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ecobonus e mercato

Detrazioni fiscali, mozioni e motivi per stabilizzarle

La discussione oggi in Senato per prorogare stabilmente gli incentivi per le riqualificazioni degli edifici, salutari per l'economia, ma non solo

Scritto da il 12 aprile 2016 alle 8:00 | 1 commento

Detrazioni fiscali, mozioni e motivi per stabilizzarle

Photo: Youtube


Rinnovare il parco immobiliare italiano fa bene. Non è una novità: ma sono diversi i fattori che spingono a pensare che stabilizzare gli ecobonus per riqualificare le case degli italiani porti solo giovamenti.
Proprio oggi al Senato vengono esaminate mozioni specifiche sulla stabilizzazione degli incentivi fiscali “fino al 31 dicembre 2020, anche attraverso una riduzione annuale o biennale della percentuale di detrazione” come si legge nel documento. È solo l’ultimo dei provvedimenti per “allungare la vita” a una misura particolarmente apprezzata dagli italiani, in termini di riqualificazione energetica, ma anche in termini più generali di ristrutturazioni.
I benefici prodotti e derivanti dal risistemare un parco immobiliare tra i più vecchi d’Europa sono molteplici: a partire dal risparmio energetico, i vantaggi si fanno sentire sull’ambiente, sull’occupazione e sull’economia.

La mozione presentata in Senato segnala che il 40% dei consumi energetici nazionali sono attribuibili agli edifici. «Gli interventi di efficientamento energetico sugli edifici permetterebbero quindi una riduzione dei consumi energetici nazionali, alleggerendo la bilancia dei pagamenti sull’acquisto di energia primaria dall’estero con la conseguente riduzione dei costi di approvvigionamento energetico, nonché il miglioramento della sicurezza energetica perseguita dalla Commissione europea con la “Energy Union”. Studi di settore affermano che, mediamente, un edificio disperde il 60% dell’energia immessa sia d’inverno per riscaldare che d’estate per raffreddare».

In un Paese come quello italiano, che accusa una accentuata dipendenza energetica, contare su una risorsa come l’efficienza energetica diviene un elemento strategico. Occorre considerare che già oggi, proprio in termini di efficienza energetica, l’Italia è il primo nella classifica dei Paesi con i maggiori Pil nominali al mondo. A certificarlo è Avvenia (www.avvenia.com), società specializzata nel settore, che ha valutato come e con quanta efficienza viene usata l’energia in ognuno dei 12 sistemi-Paese. Lo ha fatto prendendo in esame tre macro fattori (industria, trasporti, edilizia) e, tra i parametri quantificabili, l’energia consumata per metro quadrato di superficie degli edifici. I buoni risultati ottenuti dall’Italia in termini di efficienza energetica li deve quindi anche al settore residenziale. Settore dove (dati Enea) si è registrato nel periodo 2005-2013 un risparmio di energia finale nel periodo pari a 7,55 Mtep/anno. Gran parte di questo risultato lo si deve proprio ai meccanismi di incentivazione.

Oltre al risparmio energetico ottenibile con interventi di risanamento degli edifici si hanno benefici per l’ambiente significativi col taglio delle emissioni di CO2 in atmosfera.
C’è poi il vantaggio offerto dalla leva occupazionale: secondo il Cresme è possibile stimare che, grazie agli investimenti effettuati, sia stato possibile dare lavoro a 283.200 persone nel settore dell’edilizia, salendo fino a 424.800 persone se si considera l’indotto. Sempre nel testo della mozione si citano i dati derivanti dall’accordo tra Confindustria e le confederazioni CGIL, CISL e UIL, siglato nel 2011. In esso si stima che la proroga strutturale fino al 2020 degli interventi di sostegno all’efficienza energetica, attraverso una normativa orientata a promuovere l’uso di tecnologie più efficienti, può avere un effetto di aumento della produzione diretta e indiretta a livello nazionale di quasi 240 miliardi di euro con la creazione di oltre 1,6 milioni di posti di lavoro con un incremento del Pil dello 0,6% annuo. In termine di benessere sociale il risparmio cumulato fino al 2020 per le bollette energetiche è di oltre 25 miliardi di euro».
L’indotto economico è un fattore decisivo: il Sole24Ore evidenziava proprio in questi giorni che a gennaio scorso sono stati fatti 4,7 miliardi di euro di investimenti agevolati in interventi di rinnovo edilizio ed energetico, in enorme aumento (+97,4%), nel confronto con gennaio 2015.
Anche guardando all’ultimo Osservatorio sul credito al consumo condotto dai portali Prestiti.it e Facile.it si nota una ripresa della domanda di prestiti personali e un incremento degli importi richiesti. Tra le maggiori motivazioni nel richiedere un prestito, quella per la ristrutturazione di immobili è la terza, pari al 17,2% del totale, in crescita rispetto a sei mesi fa (14,6%). Anche l’ultimo Osservatorio Findomestic (aprile 2016) registra una tendenza in crescita alla voce ristrutturazioni: i dati del settore registrano un segno positivo per quanto riguarda i progetti specifici, passando da un 15,3% ad un 15,6%.


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L'autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.


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