“Il nuovo 55% è insufficiente al Paese”, deluse le aziende
I nuovi incentivi sui lavori per l'efficienza energetica negli edifici avranno benefici ridotti. Lo dicono aziende e addetti ai lavori a Tekneco
Si è scelto il male minore rispetto all’ipotesi di eliminare gli incentivi per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, ma la misura decisa sarà comunque insufficiente a raggiungere gli obiettivi che il Paese si è dato. È quanto confessano a Tekneco le principali organizzazioni italiane attive nel settore della riqualificazione energetica in ambito domestico. Si parla dell’emendamento che ripristina la detrazione del 55%. Una misura che conferma per il 2011 il beneficio fiscale rispetto a quanto valido fino al 31 dicembre di quest’anno, ma lo spalma su un arco di dieci anni, al posto degli attuali cinque. L’emendamento, inserito nella legge di Stabilità 2011 (la Finanziaria) e approvato nei giorni scorsi dalla Camera ora passa al vaglio del Senato per l’approvazione definitiva, prevista entro due settimane.
Troppo poco per le associazioni
“Il bicchiere è mezzo pieno se consideriamo che fino a pochi giorni fa la proroga dell’incentivo rischiava di saltare; tuttavia la nuova misura è del tutto insufficiente per raggiungere gli obiettivi fissati dal Governo entro il 2020”, commenta Federico Musazzi, segretario di Assotermica (Associazione dei produttori di apparecchi e componenti per impianti termici). “Inizialmente il beneficio era fruibile in tre anni nel 2007, tempistica poi spalmata su cinque anni, mentre nel 2011 si arriverà addirittura a dieci anni. In questo modo sarà improbabile assistere a un tasso significativo di sostituzione delle caldaie, eppure i dati di mercato ci dicono che nelle case italiane ci sono 19 milioni di impianti, di cui 7 altamente inquinanti”. Una posizione che trova concorde Assistal (Associazione costruttori di impianti), che in ogni caso esprime la propria soddisfazione per la proroga dell’incentivo, rispetto allo stop ipotizzato nel recente passato, e confida che il provvedimento non sia modificato dal Senato.
Esprime forti riserve l’Anit (Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico). In una lettera inviata al Governo, la presidente Valeria Erba definisce il contenuto dell’emendamento approvato dalla Camera un “ contentino a tante lettere di protesta e sdegno”, sottolineando che l’Italia si muove in controtendenza rispetto ai dettami della Commissione Europea in tema di edifici a basse emissioni. La proroga di un solo anno, per altro, rinvia la soluzione del problema: “Tra dodici mesi ci ritroveremo a parlare di mancati investimenti nelle tecnologie più innovative per il risparmio energetico”, spiega Erba. “Programmare e finire interventi di una certa entità nell’arco di un solo anno non è semplice, quindi in molti casi si finirà per non farli. Da qui la richiesta all’Esecutivo affinché si impegni quanto meno a una proroga triennale.
Benefici solo per i contribuenti minori
L’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) sceglie di non commentare gli indirizzi strategici decisi dalla Camera, ma Giampaolo Valentini, responsabile dell’unità tecnica Efficienza Energetica fa un’analisi sull’impatto del nuovo emendamento sui consumatori: “Raddoppiando la tempistica per usufruire del beneficio saranno penalizzati coloro che hanno una maggiore capacità contributiva, mentre potrebbero trarne beneficio quanti hanno un reddito più basso e finora non riuscivano a spalmare interamente la detrazione Irpef nei cinque anni previsti”. Quanto alla tipologia di lavori, “sarà più facile accedere al beneficio per i lavori di riqualificazione energetica più costosi, ad esempio quelli che riguardano l’intero edificio. Ad esempio, se l’intervento comporta una spesa di 50mila euro, sarà più agevole detrarre in dieci anni 27.500 euro dall’Iperf, anziché in cinque anni come previsto finora. Ricordando, tuttavia, che la proroga è annuale, per cui potranno essere portate in detrazione solo le fatture pagate nel corso del 2011”. Con la conseguenza che, nei fatti, sarà più difficile realizzare interventi complessi.
Oltre a questo limite temporale va poi considerata l’incidenza dell’inflazione, che renderà meno conveniente l’impatto del beneficio. Infatti, quanto più esteso è il periodo per usufruire di un incentivo, tanto minore è il beneficio in termini reali, considerato che nel lungo periodo il costo della vita tende a crescere e 100 euro di oggi non avranno certamente lo stesso valore tra dieci anni.
L’analisi costi-benefici per i conti pubblici
Secondo le stime del Governo, nel 2011 il bonus fiscale dovrebbe generare maggiori entrate iva per 124,8 milioni di euro, mentre dal 2012 (anno in cui si comincerà a detrarre le spese del 2011) la misura costerebbe allo Stato circa 300 milioni di euro. Il costo complessivo per i conti pubblici nei dieci anni di detrazione sarà pari a 1,8 miliardi di euro.
Un’analisi dell’Ufficio Studi economici di Uncsaal (Unione Nazionale Costruttori Serramenti Acciaio Alluminio e Leghe) contesta, tuttavia, questa chiave di lettura, invitando a considerare i ritorni che l’incentivazione può avere in termini di maggiori di occupazione, con ricadute positive per i conti dello Stato (maggiori versamenti contributivi e più soldi in tasca per i consumatori). In quattro anni la detrazione del 55% ha generato 53 mila posti di lavoro, di cui 12 mila riferiti alla sostituzione degli infissi, suddivisi tra rimozione del vecchio, produzione e installazione di muovi elementi.
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L'autore
Luigi Dell'Olio
Luigi dell'Olio, giornalista pugliese free-lance, vive a Milano, dove si occupa di temi legati all'economia, alla tecnologia e alle energie rinnovabili.
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