L’edilizia ha un libero mercato

É entrato in vigore il nuovo regolamento (CPR) voluto dall’Unione Europea per togliere una volta per tutte gli ostacoli sia tecnici, sia giuridici, che impediscono la libera circolazione dei prodotti per l’edilizia all’interno del sistema economico europeo.

Si tratta di un provvedimento che da un lato consente alle aziende produttrici di far circolare liberamente i propri prodotti e alle imprese costruttrici di non doversi trovare di fronte a decine di requisiti obbligatori diversi a seconda del paese nel quale si trovano a operare.

«Il nuovo regolamento sui prodotti da costruzione si inquadra nel processo che la Commissione ha promosso per ammodernare la normativa Ue, rimuovere gli adempimenti burocratici inutili ed eliminare l’eccesso di regolamentazione – afferma Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea e Commissario responsabile per l’Industria e l’imprenditoria – Vogliamo semplificare la vita agli operatori economici, in particolare alle piccole imprese. I prodotti da costruzione possono ora essere commercializzati a costi piú bassi e gli innovatori possono trarre beneficio da procedure piú semplici e piú efficienti. L’iniziativa rappresenta inoltre un importante contributo ai nostri sforzi volti a rafforzare la competitività dell’industria dell’Ue e ad agevolare il suo successo sui mercati internazionali».

Il regolamento sui prodotti da costruzione, adottato nel 2011 ed entrato in vigore totalmente il 1° luglio 2013, dovrebbe rafforzare il mercato all’interno della UE, con un particolare occhio alla qualità e si occupa, con misure a hoc, dei piccoli fabbricanti e delle piccole e piccolissime imprese.

Si tratta di un provvedimento che dovrebbe essere d’ausilio ai fabbricanti per la commercializzazione dei prodotti per l’edilizia all’interno di quadro normativo europeo semplificato, nel quale la prestazione dichiarata dei prodotti viene dimostrata dall’impiego della marcatura CE.

Chiarezza, semplificazione normativa e creazione di un mercato trasparente, quindi dovrebbero favorire un settore come quello dei prodotti da costruzione che rappresenta il 10% del Pil in Europa.