sostenibilità
Orti urbani contro la crisi
A Roma saranno assegnati piccoli terreni a chi vuole coltivare orti urbani. Un provvedimento che unisce lotta alla crisi e sostenibilità
Orti urbani contro la crisi. Così l’autoproduzione agricola biologica e la sostenibilitá arrivano anche nella capitale. L’Assemblea capitolina ha approvato con 18 voti favorevoli e 4 contrari il regolamento degli orti urbani e giardini condivisi sul territorio di Roma, normativa che è frutto di un percorso di concertazione con le realtá cittadine dell’autocoltivazione da parte dei cittadini: Piccoli terreni demaniali potranno essere affidati gratuitamente ai romani che li coltiveranno per produrre una parte del proprio fabbisogno quotidiano.
Il regolamento definisce le aree destinata a orti/giardini urbani (Ogu) come terreni comunali dati in comodato d’uso gratuito ad associazioni o gruppi no profit. Gli orti/giardini urbani saranno lotti di terreno non superiori ai 60 metri quadrati destinati alla produzione di fiori, frutta e ortaggi, ma sono previsti anche orti/giardini condivisi, ovvero aree da coltivare collettivamente a scopo sociale, e orti/giardini didattici, aree da destinare alle scuole presenti nel municipio. Le aree vengono conferite alle associazioni dal dipartimento Ambiente del Campidoglio o dal Municipio in comodato d’uso gratuito mediante apposita convenzione.
«Questo Regolamento fissa diritti e doveri per chi si prenderà cura di spazi comuni uno strumento utile quindi a combattere il degrado e garantire la manutenzione e la cura di parti di città. È un atto condiviso con molte realtà territoriali ed è il risultato e insieme lo strumento della partecipazione dei cittadini. – dice Valeria Baglio, presidente dell’Assemblea Capitolina - Curare un orto o un giardino in aree pubbliche, insieme ad altri residenti, rafforza il senso di comunità e la partecipazione alla cura di bellezza così utile alla nostra città. Prosegue il lavoro e il confronto in Aula Giulio Cesare su temi importanti per la città e su innovazioni strategiche che Roma attendeva da tempo».
Il contratto di comodato d’uso, che non potrá essere trasferito a terzi, avrá una durata massima di sei anni e potrá essere rinnovato una sola volta, per ulteriori sei anni. Gli assegnatari dovranno garantire l’ordine, la cura e la pulizia dell’area ma anche assicurare che le coltivazioni siano attuate con tecniche ‘biologiche’ e garantire lo smaltimento dei rifiuti. Laddove si ritenga necessario, per evitare appropriazioni indebite o l’ingresso di animali, si potrá recintare il terreno con reti metalliche e pali di legno o altri tipi di recinzioni che non prevedano operare murarie e quindi siano facilmente rimovibili.
Tra gli obiettivi individuati dalla delibera c’è la promozione del presidio del territorio, valorizzando il patrimonio verde e agricolo e la tutela della biodiversitá, e offrire l’opportunitá di produrre una parte del proprio fabbisogno quotidiano di ortaggi, in maniera ecologicamente e socialmente sostenibile, oltre a creare percorsi di cittadinanza attiva come occasioni di aggregazione sociale. Il regolamento vieta l’utilizzo di sementi Ogm e la possibilitá che le attivitá svolte nell’orto urbano possano essere finalizzate al conseguimento di alcuna forma di lucro.
«Un orto e un giardino condiviso sono spazi pubblici con finalitá socioculturali e ambientali che, a differenza dei giardini pubblici tradizionali, vedono protagonisti tutti i cittadini, riuniti intorno a un progetto comune per rendere migliore il proprio quartiere. Con questa delibera l’amministrazione capitolina sostiene la creazione di nuovi orti urbani e giardini condivisi e la regolarizzazione di quelli esistenti. – dice Gianluca Peciola, capogruppo Sel in Campidoglio - A Roma sono oltre 150 le realtá presenti che con la delibera approvata vengono finalmente riconosciute come luoghi di aggregazione e di comunitá».
Tra i requisiti per richiedere un’area da coltivare si prevede che gli assegnatari non debbano essere giá proprietari di altre terreni coltivabili. In caso di inadempienze, come per esempio la mancata coltivazione per tre mesi, il trasferimento dell’assegnatario in un altro comune o il sub-affidamento a titolo oneroso a terzi, il Campidoglio potrá procedere in qualsiasi momento alla revoca dell’assegnazione del terreno.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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Alessandro
scrive il 20 luglio 2015 alle ore 14:00
Mi sembra davvero un ottima iniziativa, almeno si sfruttano in modo utile e consapevole le zone comunali abbandonate. A chi interessano sistemi speciali per queste coltivazioni, vorrei raccomandare: http://www.farmaker.net/Agricoltura-organica