Vision 2030 Development Plan
Ecologia divina
Anche i luoghi di culto possono beneficiare delle tecniche sostenibili di costruzioni. Ora arriva una moschea, ma non è il primo esempio
La bioedilizia arriva dove meno la si aspetta: i luoghi di culto. Sorgerà a Dubai la prima moschea ecosostenibile del Pianeta. La cosa che ha dell’incredibile è il fatto che a realizzare il progetto, approvato dal General Authority of Islamic Affairs and Endowments di Abu Dhabi, non è una grande firma internazionale dell’architettura come ci si sarebbe potuto aspettare, ma uno studente della Alhosn University: Suhail Mohammen.
Il progetto che è stato incluso nel ‘Vision 2030 Development Plan‘, il piano di sviluppo sostenibile e di potenziamento dell’efficienza energetica di Abu Dhabi, utilizza tecnologie di bioedilizia e “ridurrá dal 15 al 18% il consumo di energia e di acqua da parte della piú grande moschea mai realizzata, con i suoi 45mila metri quadri d’edificio e una superficie di 105mila metri quadrati di terreno”, spiega in una nota l’Amaf.
La realizzazione, che costerá 6,8 milioni di dollari, sará completata verso la fine del 2013, “al fine di poter ospitare il prima possibile ben 3.500 fedeli contemporaneamente”, proseguono dall’Amaf. La moschea ecologica avrà ampi spazi verdi e giardini sul tetto per l’isolamento termico e oltre ai pannelli solari termici per riscaldare l’acqua e la casa dell’Imam, la struttura ospiterá gli impianti di riciclo per il trattamento delle acque reflue, mentre un sistema domotico computerizzato verificherá in tempo reale l’efficienza energetica di tutto il sistema elettrico, riducendo gli sprechi al minimo.
“La costruzione della moschea è in linea con la visione degli Emirati Arabi Uniti di una conservazione delle risorse naturali, unitamente alla tutela dell’ambiente e all’adozione di pratiche green – ha affermato Tayeb Abdulrahman Al Rais, segretario generale dell’AMAF- . Rispondere all’appello mondiale per la conservazione dell’energia è ormai fondamentale e bisogna assumersi la responsabilità nella creazione di edifici che rispettano l’ambiente. Il progetto della moschea è conforme alle migliori pratiche di corporate governance, essendo trasparente e avendo ottenuto la convalida di Awqaf, governo e istituzioni private”.
Per quanto riguarda le tecniche sostenibili la facciata principale, per esempio, la moschea avrá un rivestimento speciale in Corian, prodotto da Dupont, che ha un bilancio energetico per la produzione inferiore a vetro e acciaio, consentendo però di utilizzare in maniera ottimale la luce del Sole, poichè limita la radiazione infrarossa, ossia il calore.
L’edificio sará posizionato in modo da sfruttare al massimo la luce naturale, riducendo così il consumo di energia elettrica. Nella costruzione della moschea, sono stati banditi materiali nocivi, come l’amianto che purtroppo è ancora usato in molte nazioni del Mondo a cominciare dalla Cina e gli isolanti ad alto impatto ambientale come il polistirolo.
Non si tratta, comunque, del primo luogo di culto ad adottare tecniche di bioedilizia. La Sala Paolo VI in Vaticano, progettata dall’architetto Pier Luigi Nervi negli anni sessanta, infatti, è stata dotata dal progettista di un tetto ventilato che aiuta a contenere il calore proveniente dal Sole sulla sala sottostante riducendo il ricorso alla climatizzazione.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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