nel 2009. Prima, infatti, era in vigore un meccanismo di tipo quantitativo: se i kWh prelevati erano pari a quelli immessi, il distributore locale (Enel, Acea,…), riscosse le bollette, rimborsava l’intero importo alla fine dell’anno. Ora, invece, è in vigore un complicatissimo metodo di calcolo qualitativo che dipende dalle fasce orarie di prelievo e immissione. “È apparso subito chiaro che il nuovo sistema penalizza gli utenti. Ma quanto?”, si è chiesto Roberto Ballarotto, ingegnere e componente delle Sportello Kyoto della Regione Lazio. Che per dare una risposta ha fatto i conti su un caso studio che conosce bene: il proprio. Nel 2007, Ballarotto ha infatti connesso alla rete un impianto fotovoltaico classico (a silicio policristallino) con una potenza di 2,88 kW, su un tetto di 25 metri quadrati (costato 17.000 euro iva inclusa).
Ed ecco i calcoli. Nel 2009 l’impianto ha prodotto 3.959 kWh, di cui 1.198 consumati in tempo reale (e, visto che il Gse ha fatto pagare 17,401 centesimi al kWh in media, questo consumo diretto ha portato a un risparmio immediato di 208,47 euro); i restanti 2.761 kWh sono stati ceduti alla rete elettrica. Più di quelli prelevati, che ammontano a 2.416 kWh (si è avuta perciò un’eccedenza di 345 kWh). I 2.416 kWh prelevati sono stati, come regola vuole, addebitati in bolletta, per un totale di 420,42 euro (2.416 kWh moltiplicato per 17,401 centesimi dà circa questo importo). Ed eccoci al punto: con il precedente meccanismo di calcolo, Ballarotto avrebbe avuto indietro la somma versata per intero; con il nuovo, si è visto rimborsare 311,23 euro. Ben il 26% in meno. Facendo i conti a ritroso, Ballarotto ha calcolato che l’elettricità immessa in rete è stata valutata 12,882 centesimi al chilowattora in media, invece che 17,401. “E questo nonostante i consumi elettrici siano stati effettuati per l’82% in fasce orarie A2 e A3, meno costose, mentre le immissioni in rete siano avvenute per l’80% in fascia A1, la più redditizia”, ha sottolineato l’ingegnere: “Il nuovo metodo di calcolo è ingiustamente penalizzante per l’utente, per cui si auspica una sua revisione da parte dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas (Aeeg) e del Gestore servizi energetici (Gse). Molti utenti hanno ricevuto per l’intero 2009 solo l’acconto di 50 euro a kW, mentre chi ha riscosso gli accrediti ne lamenta l’inadeguatezza”. Nonostante questo, lo scambio sul posto sembra ancora convenire rispetto alla vendita diretta dei chilowattora, il cui valore sul mercato dipende dal prezzo medio zonale orario. Che, a sua volta, dipende dalla domanda, dalla borsa e da molti altri fattori. La convenienza sta nel fatto che, con lo scambio sul posto,vengono rimborsate anche spese come l’iva e gli oneri di trasmissione.
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L'autore
Tiziana Moriconi
Giornalista pubblicista dal 2009, è laureata in Scienze Naturali e ha un master in Comunicazione della Scienza conseguito alla Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Collabora con L’Espresso, Le Scienze, Mente e Cervello, Sapere, Linx Magazine (per la rubrica Internet Point), Corriere delle Comunicazioni e Wired Italia.
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