Edilizia sostenibile alla prova del mercato
L'esperienza del Metadistretto veneto dimostra la sostenibilità economica del settore
Photo: Il Conservation Center di Beaufort, North Carolina, è classificato nella categoria Gold di Leed
Bioedilizia. Una definizione semplice che ha molti risvolti. Già, perché quando si parla di metodi alternativi del costruire in edilizia in teoria si trova un ampio consenso, ma nei fatti è un settore che stenta a decollare se non in una serie di realtà a macchia di leopardo lungo lo Stivale. Anche se qualcosa sta cambiando. Di fronte alle sfide ambientali si potrebbe dire che l’edilizia è di un settore bifronte, nel quale materiali e tecnologie sono disponibili, con le aziende produttrici che hanno individuato da tempo l’ambiente come leva di mercato per far fronte alla crisi, ma con un mercato che ha sbocchi semibloccati.
L’esperienza veneta
Un segnale di questa attenzione, però, lo si può trovare nel Metadistretto della bioediliza del Veneto che, nato nel 2003 con 132 aziende, nel 2005 raggiungeva 220 imprese, mentre a oggi è salito a quota 409. In realtà, per molte aziende del settore edile, specialmente per quanto riguarda la fornitura di materiali, la scommessa sull’ecologia rappresenta una leva di mercato per contrastare la crisi, anche se sono poche quelle che si pongono il problema in maniera sistemica, perché in un settore variegato e complesso come quello dell’edilizia è complicato mettere a punto progetti con i relativi capitolati in assenza di un quadro certo sul fronte delle certificazioni ambientali. Prova ne è il fatto che la maggior parte delle Regioni e dei Comuni su questo fronte va in ordine sparso, cosa che non facilita il lavoro delle aziende produttrici le quali hanno come scenario di riferimento per la maggior parte quello nazionale. Le novità però ci sono. «Sono 705 i Comuni che hanno modificato i propri regolamenti edilizi per introdurre obiettivi di sostenibilità e l’80% di questi lo ha fatto negli ultimi tre anni – afferma il Terzo rapporto Onre 2010 sull’innovazione energetica in edilizia, realizzato da Cresme Ricerche e Legambiente. Si tratta di un processo che accomuna grandi città e piccoli centri e non si tratta di un’area marginale del Paese, ma di Comuni nei quali complessivamente abitano quasi 19 milioni di persone». E non basta. Il rapporto, infatti, registra il fatto che parecchi Comuni abbiano «alzato l’asticella degli obiettivi e delle prestazioni» dei propri regolamenti edilizi dopo poco tempo, a riprova del fatto che alla verifica delle realtà di mercato quei territori si sono dimostrati pronti per risultati più ambiziosi. «Del resto sono tali e tante le novità impiantistiche e tecnologiche sviluppate negli ultimi anni, come le possibilità di ripensare e integrare soluzioni per risparmiare energia, produrla da fonti rinnovabili, recuperare e riutilizzare le acque, che riuscire ad aiutare l’innovazione e adattare le soluzioni ai diversi contesti e tradizioni locali attraverso i regolamenti edilizi diventa fondamentale» prosegue il Rapporto Onre 2010. E la variegazione del mercato è visibile in maniera netta anche sul fronte della associazioni industriali di categoria.
Le posizioni delle associazioni
Mentre Federcostruzioni nel suo Rapporto 2010 è abbastanza tiepida sul fronte della sostenibilità ambientale che viene citata come driver di crescita solo per quanto riguarda la chimica, la ceramica e i laterizi, molto più netta è la posizione di Ance (Associazione nazionale costruttori edili) che pubblicando i risultati dell’Osservatorio, dedica alla sostenibilità del settore delle costruzioni un intero capitolo. Il 2010, secondo Ance, per la sola efficienza energetica nei nuovi edifici è stato un buon anno visto che il 56,6% degli immobili realizzati lo scorso anno sono stati classificati in pole position: il 20% in classe A e il 36,5% in classe B. Per ciò che riguarda la distribuzione geografica degli immobili, in testa continua a esserci il Nord Est con le rispettive imprese, assieme a quelle del Sud che hanno dichiarato di aver realizzato o voler realizzare edifici ad alto rendimento energetico in settori diversi da quello abitativo, come uffici, scuole, industrie e alberghi. Le imprese coinvolte su questo mercato, inoltre, non sono solamente quelle grandi. Dall’indagine di Ance, infatti, emerge anche un forte interessamento delle imprese con fatturato inferiore ai due milioni di euro, segno evidente che queste tematiche stanno penetrando in profondità nel tessuto industriale italiano, cosa ratificata dal fatto che secondo l’Associazione dei costruttori il 2011 e il 2012 vedranno aumentare la quota di edifici in classe A e B. Ciò che spinge le aziende a innovare il prodotto in chiave ecologica è, secondo Ance, in primo luogo la riconoscibilità sul mercato, anche perché gli immobili di classe A e B dimostrano una maggiore tenuta commerciale e garantiscono una maggiore redditività. «Tutto ciò dovrebbe tradursi in una minore rischiosità degli investimenti e quindi in un miglior accesso al credito.
I benchmark
Al contrario dall’indagine emerge che solo una minima parte del campione ha evidenziato che gli investimenti in immobili ad alto rendimento energetico sono stati premiati dalle banche. Questa è una anomalia rispetto agli altri Paesi: in Germania, Francia, Inghilterra già esistono prodotti finanziari mirati ad aziende e consumatori che favoriscono questo mercato» – afferma secco l’Osservatorio che ne ha anche per il Governo. è necessario un quadro delle regole costante, certo e non contraddittorio per trasformare le opportunità in possibilità e sono indispensabili politiche che stimolino o incentivino il cambiamento di atteggiamento e di interesse del consumatore.In tal senso l’Ance richiede una proroga e la rimodulazione (il termine è previsto per il 31 dicembre 2011) delle detrazioni fiscali del 55% per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, in modo da “premiare” i soli interventi di riqualificazione che consentano di ottenere un effettivo e significativo risparmio energetico». Una conferma del fatto che la bioedilizia diventa sempre più importante arriva anche dai distributori di materiale edile che nel 2009 hanno visto aumentare il fatturato, seppure di poco, di questo settore, mentre l’edilizia tradizionale cadeva ben oltre le due cifre. Ed è significativo il fatto che la distribuzione ormai riserva il 10% del listino, con punte del 30%, ai materiali ecosostenibili, anche se il traino di ciò lo hanno fatto i prodotti legati all’incentivo del 55% come isolanti termici,infissi e materiali isolanti,che detto per inciso nel triennio 2007-2010 ha prodotto benefici complessivi, fino al 2015, secondo l’Enea, per ben 10,3 miliardi di euro. La strada da fare,però,è ancora lunga.Gli unici settori che si stanno muovendo a oggi per ottenere la classificazione Ecolabel, che tiene conto anche del ciclo di vita dei materiali (Lca), sono quelli delle ceramiche e delle vernici per interni.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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