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Deposito delle scorie, tempi più lunghi

Rifiuti radioattivi

Si allungano i tempi per il deposito delle scorie

Il Governo è stato costretto a precisare che per il momento non è stato preso nessuna decisione in materia

Scritto da il 17 aprile 2015 alle 9:48 | 2 Commenti

Si allungano i tempi per il deposito delle scorie

Oggi un po’ sottotraccia per via delle ormai imminenti elezioni regionali e amministrative, c’è un tema che è destinato a crescere d’intensità nei prossimi mesi. Stiamo parlando del Deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi, ossia le tanto temute scorie, in cui dovranno essere stoccati tutti i rifiuti “contaminati” a bassa e media radioattività. Dunque in buone parte si tratta di materiale proveniente dalle ex centrali nucleari e di tutti i manufatti contaminati, ma non solo, perché qui confluiranno anche le scorie generate dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.

Come già succede in altri Paesi, anni fa è stato deciso di radunare tutti questi rifiuti in un unico deposito, ma la decisione fatidica, ossia quella dell’individuazione dell’area precisa tarda a concretizzarsi, perché nessun ente locale sembra gradire che questo deposito sia installato nel proprio territorio. La paura di sversamenti e di inquinamento radioattivo è, infatti, troppo forte. Ad esempio la Sardegna, indicata da più parti come sede ideale per l’assenza di rischio terremoti, si è ufficialmente opposta con una lettera inviata dall’assessore della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, ai Ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico. “È impensabile che la Sardegna, già gravemente penalizzata a causa degli oneri eccessivi rappresentati da Servitù Militari che occupano oltre 35 mila ettari di terreno, con compromissioni di tipo anche ambientale; per la già grave situazione di crisi economica e di difficoltà nei trasporti e per i pericoli legati al trasporto dei materiali radioattivi via mare, possa essere ritenuta sede del deposito. La Sardegna ha già dato fin troppo”.

Il Governo, in questa fase sembra soprattutto interessato a prendere tempo: nei giorni scorsi i ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente hanno dovuto ribadire che “Non può esistere dunque allo stato attuale alcuna decisione presa in merito al comune in cui sorgerà il deposito nazionale di scorie nucleari”.

In questo momento, piuttosto, sono in corso le valutazioni tecniche dei ministeri competenti sulla Carta Nazionale (CNAPI) redatta da Sogin che individua le aree potenzialmente idonee, nell’ordine di alcune decine dislocate in varie regioni italiane, seguendo i criteri dettati dalle linee guida dell’Ispra, che agisce quale Autorità per la sicurezza nucleare nazionale. Il testo verrà trasmesso nuovamente a Sogin, che lo renderà pubblico nel tempo necessario ad adeguarlo alle prescrizioni dei dicasteri. Seguirà una fase di consultazione pubblica della durata di quattro mesi, cui prenderanno parte le regioni e gli enti locali interessati, i rappresentanti dei cittadini e la comunità scientifica. È poi previsto per settembre-ottobre di quest’anno il Seminario nazionale indetto da Sogin e la conseguente redazione della Carta delle aree idonee (CNAI), in cui è individuata una rosa ristretta di realtà locali tra quelle che, rispondendo ai criteri tecnici previsti, avranno proposto la loro candidatura. Candidatura che però, per il momento, non sembra esserci. Tanto che ieri il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare, hanno contestualmente chiesto degli approfondimenti tecnici alla Sogin e all’Istituto superiore per la protezione ambientale (ISPRA) a proposito della Carta delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Sogin e Ispra dovranno fornire gli elementi richiesti dai Ministeri entro 60 giorni. Insomma, la sensazione è che nel Governo si cerchi di prendere tempo su una decisione che, qualunque essa sia, è destinata a scatenare polemiche.


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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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