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Edilizia sostenibile

Al via la nuova certificazione ClimaAbita

Le nuove normative e le nuove esigenze, impongono il miglioramento della certificazione. Parola di Norbert Lantschner, l'inventore di Casa Clima

Scritto da il 08 gennaio 2013 alle 8:28 | 1 commento

Al via la nuova certificazione ClimaAbita

Nuova certificazione per nuovi edifici. Usare criteri chiari e comprensibili. Analizzare anche il progetto. Questi i punti cardine della nuova certificazione ClimAbita, opera di Norbert Lantschner, Presidente Fondazione ClimAbita e inventore di CasaClima, che ci parla di questa iniziativa.

Come nasce l’idea della nuova certificazione ClimAbita?
«L’idea che sta alla base di ClimAbita è quella di spingere i temi del risparmio energetico, dell’efficienza e della sostenibilità iniziando dal settore più importante, quello dell’edilizia residenziale. Con la nuova Fondazione ClimAbita ci concentriamo sull’abitare e sul vivere sostenibile, utilizzando gli strumenti legati alla cultura, alla formazione, alla consulenza e alla certificazione».

Da cosa nasce quest’esigenza?
«La nuova qualità nel costruito deve parlare il linguaggio della trasparenza, della qualità e dell’abitabilità e da qui nasce l’esigenza della certificazione. Per questo motivo con ClimAbita stiamo preparando la nuova generazione della certificazione, superando la classificazione con le lettere che crea confusione ed è di difficile comprensione».

Quindi come agite?
«Abbiamo creato un nuovo “passaporto energetico” per gli edifici che viene rilasciato solo dopo una serie di controlli, sul progetto, sul cantiere e sull’edificio. Si tratta di un processo che interviene fin dall’inizio della realizzazione e che consente, visto che investe anche la progettazione, di intervenire e ottimizzare i risultati e il bilancio energetico dell’edificio».

Si tenta di superare la certificazione classica?
«Si. Partiamo dal fatto che una volta finita l’abitazione non è possibile verificarne nei fatti la realizzazione, poichè non si vede la stratificazione di ciò che è all’interno dell’edificio. Da ciò abbiamo sviluppato un’analisi per andare incontro all’utente che oggi è consapevole dei costi energetici e del fatto che una volta acquistata un’abitazione è molto difficile riparare agli errori di realizzazione che minano l’efficienza energetica».

Come ci si può difendere?
«Pretendendo che ci sia come garanzia una certificazione vera, realizzata da un ente terzo indipendente con criteri oggettivi, fondati e verificabili. Dobbiamo considerare il fatto che in teoria l’intero costruito degli ultimi anni è in classe A o in A+, però poi alla prova dei fatti, verificando i consumi energetici e le dispersioni con la termografia, molte di queste abitazioni non appartengono alla classe che dichiarano».

Perchè bisogna andare oltre CasaClima?
«Questa necessità nasce dall’esperienza degli ultimi dieci anni. CasaClima è partita come un progetto locale che si è diffuso a livello nazionale, ma essendo una struttura pubblica ha avuto delle difficoltà ad evolversi, specialmente dopo gli ultimi sviluppi della normativa europea. Con ClimAbita abbiamo voluto tradurre in pratica le due nuove direttive europee e realizzare una certificazione che si possa applicare a livello nazionale».

Quindi nel concreto come avviene la certificazione?
«Stiamo testando il nuovo protocollo ClimAbita in tre zone diverse d’Italia, Pescara, Bologna e Chienes (vicino a Brunico).Il protocollo prevede tre classi. Quella base, definita Standard, indica che l’edificio rispetta le normative nazionali, o regionali, con consumi tra i 70 e i 30 kWm2/anno, la classe Superior possiede consumi tra i 30 e i 15 kWm2/anno, mentre la Premium ha consumi uguali o inferiori ai 15 kWm2/anno, l’equivalenza di una casa passiva. Abbiamo creato queste tre classi perchè il linguaggio deve essere immediato, comprensibile e non deve generare equivoci e a ogni classe sono abbinate delle caratteristiche tecniche precise. Le classi Superior e Premium, per esempio, premiano la qualità dell’involucro che deve essere protetto e che determina il concreto risparmio di energia. Nell’analisi del nostro processo di certificazione, infine, scindiamo i dati dell’efficienza energetica da quelli della qualità della realizzazione che sono sempre analizzati in maniera separata e separiamo anche la produzione energetica autonoma, per la quale abbiamo creato una denominazione aggiuntiva: Attiva. Una distinzione necessaria perchè non è ammissibile usare la generazione energetica da fonti rinnovabili per far quadrare i conti di un progetto edilizio problematico».


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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