Incentivi per le case ecologiche fermi al palo
Non c'è stata l’attesa corsa ai fondi per le case eco-compatibili. Pesano la debolezza del mercato immobiliare e la complessità delle procedure
Photo: De Boer Kymototo
L’attesa corsa agli incentivi non c’è stata, almeno per quanto concerne le case ecologiche. Del pacchetto da 300 milioni di euro, stanziato lo scorso 15 aprile dal ministero dello Sviluppo Economico, sono subito andati a ruba i fondi per l’acquisto di motocicli, banda larga, nautica e movimento terra. Mentre lo stesso ministero comunica che sono ancora poche le richieste di agevolazioni relative all’efficienza energetica industriale (solo lo 0,35% della somma predisposta, pari a 10 milioni), agli scaldabagni in pompe di calore e agli immobili ad alta efficienza energetica (24%), per i quali sono stati stanziati complessivamente 60 milioni di euro.
L’agevolazione prevista per l’acquisto di una casa energeticamente efficiente è di 116 euro al metro quadro per un massimo di 7mila euro per le case in classe A e 83 euro al metro quadro per un massimo di 5mila euro a quelle in classe B.
Le ragioni del fallimento
Resta da capire quali sono le ragioni di questo fallimento. Dato per scontato che un peso lo ha giocato la crisi economica – chi non ha soldi da investire o prevede difficoltà nei prossimi mesi per far quadrare il bilancio familiare non è spinto a spendere solo perché ci sono gli incentivi -, è aperta la caccia alle concause. Per Andrea Poggio, vicedirettore generale di Legambiente, il peccato originale è “nel modo in cui sono stati concepiti gli incentivi. Si è preferito distribuire le risorse tra un numero elevato di settori, destinando a ciascuno di essi una quota limitata”.
In sostanza, gli stanziamenti sarebbero insufficienti a sostenere un cambio di tecnologia: “Laddove c’era già una domanda di mercato, come nel caso dei motocicli e di Internet ad alta velocità, i consumatori hanno approfittato degli sconti sul prezzo. Negli altri casi, invece, il contributo statale non è risultato sufficiente a indirizzare le scelte d’acquisto”. Un discorso che vale soprattutto per le case, già alle prese con le difficoltà del mercato: nel corso del 2009 sono state registrate complessivamente 822.436 compravendite di unità immobiliari, il 10% per cento in meno rispetto al 2008.
In più c’è un problema di costi: ancora oggi le abitazioni a maggiore efficienza energetica hanno un prezzo del 15-20% superiore rispetto alle altre e questo incide sulle decisioni di acquisto dei consumatori, che evidentemente effettuano le loro valutazioni basandosi più sul risparmio immediato che sulle possibilità di contenimento dei consumi nel tempo.
Altri operatori del mercato fanno notare – a microfoni spenti – che la procedura per usufruire dei bonus sulle case ecologiche è troppo complicata, tanto da spingere diversi consumatori potenzialmente interessati a gettare la spugna. Tra ottenimento della certificazione energetica a opera di un soggetto accredito e registrazioni varie, infatti, sarebbero necessarie diverse settimane per arrivare alla conclusione della procedura, rallentando così l’operazione di compravendita.
Per Norbert Rauch, direttore commerciale di Rubner Haus (azienda bolzanina che realizza case certificate CasaClima), l’andamento a rilento degli incentivi “è dovuto in parte alla scarsità dell’offerta italiana di edifici che rispettano i requisiti richiesti dal provvedimento (abbattimento dei consumi in misura non inferiore al 50%, ndr) e alla maggiore complessità di una compravendita immobiliare rispetto a quella di un ciclomotore”.
Fonti del ministero non escludono che, nel corso dell’analisi sullo stato degli incentivi prevista per l’autunno, i fondi non utilizzati possano essere dirottati per incentivare l’acquisto dei prodotti più richiesti. Una soluzione che aggiungerebbe al danno, la beffa. “Una volta intrapresa questa strada, sarebbe sbagliato tornare indietro”, osserva Haus. “Non ci sono altre soluzioni sul mercato capaci di abbattere le emissioni di Co2 con stanziamenti limitati come la ristrutturazione edilizia”.
Allarme per il 55%
Intanto le associazioni ambientaliste si sono rivolte nei giorni scorsi al Parlamento per chiedere un passo indietro sulla mancata proroga degli incentivi fiscali del 55% per il risparmio energetico nelle abitazioni e per il solare termico. La scadenza è prevista per il 31 dicembre 2010 e già oggi ci sarebbe un rallentamento nei nuovi lavori, nel timore di non completare l’opera per fine anno.
La misura è stata decisa con la manovra economica con l’obiettivo di contenere le spese pubbliche. Una lettura tuttavia contestata dall’Enea, secondo cui nei quattro anni di applicazione delle detrazioni il gettito per l’erario sarebbe calato di 6,4 miliardi, ma questa somma sarebbe stata più compensata dal gettito legato ai lavori di ristrutturazione e dall’incremento dei valori immobiliari, oltre che da risparmi in bolletta. A conti fatti, il sistema paese avrebbe ottenuto da questa misura benefici per 10 miliardi di euro, con un saldo netto di 3,6 miliardi.
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L'autore
Luigi Dell'Olio
Luigi dell'Olio, giornalista pugliese free-lance, vive a Milano, dove si occupa di temi legati all'economia, alla tecnologia e alle energie rinnovabili.
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