Le “brave ragazze” puntano sul green
Michela Andreozzi, conduttrice radiofonica, racconta le sue scelte di vita orientate alla sostenibilità
Si divide fra cinema e radio. Dopo aver girato l’ultimo film di Leonardo Pieraccioni, Michela Andreozzi è infatti tornata alla conduzione di “Brave ragazze”, popolare trasmissione radiofonica in onda su Radio2 tutti i giorni alle 16. Nonostante i mille impegni, Michela non dimentica mai l’importanza di rispettare l’ambiente. Tema che spesso tratta anche nell’ambito dei suoi impegni professionali.
D:Bioedilizia ed energie rinnovabili. Ormai se ne parla sempre più spesso. Secondo lei la vita sostenibile è ancora una scelta per pochi o può diventare un fenomeno di massa?
R:Direi che ne parla spesso ma ancora troppo poco. Noi stesse periodicamente cerchiamo di trattare il tema. E’, come molte cose utili a tutti, ancora per pochi ma basterebbe seguire qualcuna delle proposte dei Paesi europei più sviluppati di noi per crescere. Il problema è noto: ci vuole un po’ di tempo perché gli italiani capiscano che un piccolo investimento iniziale torna poi indietro con gli interessi in termini di qualità della vita. Siamo lenti ma con l’acqua ce l’abbiamo fatta, siamo fiduciosi!
D:Nella sua vita quotidiana le capita mai di fare scelte green?
R:Ci provo. Ovviamente rifiuti differenziati e attenzione al ricicli. Senza dimenticare detersivi ricaricabili, buste di stoffa e abiti il lavorati il più possibile nel rispetto di ambiente e dei diritti umani.
D:Possiede un’auto elettrica?
R:Ancora no, ma ho una Smart. Intanto, essendo single, provo a non occupare spazio altrui.
D:Le capita mai di usare mezzi di mobilità alternativi?
R:Certo, mi capita spessissimo. Per esempio, uso moltissimo i piedi e i mezzi pubblici per spostarmi in città.
D:Ha mai installato, o pensa di installare, sistemi domotici nella sua abitazione?
R:Per il momento sono in affitto. Ma ho pensato di recente che, prima o poi, alla mia età dovrò acquistare una casa. Quando lo farò, ragionerò in termini “domesticamente domotici”.
D:Ha invece pannelli solari o altre fonti di energia rinnovabile?
R:Ancora no per la ragione di cui sopra. Aspetto di investire in un alloggio tutto mio prima di fare scelte di questo tipo.
D:Fra raccolta differenziata e sensibilizzazione sui temi legati all’ambiente sono stati fatti molti progressi negli ultimi anni. Secondo lei sono sufficienti?
R:Ancora no. dovrebbero mostrare cosa succede ai rifiuti quando vengono lavorati e come dovrebbero andare le cose nel migliore dei mondi possibili. Il “menefreghismo ambientale” è una malattia ancora diffusa. E forse non è ancora chiaro che siamo corresponsabili dell’efficienza del mondo in cui viviamo.
D:Cosa si dovrebbe fare, ancora, per avvicinare l’Italia agli altri Paesi più avanzati sotto questo aspetto?
R:Comunicazione, comunicazione e comunicazione. Sempre e super partes. Siamo ancora afflitti dalla malattia della comunicazione diffamatoria o da quella che si autoincensa. Basterebbe davvero solo informare.
D:Occorre cambiare ancora la nostra cultura relativamente alla salvaguardia dell’ambiente?
R:Senza dubbio sì. Occorre cambiare la mentalità secondo cui ciascuno pensa al proprio tornaconto. Gettare un fazzoletto in terra in casa o per strada è la stessa cosa, ma non tutti l’hanno capito.
D:Faccia un appello per promuovere questo tema…
R:Non ho figli, ma mi sento un po’ mamma di tutte le generazioni che verranno. Ecco, pensiamo ai figli, o ai figli delle persone che amiamo. E poi ai loro figli. Insieme al nostro ricordo, perché non lasciar loro anche il miglior mondo possibile?
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L'autore
Daniela Uva
Giornalista pugliese, vive fra Bari e Milano e si occupa di cronaca, tecnologia e temi legati all'ambiente.
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