osservatorio impronta ecologica
Finite le risorse del Pianeta, è l’Overshootday 2016
Dall'8 agosto ci indebitiamo col futuro. Cresce il sovrasfruttamento delle risorse del Pianeta da parte dell'uomo
Photo: Global Footprint Network
L’Earth Overshootday il giorno dell’anno in cui la Terra si indebita con il proprio futuro. Avendo finito di consumare le risorse che produce in un anno, l’uomo inizia ad erodere “il capitale” mettendo così a rischio la capacità del Pianeta di rigenerare le proprie ricchezze.
Per millenni l’umanità ha letteralmente campato di rendita, di “interessi” di quanto la natura offrisse. Anzi non riusciva a consumare tutto e quindi di beni ce ne erano in abbondanza. E così è stato a pochissimi anni fa. Il drammatico consumo delle risorse, infatti, si è avuto nel giro di una generazione.
Senza intervenire con la riduzione dei consumi da un lato e dall’altro con politiche di rigenerazione delle risorse, all’umanità ogni anno servirebbe 1,6 Terre di risorse. Solo nel 2013 il dato era 1.5.
Il sovrasfruttamento
Negli anni ‘60, il fabbisogno dell’umanità necessitava “solamente” dei tre quarti del Pianeta. Il punto di rottura e di passaggio al sovrasfruttamento si è avuto negli anni ‘70 e da allora in poi non si è ancora riusciti ad invertire la rotta.
E noi? Noi italiani intendo. Se il Pianeta fosse popolato da nostri concittadini, ci servirebbero ben 2,7 Terre. Per ciò che riguarda le risorse del nostro Paese avremmo bisogno di 4,3 Italie.
I calcoli ogni anno vengono realizzati dal Global Footprint Network, il centro di ricerca che studia l’andamento dell’impronta ecologica dell’uomo e la capacità del pianeta di rigenerare le risorse e assorbire le emissioni generate dall’umanità: dalla CO2 ai rifiuti, per capirci. “Questo è possibile – spiegano dal GFN – perché emettiamo più anidride carbonica nell’atmosfera di quanto gli oceani e le foreste siano in grado di assorbire e deprediamo le zone di pesca e le foreste più velocemente di quanto possano riprodursi e ricostituirsi”.
Le emissioni di carbonio costituiscono la componente del sovrasfruttamento ecologico che sta crescendo più velocemente: l’impronta dovuta al carbonio (carbon Footprint) genera il 60 % della domanda di risorse naturali da parte dell’umanità.
“Se vogliamo rispettare gli obiettivi fissati dall’accordo sul clima di Parigi adottato da quasi 200 paesi nel dicembre 2015, l’impronta dovuta alle emissioni di carbonio dovrà calare gradualmente fin quasi a zero entro il 2050” specificano dal Network, il che vorrà dire cambiare radicalmente il modo di vivere per gran parte degli abitanti del Pianeta.
“Un tale nuovo modo di vivere porta molti vantaggi ma richiede anche impegno per realizzarlo”, ha commentato Mathis Wackernagel, co-fondatore e CEO di Global Footprint Network. “La buona notizia è che tutto ciò è attuabile con le tecnologie disponibili ed é economicamente vantaggioso dato che i benefici complessivi sono superiori a costi. Si stimoleranno settori emergenti come le energie rinnovabili, riducendo i rischi e i costi connessi a settori imprenditoriali ormai senza futuro perché basati su tecnologie caratterizzate da alte emissioni di carbonio o perché soggetti ai rischi connessi al cambiamento climatico (es. edificazioni in riva al mare a rischio a causa dell’innalzamento del suo livello). L’unica risorsa di cui abbiamo più bisogno è la volontà politica.”
L’impegno dei Paesi
Fortunatamente, alcuni paesi stanno raccogliendo la sfida. Per esempio, il Costa Rica il 97 che genera % della sua elettricità da fonti rinnovabili nel corso dei primi tre mesi del 2016. Sul fronte delle rinnovabili, sottolina il network sono da sottolineare i risultati di Portogallo, Germania e Gran Bretagna che, in alcuni momenti dell’anno, hanno visto il fabbisogno di energia coperto al 100% da rinnovabili.
Sul fronte orientale, il governo cinese ha delineato un piano per ridurre del 50% il consumo di carne dei suoi cittadini prevedendo in questo modo di abbassare di un miliardo di tonnellate entro il 2030 le emissioni di biossido di carbonio equivalente per il comparto cinese dell’industria del bestiame.
A tutto ciò possono e devono affiancarsi gli impegni dei cittadini.
Sulla scia dello storico accordo di Parigi, il Global Footprint Network e i suoi 25 partner dell’Earth Overshoot Day hanno lanciato una campagna di coinvolgimento del pubblico, al fine di evidenziare l’importanza di poter contare sulla certezza delle risorse data da un mondo sostenibile in cui le persone e il pianeta possano prosperare.
Con la campagna #pledgefortheplanet (Impegno per il pianeta) lanciata il 22 aprile – Giornata della Terra, le persone sono invitate a scegliere un #pledgefortheplanet e a condividere selfie attraverso i social media per condividere le best practice.
Voi vi ritenete virtuosi? Scopritelo!
Se volete calcolare la vostra personale impronta ecologica, ecco il sito: www.footprintcalculator.org (disponibile anche in lingua italiana).
Per conoscere l’impronta ecologica dei Paesi del Pianeta, si può consultare la mappa qui:
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L'autore
Letizia Palmisano
Giornalista dal 2009, esperta di tematiche ambientali e “green” e social media manager. Collabora con alcune delle principali testate eco e scrive sul suo blog letiziapalmisano.it. È consulente sulla comunicazione 2.0 di aziende ed eventi green e docente di social media marketing. In 3 aggettivi: ecologista, netizen e locavora (quando si può).
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