architettura
Come ti riciclo la città
Numerosi i progetti sviluppati a partire da edifici in disuso, recuperati e riconvertiti a nuovi usi e funzioni nell’ottica del riciclo architettonico
Il riciclo è una tattica progettuale usata da sempre per la costruzione delle città e gli architetti contemporanei lo sanno bene. Sono numerosi, infatti, i progetti sviluppati a partire da edifici preesistenti e in disuso, recuperati e riconvertiti a nuovi usi e funzioni nell’ottica del riciclo architettonico.
Alcuni di questi sono esposti al Maxxi Architettura di Roma nella mostra “Re-Cycle. Strategie per l’architettura, la città e il pianeta” (fino al 29 aprile 2012), che affronta il tema del riciclo da più punti di vista e ne mette in evidenza le potenzialità strategiche nella trasformazione delle nostre architetture e dei paesaggi. Così, accanto alle opere di artisti, fotografi, media producer e altri soggetti impegnati in opere creative a partire dagli scarti, Re-Cycle presenta una serie di progetti nazionali e internazionali incentrati sul ‘recupero’ del patrimonio disponibile.
Si va da quelli più storici, con i disegni di Peter Eisenman per Cannaregio, di Superstudio con le proposte di sovrapporre un piano di residenze sul Colosseo, le immagini del Palais de Tokyo di Parigi ripensato da Lacaton & Vassal come museo e il Wagristoratore di Piero Portaluppi, fino ai progetti più attuali in Europa e negli Stati Uniti. Il visitatore, infatti, può ammirare il plastico originale del progetto della High Line di New York, linea ferroviaria sopraelevata e dismessa che oggi è un parco urbano e le immagini dei silos del porto di Copenhagen riconvertiti in condomini di lusso dallo studio Mvrdv.
Un altro esempio di recupero e riqualificazione viene dai Paesi Bassi con Kraanspoor (Carroponte), edificio di tre pianti realizzato dallo studio Oth – Outwerppgroep Trude Hooykaos sopra un carroponte, reliquia dell’industria navale di Amsterdam. Sullo stesso genere è l’intervento fatto nel 2004-2005 da Index Architekten con il Bunker Aufstockung, a Francoforte sul Meno: un bunker della seconda guerra mondiale è stato trasformato in centro culturale posizionando una struttura in legno sul nucleo in calcestruzzo preesistente. In questo modo i progettisti hanno voluto ridare vita a un tessuto urbano obsoleto inventando nuovi utilizzi per gli spazi in rovina. Come fa anche Dan Pitera della Detroit Collaboration con Fire Break, progetto in corso che prevede di ridare vita a vecchie case bruciate utilizzando materiali riciclati.
A Spalato il collettivo Platforma 9,81 è impegnato dal 2007 nella realizzazione dello Youth Centre in Split, centro culturale che ingloba la vecchia casa della gioventù socialista: tutti i nuovi elementi, arredi e decorazioni sono stati introdotti per essere mobili e sostituibili, quindi parte dello spazio può essere liberato, riorganizzando o riassegnato ad altri usi. La Open Air Library realizzata tra il 2007 e il 2009 a Magdeburgo (Germania) da Koro Architekten, invece, riutilizza la facciata modernista di un vecchio emporio per questo spazio all’aria aperta dedicato alla lettura.
Una soluzione inedita e flessibile è offerta poi dall’utilizzo di container merci dismessi, elementi modulabili da abbinare a strutture preesistenti o per crearne di nuove, come ha fatto lo studio Lot-Ek con un centro commerciale (Sanlitun South) a Pechino e una scuola (Apap open school) in Corea del Sud .
Recuperare salvando l’esistente
Sono un perfetto esempio di case costruite dentro altre case S(ch)austall di Normann Architektur, uno showroom realizzato in Germania nel 2005 inserendo una struttura in legno all’interno delle mura distrutte di una vecchia porcilaia, e Dovecote, dell’architetto Howorth Tompkins, uno studio artistico che consiste in una struttura monoscocca in acciaio Cor-Ten calata con una gru all’interno delle rovine di una colombaia. Casa Parisi Sortino a Ragusa, invece, realizzata da Maria Giuseppina Grasso Cannizzo nel 2004, utilizza elementi recuperati dalla parziale demolizione della casa preesistente.
Un esempio di recupero paesaggistico viene dalla Spagna, dove la discarica abbandonata di Vall d’en Joan (Barcellona) è stata recuperata e convertita in una centrale a biogas e in sito produttivo agricolo. Stessa cosa hanno fatto gli architetti Pierpaolo Perra e Alberto Loche con le cave dismesse di Su Cuccuru Mannu, in Sardegna, trasformate in parco musicale. E ancora, a Re-Cycle è esposto il modello del Museo storico del Trentino di Elisabetta Terragni, che converte due tunnel dismessi vicino Trento in aree pedonali, con tanto di museo e giardini urbani.
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L'autore
Roberta Pizzolante
Giornalista pubblicista dal 2005 e scrive di scienza, ambiente, energia, diritti umani e questioni etiche e sociali. Salentina di nascita, romana d’adozione, è laureata in Sociologia e ha un master in “Le scienze della vita nel giornalismo e nei rapporti politico-istituzionali” conseguito alla Sapienza. Fa parte della redazione di Galileo e Sapere e collabora con Le Scienze, Mente & Cervello, Terre di Mezzo street Magazine.
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