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Casa green, come districarsi tra le certificazioni ambientali | Tekneco

Casa green, come districarsi tra le certificazioni ambientali

Il bollino verde rende l'abitazione più competitiva sul mercato. Una guida alla scelta della soluzione giusta

Scritto da il 20 dicembre 2010 alle 8:58 | 2 Commenti

Casa green, come districarsi tra le certificazioni ambientali

La casa con il bollino verde vale di più e si vende facilmente. Il sistema delle certificazioni ambientali ha pochi anni in Italia e questo rende difficile effettuare stime sul valore aggiunto delle abitazioni, ma di certo la presenza delle attestazioni offre una spinta in più in termini di competitività. In presenza di più sigle, l’urgenza diventa piuttosto di scegliere la soluzione giusta per le proprie esigenze.

Mercato immobiliare ancora in affanno

Gli ultimi dati sul mercato immobiliare attestano che la crisi del settore non è ancora superata: secondo l’Osservatorio curato dall’Agenzia del Territorio, nel periodo luglio-settembre le compravendite di immobili hanno registrato un calo del 2,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, a indicare quindi un’inversione di tendenza dopo due trimestri di ripresa. In un quadro che resta fondamentalmente in sofferenza, si salvano il Nord (+2,6%) e il Centro (+2%), mentre prosegue il crollo nel Mezzogiorno (-13,8%).

Tempi brevi per la vendita

Fino a qualche tempo mese fa gli analisti stimavano intorno al 10-15% il valore aggiunto di un immobile certificato. Oggi è più difficile fare stime di questo tipo perché il mercato è in una situazione eccezionale, ma tutti concordano sul fatto che un immobile realizzato in classe A si può vendere in poche settimane, contro diversi mesi necessari per uno simile, realizzato con tecniche tradizionali. Ma, se chi acquista oggi difficilmente lo fa con l’obiettivo di rivendere nel giro di pochi anni, può essere utile una piccola guida per districarsi tra le diverse sigle esistenti sul mercato e scegliere quella più adatta alle proprie esigenze.

Autonomie in prima fila

La prima sigla a comparire nel mercato italiano è stata CasaClima, ideata dalla provincia di Bolzano, che l’ha resa vincolante nel suo territorio. Tanto che su circa 3mila abitazioni fin qui certificate dall’Agenzia CasaClima (ente di diritto pubblico), oltre 2.500 si trovano nell’area altoatesina. L’attestazione viene rilasciata sia agli immobili di nuova costruzione, sia a quelli ristrutturati, che hanno ottenuto sensibili progressi sul fronte dei consumi energetici. Tre le categorie di certificazione previste: CasaClima Oro, assegnata a immobili che richiedono 10 KiloWattora per metro quadro all’anno, CasaClima A, che hanno un consumo inferiore a 30 Kw, infine CasaClima B, se richiedono meno di 50 KiloWattora per metro quadro  in un anno. L’esborso necessario per la certificazione è di 1.500 euro per unità immobiliari fino a 300 metri quadri, fino a 5mila euro per edifici fino a 2mila metri quadri.

Nella vicina Trento ha sede Gbc Italia, divisione nostrana del Green Building Council, che ha messo a punto il marchio Leed (Leadership in Energy and Environmental Design), che prende in considerazione 64 parametri, divisi in sei sezioni: sostenibilità del sito; gestione delle acque; energia e atmosfera; materiali e risorse;  qualità ambientale interna; innovazione nella progettazione e priorità regionale. I punteggi ottenuti all’interno di ciascuna sezione vengono sommati e la classificazione finale viene suddivisa per colori, con il Leed Platino che premia gli edifici più innovativi ed efficienti dal punto di vista energetico, seguito nell’ordine da Oro, Argento e Base. Il costo medio di questa attestazione può variare dai 10 ai 20mila euro, in base alle dimensioni e al fatto se sia stato concepito o meno già in fase di progettazione secondo criteri eco-sostenibili.

Le iniziative regionali

A Milano è nato Sistema Edifici, bollino ideato da Icmq, che valuta le prestazioni energetiche e l’impatto ambientale degli edifici nuovi e di quelli esistenti sottoposti a ristrutturazione in base a criteri come l’isolamento dell’involucro dell’immobile e la verifica degli impianti di riscaldamento, oltre al benessere termico, acustico e luminoso. L’esborso medio per una certificazione di questo tipo si aggira intorno ai 3-4mila euro per un edificio nuovo da cinque-sei piani.

Infine c’è Itaca, sistema di certificazione pubblico messo a punto dall’omonimo organismo (il cui nome è un acronimo che sta per  Istituto per l’Innovazione e la Trasparenza negli Appalti e la Compatibilità Ambientale), che valuta il livello di sostenibilità ambientale di un edificio considerando 45 parametri. Ciascuna regione aderente (Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto e Valle d’Aosta) ha dei margini a disposizione per valutare il peso dei diversi parametri. Una ramificazione regionale che fa variare sensibilmente i costi medi da una regione all’altra.


Commenti

Ci sono 2 commenti.

  • Paolo Speziali
    scrive il 10 gennaio 2011 alle ore 18:56

    Ciao, ho letto l'articolo. A mio avviso, con tutte queste certificazioni si rischia una eccessiva svalutazione gli immobili non recenti. Il nuovo sarà sicuramente più efficiente, ma non si può fare della casa, un prodotto da rottamare (come è successo per le auto con l'entrata dell Euro 1,2,...). La certificazione ambientale dovrebbe riguardare quasi esclusivamente "il vecchio" perchè già presente nel territorio e prevederne la ristrutturazione, invece di spingere sulle nuove costruzioni che consumano il poco territorio che c'è rimasto. Paolo Speziali dott. ambientale p.speziali@gmail.com

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L'autore

Luigi Dell'Olio

Luigi dell'Olio, giornalista pugliese free-lance, vive a Milano, dove si occupa di temi legati all'economia, alla tecnologia e alle energie rinnovabili.


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