MEZZI DI TRASPORTO
Rumore degli autoveicoli, gli strumenti per mitigarlo
Il potere degli Stati Membri per far tacere i suoni avversi alla salute e all’ambiente
Photo: Sophie_pr
Parola d’ordine: riduzione. Ovvero, riduzione del rumore derivante dall’interazione ruota-asfalto, dal tubo di scappamento e dal motore, per giungere all’omologazione di autoveicoli più silenziosi. In ambito comunitario qualcosa si è mosso, ora la palla passa agli Stati Membri.
L’impegno europeo
Il quadro normativo è chiaro. La direttiva 2002/49/Ce, all’art. 3 definisce il rumore ambientale l’insieme di “suoni indesiderati o nocivi in ambiente esterno prodotti dalle attività umane, compreso il rumore emesso da mezzi di trasporto, dovuto al traffico veicolare, al traffico ferroviario, al traffico aereo e proveniente da siti di attività industriali”.
La stessa direttiva fornisce agli Stati Membri degli strumenti omogenei per la valutazione dell’esposizione al rumore ambientale e per la riduzione,vale a dire le mappe acustiche degli agglomerati e i successivi piani di azione, che hanno permesso di quantificare su larga scala i livelli di rumore generati dalle infrastrutture di trasporto e dalle attività industriali nei maggiori centri urbani europei.
I nuovi limiti di emissione
Per ridurre il rumore è necessario partire dalla sorgente. Per quanto riguarda il traffico stradale (dovuto principalmente all’interazione ruota-asfalto, al motore e al tubo di scappamento), si punta da un lato all’utilizzo di nuovi manti stradali e di pneumatici basso emissivi, dall’altro alla riduzione dei limiti di emissione degli autoveicoli, in fase di omologazione. Con Regolamento comunitario n. 661/2009 sono stati fissati i nuovi requisiti di rumorosità di rotolamento dei pneumatici che porteranno a una graduale riduzione del rumore dei veicoli.
La Commissione Europea ha inoltre proposto lo scorso 9 dicembre, un’ulteriore riduzione dei limiti di rumore delle automobili, dei furgoni, degli autobus, dei pullman e degli autocarri pesanti e leggeri. La proposta mira a ridurre il rumore ambientale con l’introduzione di un nuovo metodo di test del rumore emesso (che deve essere rappresentativo delle reali condizioni di marcia nel contesto urbano) e con la riduzione del valore dei livelli di rumorosità permessi in fase di omologazione dei veicoli.
Dall’entrata in vigore della Direttiva 70/157/CEE i limiti delle emissioni di rumore per i veicoli a motore, sono arrivati nel 1995 a 8 dB(A) per gli autoveicoli, e a 11 dB(A) per i veicoli pesanti. Da quella data il reale abbattimento dei livelli di rumore stradale si è attestato al massimo su 2 dB(A) circa, a causa dell’incremento del traffico.
Obiettivi al 2026
Attualmente la Commissione prevede una riduzione dei valori limite della rumorosità delle auto, dei furgoni, degli autobus e dei pullman di 4 dB(A), da attuare in due fasi successive di 2 dB(A) ciascuna. Per gli autocarri, invece, la riduzione complessiva di 3 dB(A) sarebbe raggiunta con la prima fase di 1 dB(A) che partirebbe dal 1 gennaio 2013, e con la seconda fase di 2 dB(A) che potrebbe invece partire dal 1 gennaio 2015. Tali limiti saranno affiancati dal nuovo metodo di test della rumorosità emessa.
La riduzione complessiva media (considerando le diverse condizioni di traffico in ambito urbano e rurale) di circa 3.1 dB(A), sarà raggiunta in circa 13 anni dall’entrata in vigore dei nuovi limiti e test. In base ai calcoli effettuati, le misure della Commissione porterebbero a una diminuzione del 25% nel numero di persone altamente disturbate (da 55 milioni a 41 milioni). Nel contesto urbano, le infrastrutture di trasporto rappresentano le sorgenti di rumore più rilevanti, sia per il livello di potenza sonora emesso, sia per il numero di persone esposte, come emerge anche dal recente studio Health and Environment in Europe: Progress Assessment, dove il rumore delle infrastrutture stradali è il secondo maggiore “stressore” ambientale in termini di impatto sulla salute.
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L'autore
Anna Simone
Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.
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