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Consumo del suolo: legge al rallentatore

Dopo il varo da parte del Governo del disegno di legge, stenta la legge per limitare il consumo di suolo. Il ministero dell'Ambiente è ottimista, il sindacato meno

Scritto da il 12 febbraio 2014 alle 8:30 | 0 commenti

Consumo del suolo: legge al rallentatore

Consumo del suolo, si aspetta, ancora, la legge. Dopo il varo da parte del Governo del disegno di legge ora è necessario un impegno fattivo del parlamento.

La pensa così il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando che ha aggiunto: «Le alluvioni di questi giorni in Toscana e Lazio fanno nuovamente discutere sugli interventi necessari per migliorare la situazione del territorio. Il disegno di legge contro il consumo di suolo varato dal governo prima di Natale, non risolverà da solo questi problemi, ma eviterà che si possa peggiorare la situazione. Mi auguro che entro la primavera la legge possa essere approvata».

Secondo Orlando, infatti, è necessario che si acceleri sul provvedimento e su ciò il ministro ha puntualizzato che i tempi sono già stati troppo lunghi. «Questa legge l’ho portata a giugno nel consiglio dei ministri ed è stata ferma otto mesi alla Conferenza unificata delle Regioni. Ora si fanno primi passi in Parlamento. Siccome tutte forze politiche di maggioranza e opposizione hanno dichiarato di essere favorevoli a misure che vadano in questo senso spero si vada più velocemente. Mi auguro che entro la primavera la legge possa essere approvata».

Nel frattempo secondo il ministro è possibile offrire degli strumenti di sostegno ai comuni per il riutilizzo del patrimonio esistente andando oltre la situazione attuale. “Gli incentivi per il recupero del patrimonio ci sono giá: dagli eco bonus e ristrutturazioni edilizie. – afferma Orlando – Ora dobbiamo legare gli incentivi allo stop al consumo di suolo. E poi c’è un problema di semplificazione. Spesso questi incentivi ci sono ma non vengono spesi. Noi nel collegato ambientale stiamo prevedendo una semplificazione di questi interventi, sia su aree urbane sia su aree industriali dismesse».

Secondo Orlando bisogna rendere il recupero del patrimonio edilizio una cosa piú semplice da fare anche e sopratutto snellendo la burocrazia in questi campi in modo da facilitare la trasformazione e il recupero del patrimonio. E’ chiaro infatti che l’edilizia non potrá ripartire con nuove villette a schiera ma tramite il recupero di ciò che è giá stato costruito».

Non sono così ottimisti dal sindacato degli edili Filca Cisl. «È gravissimo constatare come il governo stanzi solo le briciole per interventi di questo genere: i 30 milioni previsti dalla Legge di Stabilitá per il 2014 sono assolutamente insufficienti, ne servirebbero almeno 10 volte tanto. Abbiamo perso un’altra occasione, mentre l’incuria e la mancanza di regole continuano a produrre danni gravissimi. – afferma Domenico Pesenti, segretario generale della Filca-Cisl nazionale – I cittadini italiani che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico sono superiori ai cinque milioni, e i Comuni che hanno all’interno del territorio aree ad elevato rischio di frana o alluvione sono ben 6.633. Stanziare risorse importanti per il recupero del territorio permetterebbe non solo di rimettere in moto l’edilizia, settore che rappresenta l’11% del Pil e che ha perso il 40% degli addetti dall’inizio della crisi, ma consentirebbe un risparmio notevole rispetto ai danni provocati dalle alluvioni. Perché non farlo?”, concludono dal sindacato.


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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